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Pagelle Lazio-Chievo 5-1

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2018 06:42
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22/01/2018 06:40
 
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STRAKOSHA 6-Si aggrappa alla sufficienza con un paio di interventi non banali nella ripresa, ma sul gol davvero non convince: prima con un “esco non esco”, poi con reattività ed estensione non all’altezza dei suoi standard. Dietro l’errore tecnico un evidente passaggio a vuoto sul piano della concentrazione, condiviso col reparto e collocato cronologicamente nel momento meno indicato, vale a dire appena dopo aver sbloccato il risultato. Attenzione, così si rischia di complicare partite ben indirizzate.

BASTOS 4-Il gol è bello e un po’ fortunoso, ma non commuove più di tanto. Errori come quelli del primo tempo ne fanno una bomba a orologeria, che in presenza di una meno marcata superiorità tecnica può costare punti preziosi. Dopo Felipe Anderson, una testa fra le più misteriose in organico.

DE VRIJ 6-Se una linea a tre viene infilata da un solo avversario su un lancione frontale, difficile non chiederne conto a chi siede in cabina di regia. Senza troppe sbavature nei confronti individuali. Si conferma come un centrale a tre soffra la scarsa protezione da parte degli esterni.

WALLACE 4-Completa la coppia d’attacco del Chievo con un pomeriggio nel quale appare adattato a tutto, non solo alla posizione sul centro-sinistra. Crollo di condizione fisica e mentale incomprensibile, anche tenendo conto dell’infortunio.

MARUŠIĆ 7-Semplicemente il migliore nella prima mezz’ora, dove intuisce qualche difficoltà nel trovare varchi e apre la difesa avversaria dalla sua parte, sovrastando il povero Gobbi non solo con l’esuberanza fisica. Interessanti gli inserimenti aerei, spettacolare la percussione che prepara l’assist a Luis Alberto. Poco cercato dai compagni, il che contribuisce a farlo scivolare fuori dal match.

PAROLO 6-È un po’ come un arbitro: se non si nota, più o meno ha fatto il suo. Ma davvero poco di più, a parte una conclusione debolissima da fuori.

LUCAS LEIVA 8.5-Voto più alto rispetto a chi ha segnato una doppietta alle leggi della fisica? Ebbene sì. Innanzitutto perché lui c’è, e ovunque, per tutti i novanta minuti. Di una pulizia chirurgica nell’interdizione, conferma la vocazione all’assist illuminante scoperta contro il Cittadella. Un’intelligenza calcistica superiore, e in questo è forse il miglior giocatore ammirato alla Lazio da parecchi anni a questa parte. Dopo Jugović, ovviamente...

MILINKOVIĆ-SAVIĆ 8-Se ci si limita agli highlights con cui spacca a ripetizione la partita, c’è da temere una rendition da parte del Real o del PSG per portarselo a casa senza pagarlo quanto vale. Se si estende il giudizio all’intero match, viene da chiedersi quando capirà che non basta un cameo – sia pure di eccezionale livello – per “fare la prestazione”. Il primo gol sorprende tutti, non solo il pur colpevole Sorrentino, ricavando una potenza di tiro inverosimile dalla scarsissima ampiezza del movimento. Il secondo, un tempo, sarebbe finito per direttissima sulla copertina dell’album Panini.

LULIĆ 6-Tatticamente impeccabile e continuo nel primo tempo, senza riuscire però a ricavare giocate degne di nota. Il calo alla distanza ci può stare, lo pseudo-rigore un po’ meno: non è fallo neppure per scherzo, ma un intervento del genere – in area, da dietro, negli ultimi e cruciali minuti del primo tempo a risultato apertissimo, con l’aria che tira a livello ambientale e arbitrale – non è una grande idea.

LUIS ALBERTO 6.5-Mezzo punto in più per il gol che sblocca, sia pure in collaborazione, un avvio di gara abbastanza scorbutico. Poi diventa una musica di sottofondo, quasi impercettibile in confronto ai concerti di Capodanno cui ha abituato il pubblico. In calo, oggi gestito complessivamente bene.

IMMOBILE s.v.-Partita che non comincia neanche. Averlo lasciato in campo dopo il primo starnuto meriterebbe, anche per la sua mal riposta testardaggine, un soggiorno a svernare in qualche soleggiata località caraibica. Guantanamo, ad esempio.

FELIPE ANDERSON 6-Sufficienza di incoraggiamento per la garra con cui, una volta tanto, scende in campo. Peccato che le sue iniziative, esclusivamente individuali, finiscano per imbottigliarsi nella soluzione più inconcludente. C’entra un ruolo d’emergenza, ma la chiave di tutto rimane all’ombra della discutibile acconciatura da Barbadillo prima maniera.

LUKAKU 6-Un altro che entra per spaccare il mondo, ma di fatto non sfonda mai. Forse per la troppa prevedibilità.

NANI 7-Ha voglia, un minimo di condizione e tanto basta. Come col Benevento, subentra su un punteggio di 3-1 non del tutto rassicurante e ci mette del suo affinché lo diventi. Scenografico, e tecnicamente di pregio, il diagonale in caduta sul secondo palo che beffa il portiere dai pandorini. Utile alla causa, in ultima analisi? Così lo sarebbe eccome: ma una rondine, come quella ammirata contro i sanniti, non fa primavera.


INZAGHI 6.5-La squadra ha un carattere di ferro e rimane in piedi anche di fronte a colpi potenzialmente destabilizzanti, compresi quelli che si assesta da sola con un reparto arretrato non ancora tornato dalle ferie.
A parte la discutibilissima gestione del problema fisico di Immobile, rimangono sul tavolo alcuni limiti: il rientro poco brillante dalla sosta, qualche difficoltà di troppo contro difese chiuse, i numerosi gol subiti, i passaggi a vuoto e la loro eccessiva incidenza sulla partita.
Ieri la differenza l’ha fatta la VAR, per una volta – nelle gare della Lazio, almeno – utilizzata con finalità calcistiche: se la vergognosa sceneggiata di Stępiński avesse avvicinato quella di Strootman anche nell’esito, il 2-2 non avrebbe forse spalancato un Abisso ma di certo complicato parecchio il secondo tempo.
Quando c’è la possibilità di far valere la superiorità tecnica, allontanandosi dal filo del rasoio su cui la prodezza arbitrale è sempre in agguato, bisogna essere più concreti nel cogliere l’occasione.
[Modificato da Er Matador 22/01/2018 06:42]

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