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La stagione della roma 2017-2018

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2018 18:14
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Post: 652
02/11/2017 15:35
 
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Re:
Drenai71, 02/11/2017 11.07:

i 17 punti dell'anno scorso sono dovuti in buona parte alle ultime 3 partite in cui noi eravamo in vacanza e loro costretti a difendere un punticino di vantaggio.
quelli reali sul campo che riflettevano un gap erano la metà.


Esatto.
Aggiungiamo il fatto che per tutta la stagione abbiamo giocato con due regolamenti diversi, e già questo vale almeno gli otto punti di cui sopra.
Aggiungiamo il fatto che nei confronti diretti li abbiamo devastati, mentre coi loro concittadini e teorici pari grado è emersa una categoria di differenza.
Ne deriva una conclusione ovvia: la Lazio dell'anno scorso, ancorché molto lontana da quella attuale per gioco e solidità mentale, era già superiore a loro.

Se passiamo al presente, la situazione in prospettiva appare ancora più rosea.
La Nostra vanta ulteriori margini di miglioramento sul piano della crescita mentale, dell'ulteriore valorizzazione di alcuni elementi in rosa (Milinković-Savić, Marušić e anche, per motivi diversi, Nani), del rientro di alcune risorse sinora inutilizzate (Felipe Anderson).
Mentre Di Francesco si limita a cucinare, col pragmatismo che gli si conosceva ma con molto meno genio, gli avanzi di frigorifero di Spalletti.
Con un Kolarov mai così decisivo, ma che difficilmente terrà questi ritmi in un ruolo per giunta usurante.
Avendo già perso per strada Nainggolan, rientrato nei ranghi di elemento quantitativo a metacampo, a conferma di come il plusvalore espresso nelle ultime stagioni fosse farina del sacco di Certaldo.
E trovandosi gli espliciti malumori di un Džeko tatticamente sempre più isolato: il quale sembra giocare persino meglio per il semplice fatto che, prima dell'arrivo di un compagno, la palla gli resta a lungo fra i piedi.
Da cui la sensazione, non errata, di un suo ruolo nella manovra addirittura ingigantito: che non è sintomo di maggiore rendimento, ma di maggiore dipendenza.
Va poi considerato il gioco assai dispendioso imposto da Di Francesco proprie squadre, e che sta trovando conferma in questo scorcio di stagione.
Il mister pescarese ha infatti definito come priorità, col senso pratico che gli si conosce, il puntellare una difesa non impenetrabile, il che si traduce nel difendere con nove uomini davanti alla porta.
Un atteggiamento del genere non significa, però, gestire le energie, anzi.
Giocando in quel modo, o si perde consistenza numerica offensiva, per la logica della coperta corta, o la si recupera con un prezzo più alto in termini di scatti e corse, quindi di dispendio energetico.
A impedire che la coperta dopo essersi accorciata si strappi sta provvedendo il lavoro del centravanti bosniaco, in grado di surgelare il pallone così a lungo da attendere l'arrivo dei rinforzi a ritmi per loro sostenibili.
Ma anche questo si traduce, nella sua ottica individuale, in un salasso difficilmente sostenibile alla distanza per un fisico così poderoso e non giovanissimo.
E aggiungendo che la voragine alle spalle dell'ex Wolfsburg e City è ancora più disperante - per tornare ai confronti - di quella che inghiotte il ruolo di vice-Immobile.
Noi, nella malaugurata ipotesi, perderemmo tanto; loro tutto, poiché non esiste in rosa un elemento minimamente apparentabile sul piano delle caratteristiche fisiche e tecniche.
Il che imporrebbe loro un radicale restyling tattico, poiché senza il ruolo di ponte - curiosamente, un elemento architettonico tipico della sua terra - svolto dal bosniaco salta il collegamento unico tra le due fasi.

In sostanza: cuchillo, di fronte a risultati così risicati, si chiede cosa potranno combinare quando ingraneranno sul piano del gioco.
A me, per i motivi descritti, il loro tirare a campare di inizio stagione sembra piuttosto a esaurimento: e quindi passibile di margini di peggioramento, assai più che nella direzione opposta.
Se si giocasse solo a calcio e ad armi pari, quest'anno fra noi e loro non ci sarebbe partita: basterà?

Questo è il punto: che sulle graduatorie finali incidono, fino a ribaltare il dato tecnico, fattori esterni.
Il sistema sa per primo che, da soli, un posto fra le prime quattro lo vedono col binocolo.
E quindi reagisce con virulenza direttamente proporzionale alla necessità di compensazione per far quadrare i conti.
I sintomi di un innalzamento del già esorbitante livello di allerta - ed è questo che deve preoccuparci, non la loro cifra tecnica - sono evidenti.

Sul loro fronte quello sinora più allarmante: l'accondiscendenza degli avversari, con atteggiamenti da fine stagione già nelle prime giornate.
Col Chelsea hanno incrociato la parabola discendente di Conte nei rapporti con lo spogliatoio e il tentativo flagrante di rifilare la spallata finale al tecnico: cose che possono capitare a chiunque.
In campionato, invece, c'è un progetto partito con largo anticipo rispetto alle passate stagioni.

Sul nostro fronte, un attacco senza precedenti che ha sfondato definitivamente il recinto dell'indecenza sportiva per sconfinare in quello dell'emergenza civile.
Il linciaggio mediatico seguito alla storia degli adesivi, vecchia di anni e iniziata in quella squallida modalità dalla cuva avversaria, non ha nulla a che vedere con lo spot permanente a loro favore o coi DVD del Trigorriere.
Qui si parla di una situazione paragonabile senza metafore alla Notte dei Cristalli o alle "iniziative" del KuKluxKlan: a dimostrazione, fra l'altro, di come gli ideatori degli adesivi non siano né i primi né i peggiori quanto a indebita mescolanza fra il calcio e faccende troppo più serie.
Una situazione che ha travalicato l'ambito sportivo anche nei soggetti e negli atteggiamenti coinvolti, a partire da una pagina nera per la comunità ebraica romana.
Con un rabbino capo che si "accorge" di certi adesivi, nati in versione Anna Frank con la maglia della Lazio e solo dopo adottati dalla Nord, a targhe alterne: anteponendo la propria squadra di merda al proprio ruolo, e per giunta su una materia così delicata per la comunità che indegnamente rappresenta.
Con una corona di fiori dedicata alle vittime dell'Olocausto - cosa che dovrebbe avere un valore in sé, a prescindere da chi l'ha deposta - gettata in Tevere, materilizzando un gesto da profanatori di cimiteri.

ASpettiamoci - le due maiuscole iniziali non sono un refuso - di tutto: anche una penalizzazione in classifica, che la logica sembra indicare come ultima spiaggia per un campionato deciso a tavolino.
E che sfrutterebbe un artefatto mediatico, come la nazificazione integrale della nostra tifoseria, in luogo dell'ormai logoro metodo Palazzi.
Al lordo di queste ingerenze, è difficile formulare pronostici in merito alla classifica finale.
Ma un'azione così esasperata e disperata, varata senza neppure preoccuparsi di salvare le apparenze, conferma come persino i loro primi fiancheggiatori li vedano per quello che sono: una squadretta da 5°-6° posto, nonché nettamente inferiore alla Lazio.
[Modificato da Er Matador 02/11/2017 15:49]

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