Mark Lenders (ML), 28/02/2017 13.18:
Benissimo, procediamo allora per sillogismi aristotelici.
- Tra Roma e Lazio non c'è un abisso (9 punti non sono un abisso).
- Tra Spalletti e Inzaghi c'è un abisso.
- Quindi tra la rosa della Lazio e la rosa della Roma non solo non c'è un abisso ma sono quasi uguali.
- Quindi tra Lotito che per mantenerla spende 55 milioni all'anno di stipendi (fonte Gazzetta) e Pallotta che ne spende 92 (fonte Gazzetta) c'è un abisso di competenza a favore del primo.
Sei disposto a sottoscrivere?
In parte, perché mancano alcune precisazioni:
1) le rose, lo confermo, sono quasi uguali in potenza: diventano distanti - anche se non in maniera abissale - nel momento in cui un allenatore cambia di segno il valore effettivo di molti singoli che gli vengono affidati, mentre l'altro non è in grado di provarci e viene scelto per quello.
Distanza che viene poi acuita dalle politiche societarie: se un sodalizio minaccia il Sacco di Roma in caso di mancata vittoria, mentre l'altro manda tutti gli input possibili nel segno del tirare a campare, ovvio che l'approccio mentale e l'atteggiamento in campo ne risentano.
E tanto basta perché rose in potenza assai vicine producano uno spettacolo come quello del derby d'andata
2) Che Lotito sia un dirigente capace nonché un genio della contabilità rispetto a Pallotta, e non solo perché non può permettersi certi sprechi, è indubbio: seguendo il tuo ragionamento, c'è un però.
Abbiamo stabilito - all'interno del sillogismo, intendo - che l'allenatore incide in misura determinante, più dell'organico e della sua qualità sulla carta.
Eppure Lotito rinuncia a competere su questo fronte, assai più abbordabile sul piano economico rispetto all'acquisizione di calciatori e nel quale le gerarchie sono meno cristallizzate.
Ecco, questa non mi sembra una grande intuizione, tantomeno sul piano contabile.
E con questo non gli sto attribuendo incapacità, sia chiaro: semplicemente non vuole