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La stagione della roma 2016-2017

Ultimo Aggiornamento: 29/05/2017 12:45
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Post: 652
24/08/2016 08:43
 
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La chiave della gara di ieri sera è il motivo per cui la xxxx, chiunque compri, è destinata a rimanere una squadretta: la testa.
Non è semplice – e non dovrebbe succedere – prendere un gol del genere, con Manolàs che arretra di quel mezzo passo decisivo per tenere tutti in gioco e il codice fiscale che rimane inchiodato alla linea di porta.
Ma c’era tutto il tempo per rimediare, e poteva bastare un po’ di pazienza contro un avversario di comprovata modestia: carente per cattiveria e capacità di chiudere le partite, e ancor più sul piano difensivo.
Prova ne siano le due occasioni e mezza – l’assist a Salah è, in realtà, esito di un tiro-gol sfumato causa movimenti elefantiaci – lasciate nel primo tempo a Geco, ormai incapace anche di inciampare nel pallone, o il traversone di Bruno Peres transitato sotto il naso di Perotti quando i lusitani godevano già della doppia superiorità numerica.
O ancora il fatto che gli stessi abbiano tenuto aperta la gara fino a un quarto d’ora dal termine (e anche oltre, se l’ex portiere dell’Arsenal non avesse rischiato l’arresto per vagabondaggio su un contropiede altrimenti innocuo): nonostante gli avversari in nove e la fascia destra offensiva a disposizione offrissero a ogni azione il colpo del KO.
Invece la reazione è consistita in un forcing sempre più isterico e colpevolmente infruttuoso, con un’escalation nervosa fuori controllo che ha trovato nel solito De Rossi l’anello debole e l’inevitabile culmine.
A proposito, qualcuno nel loro mondo meraviglioso ha avuto il coraggio di accusare l’arbitro per la decisione?
Mica per altro, ma sulla Terra interventi come quelli di Ostia Sconsacrata e di Emerson Palmieri – il secondo un quasi clone di Matuidi-Onazi – rischiano di stroncare la carriera all’avversario.
Ah, con le loro prodezze – più quella di Vermaelen: il tempismo del Barça nelle cessioni non si smentisce – fanno tre espulsioni in un doppio turno di CL, sia pure preliminare: altro record di quelli che li rendono eternamente ridicoli.
La testa e la pazienza, per tornare agli hashtag di giornata, le ha perse prima di tutti Spalletti schierando un tridente insostenibile quando bastavano lo 0-0 e un tranquillo controllo della gara.
Oltre a sterilizzare sull’esterno Perotti, decollato ben oltre il proprio valore proprio in virtù di quella posizione da trequartista atipico, ha inflitto alla squadra la presenza di quello che appare sì come un terminale, ma sul piano delle condizioni fisiche.
Non un granché anche l’idea di inserire Emerson, dopo il rigore causato all’andata, senza rendersi conto che il brasiliano non ha (ancora?) la testa per partite del genere.
Il cambio che susciterà le polemiche più infuocate è ovviamente quello su cui non ha colpe: il terzo, con Iturbe in campo al posto del lampione bosniaco e lo scemo mestamente in panchina.
D’accordo sulla confermata inesistenza del subentrato, ma non aveva molto senso schierare uno che gioca da fermo quando si deve già sopperire a una doppia inferiorità numerica, né togliere un palo della luce per inserirne un altro.
Obiezioni che difficilmente faranno breccia nell’ambientone.
La faccia del capetano somigliava a un mare in tempesta: del resto non è piacevole essere superati da Iturbe in una fila per il bagno, figurarsi nelle gerarchie tecniche.
Il resto lo farà il suo entourage.
La serata lascia in eredità tanta goduria, oltre all’ipotesi di una plusvalenza in uscita per compensare i mancati introiti, ma anche una sensazione assai meno gradevole sulla solitudine tecnica del calcio italiano.
Prendiamo Nainggolan, che da noi molti invocano come un quasi top player dimenticando quante partite salterebbe con arbitraggi non del tutto lontani dalla decenza.
Anche ieri sera è stato il migliore dei suoi, nonché la principale risorsa offensiva, ma l’effettiva incisività del suo contributo si è scontrata con limiti di qualità ineludibili.
Già, perché a livello internazionale chi occupa il ruolo di portatore d’acqua ha come termini di paragone i Busquets e i Mascherano: gente che, prima di qualsiasi altra cosa, sa giocare a calcio.
Laddove da noi tale requisito viene posposto, già nei settori giovanili, all’atletismo e al tatticismo più esasperati.
Col risultato di ritrovarsi, come “sana” espressione del calcio di provincia, la banda di teppisti del fallo sistematico che ha passeggiato sul nulla dell’Inter.
Sia pure con grave ritardo, il Presidente che ha inventato il mostro fusignanista si è tolto dai piedi: quanto dobbiamo aspettare perché anche il sacchismo compia analogo “atto d’amore” nei confronti del nostro calcio?
[Modificato da Er Matador 24/08/2016 08:50]

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