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Il pagellone del 2014-2015

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2015 10:35
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02/06/2015 10:32
 
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MARCHETTI 4-Basterebbero gli errori contro l’Inter all’andata e nei due derby, di certo non irrilevanti per il mancato secondo posto, a chiudere il discorso. Il resto lo fanno la costante insicurezza che trasmette e un repertorio in cui non figurano uscite e gioco coi piedi, delineando un identikit tecnico a malapena proponibile trent’anni fa. Da punti solo all’Olimpico torinese con la paratissima su Darmian. Facciamo pure finta che sia stato bello purché finisca qui, iniziare un’altra stagione con lui non sarebbe credibile.
BERISHA 4-La delusione stagionale. Le prime apparizioni nell’annata precedente avevano abbozzato il ritratto di un portiere moderno, in grado di prendersi responsabilità fuori dai pali; il campo ha restituito un estremo difensore diverso dal titolare nei pregi e nei difetti, meno macroscopico negli errori, ma a lui omologo nella totale inaffidabilità. Improponibile come numero uno, troppo lento nell’entrare in partita per fungere da dodicesimo. Via anche lui, in un reparto da tabula rasa.
BASTA 8.5-C’erano dubbi, non infondati, sulla sua adattabilità alla difesa a quattro: spazzati via da uno tsunami di continuità, testa, tecnica, presenza in tutte le fasi di gioco. Dietro gli inarrivabili Lahm e Alaba, a livello mondiale non si trovano molti altri esterni del suo livello. La completezza.
DE VRIJ 9-L’uomo, innanzitutto: sceglie la Lazio e nessuna tentazione lo convince a recedere; decide di imporsi in un campionato tutt’altro che ovvio e scala posizioni come se si trattasse dell’hit-parade. Una tale solidità, straordinaria anche in rapporto all’età, rappresenta la fondamentale premessa per la sua stagione: parte da impacciato marcatore, apprende per necessità il ruolo di dominante e diventa semplicemente il migliore. Top top top player.
MAURICIO 6.5-Meglio come tappabuchi che per qualità intrinseche. Di tutto rispetto il suo rendimento in coppia con l’olandese nel filotto di vittorie, dubbi sulla sua adattabilità ad altri contesti e sulla troppa irruenza dimostrata in vari frangenti. Marcatore puro valido per un ruolo di complemento, ma non gli si chieda di più.
RADU 6-Media obbligata per uno che non conosce vie di mezzo fra l’8 e il 4. Una sicurezza difensiva, o forse la sicurezza difensiva quando è in forma, ma con due difetti: troppo spesso il fisico non lo assiste; troppo marcatamente il suo rendimento crolla in tali circostanze. Voto crocifisso dalla doppietta nel derby di andata e, con tutti gli omaggi per quanto dato sinora, futuro in bilico.
CAVANDA 7-Rientra con pieno merito fra i Lazzaro della gestione Pioli: il fondamentale quarto d’ora nel derby di andata è solo il manifesto di una stagione nella quale, a parte un paio di “cavandate” residue (Verona e derby di ritorno), si è rivelato un preziosissimo titolare di complemento. Giocasse di preferenza a sinistra avrebbe piantato le tende nell’undici di base, così ha pagato dazio al trovarsi un fenomeno sulla fascia di competenza. Benvenuto nel calcio, comunque.
CANA 6-Appartiene alla nutrita schiera di quelli che stanno a de Vrij come l’orsetto della pubblicità alle Duracell, con gare all’insegna dell’attenzione e del buon rendimento. Le sue migliori di sempre, svanite però allo Juventus Stadium quando si è trattato di cavarsela in proprio. Limiti irrimediabili e un’età non più verdissima completano il quadro.
GENTILETTI 6.5-Mezzo voto in più per il fortunoso e decisivo gol di Genova. Oscar della sfortuna per le vicende fisiche, non ha confermato fino in fondo la folgorante impressione suscitata nella gara e mezza precedente l’infortunio. Il giocatore c’è per testa, classe, senso della posizione: ma con un connotato di spocchia estetizzante che, soprattutto quando si trova in netto vantaggio, lo porta a privilegiare la plastica imitazione del discobolo di Mirone rispetto alla più prosaica riconquista del pallone. In questo il Carrizo dei difensori, che andrà adattato nei dettagli al calcio europeo.
BRAAFHEID 6-Una sorta di Albertini, con partenza a razzo e dazio pesantissimo pagato a un fisico che non c’è più. Il suo avvio di stagione ha aperto nuove prospettive, dimostrando quanto possano crescere qualità, imprevedibilità e varianti tattiche con un fluidificante di ruolo; il resto ha proposto un solido repertorio di base in fase difensiva, ma con scarsa affidabilità sul piano atletico. Serve uno come lui, ma più giovane.
NOVARETTI 6-Enrico Toti di San Siro, a spazzare via tutti i palloni rossoneri in quel secondo tempo in inferiorità numerica, e vice-de Vrij – con le proporzioni del caso, sia chiaro – non sfruttato fino in fondo. Giocatore limitato ma positivo, in grado di fare ampiamente il suo quando il compito si rivela all’altezza delle sue possibilità.
CIANI 7.5-Titolare prima dell’infortunio, e le prove fornite al rientro confermano che lo sarebbe rimasto. In coppia con l’olandese, s’intende, si è giovato di un difetto comune a Cana e Mauricio: la tendenza a uscire senza criterio dalla linea difensiva, che ha valorizzato di riflesso il suo approccio assai più minimalista nelle scelte tattiche. Affidabile e libero dai consueti cali di concentrazione, ha fornito al reparto un contributo importante al di là dell’emergenza. Pensarci bene prima di liquidarlo, un titolare di complemento così non si trova tanto facilmente.
KONKO s.v.-Il suo rientro nei giochi naufraga col disastroso secondo tempo di Genova, e con esso il rischio di riflusso rejano. Dietro Basta e Cavanda sarebbe stato difficile per chiunque, a maggior ragione per chi non ne ha più. Il passato, ammesso che sia mai stato il presente.
PEREIRINHA s.v.-Se non ha trovato spazio con Pioli, prodigo di opportunità per chi sa giocare a calcio, ci dev’essere un motivo. Scommessa persa causa una tenuta atletica inesistente, grazie e arrivederci.
BIGLIA 8.5-Un difetto? Le troppe assenze, indice di un’integrità fisica non assoluta. Per il resto il nuovo corso lo consolida sul podio costruito dai Mondiali: giocando in quel modo è il numero uno al mondo. Non gli si chieda duttilità, ma gli si riconoscano i progressi in interdizione che hanno permesso lo schieramento senza frangiflutti di ruolo.
PAROLO 8.5-Dalle perplessità per il suo acquisto a un contributo importante in pressing, per diventare un Simeone nel girone di ritorno. Collante tattico di qualsiasi assetto e sempre più responsabilizzato in avanti, dove ha chiuso con un bottino non indifferente in zona gol. Irrinunciabile per Pioli, e si è capito perché.
CATALDI 8-La quadratura del cerchio sul piano della qualità e dell’identità tattica: è stato lui, con piedi da aiuto-regista, a togliere Biglia dal mirino degli avversari fornendo un’alternativa cui affidare il pallone. Ragazzo più maturo della sua età e con un lato umano di grande spessore, deve acquisire un po’ di consistenza nei contrasti e in partite veramente calde. Ma il tempo è dalla sua parte.
LULIĆ 7-L’ingresso di Cataldi, del quale si diceva pocanzi, è avvenuto ai danni dei suoi poco delicati piedi. La stagione ha però evidenziato un dato: a fianco della bellissima Lazio in grado di dominare, ne serve una più concreta in grado di gestire i momenti di difficoltà con rude pragmatismo e concretezza spicciola. E di questa Lazio, non meno importante della prima per raggiungere certi obiettivi, lui è ancora un protagonista. Da usare con criterio, tutto lì.
ONAZI 6-L’incompreso di Pioli, con una sgradevole ombra di pregiudizio. Rari momenti di reale utilità e troppi spezzoni da sostituto, un grosso problema per lui che fatica a entrare in partita. Se il tecnico gli concede una vera opportunità, forse c’è posto anche per lui.
LEDESMA 6.5-Decisivo contro Palermo e Napoli, aggrappato coi denti ai propri trascorsi in altre circostanze. Altro protagonista della Lazio alternativa (cfr. Lulić), ma con problemi più gravi di tenuta e di estraneità al gioco di Pioli: la sensazione è che sia ai titoli di coda. Un 10 di cuore al professionista.
FELIPE ANDERSON 7.5-Gli stenti residui della vecchia gestione e un finale in calo incastonano una fase centrale, quella del filotto di vittorie, che non sarebbe esistita senza il suo contributo. Potenzialmente un mostro per l’abbinamento fra le devastanti accelerazioni e il pesantissimo lavoro in fase di ripiegamento, deve trovare equilibrio dopo alti e bassi che avrebbero messo in difficoltà un campione di surf. Rispetto a Zárate, incubo obbligato per tutte le possibili meteore, sembra avere altra testa e altre compagnie.
CANDREVA 8-Se la Juventus gioca in tredici grazie a due interni difensivi dal grandissimo contributo offensivo, la Lazio fa altrettanto grazie a due esterni offensivi dal grandissimo contributo difensivo. Finale mostruoso sul piano della quantità e gol importanti. Avesse anche testa sul piano tattico, uno fra Ribéry e Robben rischierebbe la panchina.
MAURI 7.5 -Come contributo concreto, stagione fra le migliori della carriera calo nel finale a parte. Va solo gestita la sua scarsa autonomia, e invece nel suo bilancio figura tutta una serie di presenze a dispetto della condizione. Qualunque sia il motivo, non si arriva in alto con certe logiche.
KEITA 5-Primi passi fuori dal tunnel che sembrava averlo inghiottito, ma la strada è ancora lunga. Da prima punta non ha la consistenza, da seconda non ha il tiro, da ala non ha la fase difensiva: cosa pensa di fare da grande? Buon lavoro a Pioli, errori di gioventù a parte qui c’è parecchio da chiarire nella parte puramente calcistica.
KLOSE 7-Girone di ritorno oltre ogni previsione sul piano atletico, che chiude la voragine lasciata dall’infortunio di Đorđević e dallo scellerato nulla di fatto nel mercato di gennaio. Gran regista offensivo, accumula cifre importanti sia nei gol segnati sia in quelli sbagliati. Tanto di cappello, ma che il suo passato non diventi un’ipoteca sul futuro del reparto.
ĐORĐEVIĆ 6-Di stima o poco più. Generoso, con un discreto bottino in zona gol, ma mai abbastanza cinico per cogliere la prima occasione a disposizione. Un Corradi dei Balcani buono come alternativa, mai come primo finalizzatore.
PEREA s.v.-In teoria un centravanti fisico e generoso come lui potrebbe inserirsi come centroboa negli schemi di Pioli. Per ora la cura non ha dato risultati, e si teme che manchi proprio qualcosa a livello di qualità.
EDERSON 1-Ottimo per la pubblicità di un antiparassitario, e non come testimonial. Il gol contro il Cagliari illude sulla sua utilità, ma di concreto produce solo il rifiuto di trasferirsi alla Sampdoria: una scelta che dovrebbe spiegare a una platea di disoccupati, possibilmente con una pietraia nelle vicinanze. Lotito conduce da tempo una battaglia contro lo strapotere contrattuale dei giocatori: ecco, in quel contesto e con funzione didascalica potrebbe servire a qualcosa.

PIOLI 8.5-L’uomo che ha riportato il calcio a Roma e avviato un percorso di crescita che ha riguardato anche lui sotto vari profili: si pensava gli mancassero personalità e gestione dei cambi, pur senza raggiungere la perfezione ha lanciato segnali importanti su entrambi i fronti, lasciando intuire ulteriori margini di miglioramento.
Da perfezionare una certa tendenza al pallino, in materia sia di giocatori sia di moduli, e una concezione troppo naïve del calcio: cercare la vittoria tramite il bel gioco e la correttezza è segno di signorilità e lazialità, ma nel calcio si vince dimostrandosi ogni tanto anche un po’ più “figli di”.
Merita carta bianca nella prossima stagione non solo per quello che ha dato, ma per quello che può ancora dare.
[Modificato da Er Matador 02/06/2015 10:36]

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