Mi fido di te sulla cifra tecnica di D'Amico e Wilson. Non ho l'anagrafe per giudicarli.
Sai bene, però, che sul reale valore degli altri 10 (anzi, direi degli altri 11 considerando anche il fondamentale apporto di Fausto Inselvini) apri un fronte letterario ancora molto attivo.
Detto che non ho mai dato un valore eccessivo al tema "Nazionale", mi chiedo, però, cosa abbia impedito a Wilson e D'Amico di collezionare una trentina di partite (a testa), appunto, con la Nazionale italiana.
Come direbbe Christian De Sica/Mike Foster/Toni Brando, solo un "ostracismo ingiusto"?
Non è una domanda retorica, davvero non lo so.
Per quanto riguarda Vincenzino, quello che io sento, da molti che lo abbiano visto giocare, laziali e non laziali, è che fosse un giocatore dotatissimo tecnicamente (i superlativi ci stavano tutti per descrivere la sua qualità tecnica) ma senza altre reali virtù, a cominciare dalla continuità anche all'interno della stessa partita, che di fatto non esprimeva mai. Per dirla alla Sconcerti, uno che la partita te la cambiava (con una grande giocata) ma non te la faceva. Insomma, come si suol dire, giocatore "da colpi", che magari concentrava in 15 minuti il suo talento e per gli altri 75, come se non fosse sceso in campo. Del resto, lo dice anche lui stesso che fica e annessi vari gli hanno impedito una carriera migliore. Non si è mai nascosto. Sì, ogni tanto l'ho sentito rancoroso verso Cesare Maldini (era lui che faceva le convocazioni, non Bearzot...) ma neanche più di tanto, della serie: "me lo sono meritato".
Su Wilson, probabilmente era un giocatore troppo all'avanguardia in quel preciso momento storico. Questa è un po' la spiegazione che mi sono dato. Credo, per esempio, che Sacchi, se non avesse avuto Baresi, avrebbe preferito un Wilson a uno Scirea (e sto parlando di un giocatore fenomenale ma, appunto, perfetto per gli anni in cui ha giocato).
Mi dirai, mi direte...