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21/04/2017 10:52 | |
Il modello di business fondato sul trading aggressivo comporta la gestione coerente ed efficace di diverse leve.
E' complicato attuarlo se, ad esempio, hai un allenatore che sostituisce il tuo prospetto più promettente cinque minuti dopo che ha sbagliato un rigore in una partita nella quale sono state schierate le seconde linee perché il primo a non crederci è l'allenatore stesso. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Guida tecnica e non solo. Uno spogliatoio di nonni che non prenda a calci gli ultimi arrivati sarebbe auspicabile.
Così come un ambiente che non soffi sul fuoco ogni volta che si venga a palesare una frizione tra società e procuratori. E una tifoseria che non si metta di traverso se arriva un'offerta importante per il calciatore x o y.
Ovviamente poi c'è l'aspetto commerciale, di relazione con gli stakeholder. Che è il cuore della strategia.
Prendi l'Atalanta. I bergamaschi sostanzialmente se ne fregano dei procuratori: producono in casa e rivendono in Italia, principalmente. Noi purtroppo non abbiamo un vivaio altrettanto florido -il nostro prodotto più pregiato fa la panchina al Genoa-, un po' per scelta, un po' per incapacità, un po' per la presenza di un forte concorrente sul territorio.
Dobbiamo quindi lavorare sui procuratori. Scremare senza emarginare. Tenere vivi i rapporti, trovare compromessi, accettare qualche bufala. Guardare oltralpe e oltre oceano.
Da un paio di anni a questa parte mi sembra che Tare si stia muovendo in questa direzione, vedi le collaborazioni per ora poco soddisfacenti (almeno in apparenza) con Raiola e Mendez. Però va bene così.
E sopratutto: non puoi vendere bene se non compri bene. Lotito deve capire che non è l'unico volpone del mercato, oppure può continuare a pensarlo ma senza ostentarlo troppo. Ci vuole un attimo a trovarsi con la terra bruciata intorno. E giocatori come Keita e Felipe Anderson nel mondo se ne trovano a mazzi.
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