REINA 4,5 - Se la serata prende una certa piega è anche colpa sua, commette un errore grossolano regalando l’1-1 dopo un quarto d’ora perfetto. E anche sul 2-2 ci mette del suo rinunciando a uscire.
LUIZ FELIPE 5 - Perde Vanaken e regala una punizione sanguinosa nel finale. Il rientro sontuoso nell’andata col Dormund aveva illuso, la verità è che tra infortuni ed errori questo inizio di stagione fa rimpiangere Bastos.
HOEDT 6 - A me non era dispiaciuto affatto. Esce per un giallo severo, contatto leggero a palla lontana. Prima aveva fatto ampiamente il suo costruendo bene dal basso e prendendo di testa una palla pericolosa.
ACERBI 6 - Interpreta il ruolo sempre alla sua maniera, sganciandosi molto, ma è meno incisivo del solito. Senza lode, ma anche senza infamia, comunque.
LAZZARI 7 - Devastante nel primo tempo, torna nei suoi ranghi nella ripresa. Ma a conti fatti risulta decisivo.
MILINKOVIC 7,5 - Partita straordinaria, di quantità e qualità. Sbaglia solo un tiro dal limite dell’area, per il resto è ovunque con piede, fisico e personalità. Sono piacevolmente stupito soprattutto dal fatto che sia stato, insieme a Leiva, l’unico a non tremare mai.
LEIVA 7,5 - Amo ogni volta di più questa sua capacità di gestirsi e di sparare le cartucce che gli restano, sempre di meno, nelle occasioni importanti. Questo sanno farlo solo i campioni. Primo tempo stellare, quando gira lui gira tutta la Lazio. Se nel finale succede quel che succede è anche perché nel frattempo era uscito.
LUIS ALBERTO 6 - Ottimo l’inizio e ottima la palla per Immobile che poteva chiudere la partita. In mezzo troppe pause e il non essere riuscito (molto spettava a lui) a mandare il gioco negli spazi aperti dalla superiorità numerica.
MARUSIC 4,5 - Ha combattuto, ma ne ha anche combinate di ogni. In attacco si è divorato un gol e mezzo, in difesa nasce dalla sua parte il secondo pareggio e poi regala pure lui una punizione dal limite, il tutto corredato da controlli di palla a dir poco farraginosi. Se e quando tornerà Lulic, e vista la poca scelta in difesa, andrebbe provato nel ruolo di Luiz Felipe e Patric.
CORREA 6 - Divina la finta con cui avvia l’azione del primo gol. Buona la partecipazione al gioco nel primo tempo, ma: 1) crolla alla distanza, e infatti avrei sostituito lui e non Immobile; 2) manca colpevolmente il raddoppio tirando due inguardabili buste de piscio.
IMMOBILE 6,5 - Peccato per la ciavattata con cui fallisce il 3-1, che però alla luce di qualificazione e vittoria del Dortmund non suscita rimpianti. Il primo tempo è di grande livello, si procura e segna di giustezza il rigore ma fa anche tanto altro e non solo negli ultimi 20 metri. Sostituito in modo avventato e prematuro.
RADU 6 - Entra con ottimo piglio, poi nel finale si fa contagiare anche lui dall’epidemia di cacarella.
AKPA AKPRO 6 - Contributo onesto, fa quello che sa fare e non è colpa sua se quando vede il campo non ha intorno Leiva e Luis Alberto.
ESCALANTE 5,5 - Il confronto col Leiva migliore è impietoso. Non solo non offre il doveroso apporto di garra argentina, ma perde pure una pallaccia che poteva costare cara.
CAICEDO 6 - Spezzone simile a quello di Cesena. Ben ispirato, ma orfano di un terminale che possa giovarsi delle sue rifiniture.
PEREIRA 6 - Nel finale - col Bruges sbilanciato - la sua velocità torna utile, poteva e col senno di poi doveva entrare prima.
INZAGHI 6 - Non voglio dare l’insufficienza nella sera in cui riporta la Lazio agli ottavi di Champions dopo vent’anni, ma se la squadra nel momento della verità se la fa sotto il condottiero ha le sue responsabilità. Come motivatore e anche come tattico: io non sono fra quanti criticano i tre cambi in un colpo solo, li avrei fatti anche prima perché dopo una decina di minuti del primo tempo eravamo già calati al punto che l’uomo in più era diventato invisibile. Però non avrei mai tolto Immobile, avrei tolto prima Correa, avrei messo prima Pereira e avrei preferito Parolo o finanche Cataldi a Escalante. Il centrocampo muscolare aveva pagato nel finale di Dortmund, mentre oggi non è stato minimamente in grado di gestire il pallone nei minuti più concitati.
Commento: Un girone condotto in modo impeccabile si conclude in modo paradossalmente deludente, a dispetto della qualificazione. Strameritata, eppure agguantata grazie a un colpo di fortuna. Il primo in Champions dopo i diversi già sfoderati in campionato, ma al dunque decisivo. A due anni e mezzo di distanza abbiamo rivisto i fantasmi di Lazio-Inter: segno che il noviziato a certe altrzze impone sempre una tassa di strizza, step dopo step. Abbiamo giocato a sprazzi da grande ma nel momento della verità da piccola. È la faticosa ricostruzione di un dna di alto livello.
Detto questo, il secondo posto porta soldi freschi (importantissimi in questo anno di crisi di tutte le economie) ma porterà anche una rivale probabilmente insormontabile. Era inevitabile che in questi primi tre mesi di stagione la squadra si dedicasse anima e corpo a questa competizione, ma ora che ha raggiunto gli ottavi ci vuole un reset degli obiettivi. Da questo momento la Champions diventa il superfluo, lo sfizio da togliersi a febbraio, mentre il pane quotidiano devono diventare campionato e Coppa Italia. Ho accettato tutto sommato di buon grado il piglio dimesso con cui i giocatori hanno affrontato le prime 10 giornate e considero un tesoro i 17 punti conseguiti con poco merito e molta fortuna (potevano essere 6 in meno senza le discutibili vittorie con Bologna, Torino e Spezia), ma ora bisogna cambiare registro. Bisogna ritrovare la voglia di soffrire e di giocare anche quando non suona la musichetta, perché a fine stagione non sarà un ottavo di Champions a salvare il bilancio se i risultati nelle altre due competizioni si rivelassero deludenti.