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Pagelle Benevento-Lazio 1-5

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2017 23:15
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29/10/2017 23:11
 
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STRAKOSHA 6-Bene su Ciciretti sia da fuori sia sul tiro seguito all’incursione da sinistra. Bene anche sulla punizione del medesimo, che esce ma col portiere sul pallone nonostante la traiettoria insidiosa e poco prevedibile. Bene in uscita bassa su Iemmello, anche se l’attaccante campano si trovava in fuorigioco. Bene anche nel piazzamento sul tiro di Lazaar... e allora com’è possibile che quel pallone passi in mezzo alle gambe? Un errore senza senso, a maggior ragione nel contesto di una prestazione impeccabile. Limare queste imperfezioni, contro altri avversari potrebbero costare care.

BASTOS 6.5-Il simbolo della Lazio odierna, con un primo tempo da applausi e un inizio ripresa in ferie non autorizzate. Conferma la vena realizzativa facendosi trovare pronto su una torre da calcio d’angolo. Lascia varchi troppo ampi dalla sua parte, anche perché risucchiato al centro da défaillance altrui. Colpevole in proprio, invece, sul mancato fuorigioco col quale lascia davanti a Strakosha due-tre attaccanti in posizione regolare, che solo per poco non sfruttano la parabola maligna di Ciciretti. Si riprende nel finale, anche qui accompagnando l’andamento del collettivo.

DE VRIJ 5.5-Un tempo era lui a fare reparto anche con un centrocampo in vacanza. Ora è lui a non poter fare a meno del filtro garantito dal miglior Leiva, senza il quale perde ripetutamente la bussola contro un avversario da zero punti dopo dieci partite. Concede poco o nulla a Iemmello, ma gli si chiedeva anche altro. Continua l’opera di normalizzazione, e nel suo caso non sembra un problema di scarsa concentrazione.

RADU 6-Meno brillante degli altri nel primo tempo, il meno perso nella burrasca durante l’inizio ripresa. Mezzo voto in meno per lo scatto di nervi nel finale. L’entrata di Viola a partita morta e sepolta rimane di una carogneria vile e gratuita: ma la scena successiva, nella quale devono tenerlo in due per evitare il peggio, è degna di un buttafuori da discoteca, non di un aspirante capitano.

MARUŠIĆ 7-Altra replica del copione andato in scena a Bologna, con un primo tempo sin troppo a mille e un secondo in affanno. In più il gol, soddisfazione meritata per una prestazione di grande generosità; in meno la fase difensiva, troppo evanescente quando si tratta di accorciare sulla corsia preferita dai sanniti. Soffre la prova meno brillante di Bastos, che gli toglie un riferimento fondamentale.

PAROLO 7-Stavolta non sbaglia il gol della sicurezza, con una soluzione alla Icardi nel provvisorio 1-1 dell’Olimpico: tiro in caduta, ma con la capacità di imprimere forza al pallone. Ordinato nei primi quarantacinque minuti, a tappare buchi dove capita nella fase più difficile.

LUCAS LEIVA 6-Il solito, ma con un’autonomia troppo limitata: e la severità della valutazione è direttamente proporzionale alla sua importanza, perché quando cala lui saltano due reparti su tre. Meno male che non è un granché in fase offensiva, a questo punto. Deve rifiatare, prima che crolli.

MILINKOVIĆ-SAVIĆ 7-In modalità risparmio energetico, come da qualche tempo a questa parte, ma è l’unico a mantenere geometrie e a fornire una sponda per uscire dal forcing avversario anche quando gli altri ballano. Elegantissimo l’assist per il 2-0 di Immobile. Sostituito per risparmiarlo, ma non sembrava il più in difficoltà.

LULIĆ 6.5-Impreciso al cross, si riscatta con una sgroppata in solitaria che inventa dal nulla l’azione del terzo gol. Generoso, ma con una lucidità a tratti da tenda a ossigeno. Un altro che necessita di una sosta ai box.

LUIS ALBERTO 7.5-Meno highlights, persino più continuità nel cucire il gioco. E una certa disponibilità a spendersi anche in fase difensiva, dove è uno dei pochi a rubare il pallone a Ciciretti. Firma la traiettoria da calcio d’angolo che sblocca il match. Soffre il progressivo disgregarsi del reparto, arretra quando è il momento per lasciare a Nani il palcoscenico.

IMMOBILE 7.5-Ritrova il gol, da rapace d’area, e per le umoralità e le ciclicità che caratterizzano i bomber è una bella notizia. Pimpante, sempre sul pezzo, debordante anche nella quantità, altruista il giusto. Nota di merito per non aver cercato il rigore contro il portiere e un avversario derelitto: anche questo distingue i laziali da qualcun altro, e gli uomini dai DiSegni animati.

LUKAKU 7-A sapere che aveva così tanta voglia di giocare, forse era il caso di concedergli più minuti. Irresistibile in alcune sgroppate, l’uscita dal momento difficile passa anche per i suoi piedi.

NANI 8-Entra in una fase di crescente difficoltà, con l’ombra del 2-3 a evocare uno psicodramma. Attrae palloni e li lavora bene, prendendosi responsabilità da leader; raffredda la partita, togliendo al Benevento l’arma del ritmo, e restituisce sicurezza ai suoi; distilla verticalizzazioni in serie; manda in gol Parolo per chiudere la pratica; esordisce nel tabellino dei marcatori con un’eleganza disarmante, rendendo facile ciò che lo è solo per chi può vantare certi piedi. Se cresce a questi livelli, può rendersi determinante anche con un minutaggio limitato.

CAICEDO s.v.-Solo per far rifiatare un compagno. Forse serviva prima.


INZAGHI 8-Stessi pregi e difetti della trasferta di Bologna.
Da una parte un primo tempo da grande e il carattere per riprendere il mano la partita: con la differenza che mercoledì la Lazio si era imposta con un ritmo tambureggiante, mentre oggi alterna palleggio e affondi con la padronanza del migliore tiki-taka iberico.
Dall’altra le poche segnature, in rapporto a una prima frazione da urlo, e una testa che non rientra dagli spogliatoi.
Per la prima la diagnosi è diversa: in Emilia era mancato solo il gol, qui si passa alla pura accademia troppo presto.
E una grande squadra, come ricordò Klose dopo un Pescara-Lazio, non si ferma.
Per la seconda, l’aspetto negativo non è il calo in sé, umano in un gruppo che sta dando tantissimo: è la scarsa lucidità nel gestirlo, che porta a concedere troppo e a mettere a rischio quanto strameritato in precedenza.
Sono due delle direttrici lungo le quali proseguire una crescita comunque impetuosa.
Ad alzare la sua valutazione contribuisce il cambio di Nani.
Sembra una follia indebolire il centrocampo in quel frangente, invece ha ragione lui perché, innalzando baricentro e tasso di qualità, impone la decisiva inversione di tendenza.
Anche i progressi del portoghese, letteralmente resuscitato rispetto all’intensità da torneo over 35 esibita sinora, testimoniano di un lavoro al limite del miracoloso.
Ciliegina sulla torta, il gol con uno schema su palla da fermo: d’accordo la difesa del Benevento, ma da quanto tempo non capitava?

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