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Stadi

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2017 02:39
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Post: 2.725
25/02/2017 13:15
 
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Credo che le questioni meritino un topic a parte.
Uso il plurale perché ieri Diaconale ha confermato quel che ho sempre pensato, e cioè che Lotito tifasse per Tor di Valle nella speranza che un sì alla Roma possa sbloccare anche il progetto Tiberina: "Mi auguro che la Roma possa fare lo stadio, così lo potrà fare anche la Lazio". Questo il virgolettato, che immagino sia diretta emanazione del pensiero lotitiano. Del resto, come avevo già copiaincollato altrove, le ultime parole del nostro sull'argomento furono le seguenti:

Roma, 3 nov. - (Adnkronos) - "Per lo stadio della Lazio, dieci anni fa, sono stato un antesignano e abbozzai un'ipotesi di progetto che poi mi fu tarpato su presupposti di alcuni vincoli. Sono curioso di vedere che cosa succede a quello della Roma che si trova in una condizione forse peggiore di quel progetto della Lazio". Lo ha detto Claudio Lotito, Presidente della Lazio Calcio, a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24. 
"È totalmente infondato che vorrei una legge senza regole per mettere a frutto i miei terreni sulla Tiberina" ha proseguito Lotito. "Innanzitutto non ho scelto ancora la location, ma al di là di questo, penso che uno stadio debba avere un'auto consistenza di carattere economico-finanziario, un equilibrio economico-finanziario finalizzato sia alla realizzazione che al mantenimento. Quei terreni erano un'ipotesi di lavoro. E' un'ipotesi ancora vera, sono 550 ettari, penso la più grande proprietà del comune di Roma. Se quei terreni sono a rischio esondazioni? Se sono a rischio esondazione quei terreni, figuriamoci quelli che stanno sulla sponda del Tevere che è dove verrà realizzato lo stadio della Roma. Sono curioso di vedere che cosa succede, se c'è un pari trattamento".

Io, che spero di essere smentito, credo che se davvero il piano è questo sia di un'ingenuità senza pari. Sta di fatto che Lotito ha preso la Lazio 7 anni prima che Pallotta prendesse la Roma ed è riuscito comunque a peredere la corsa allo stadio, nel senso che - per benissimo che vada - lo faremo comunque dopo di loro. Potevamo giocare d'anticipo e invece siamo finiti di nuovo a ricasco, col cappello in mano a chiedere un premio di consolazione come i figli della serva. E questo per colpa massima di Lotito, ma per colpa anche di un ambiente laziale che una volta di più ha dato ragione a Giancarlo Dotto (ah, quanto mi costa ammetterlo...) il quale in una memorabile rosicata post 26 maggio scrisse le seguenti cose:

La Lazio non esiste. Per meglio dire, non ce la fa a esistere. Ci prova, poverella, le tenta tutte, ma proprio non ci riesce. Negli ultimi quarant’anni ha messo insieme anche cose ammirevoli. Ha vinto scudetti, coppe, derby, l’ultimo pochi giorni fa. Non puoi dirle niente. Fa tutte le sue cose per bene, con calligrafica compostezza. Vince, esulta, si dichiara, va sotto la Nord, dice “Roma merda” e, insomma, fa tutto quello che deve fare una brava ragazza in certe occasioni. Ma non esiste. Le sue vittorie evaporano rapide, come certe bolle colorate soffiate da pischelli che hanno fretta di passare a giochi più divertenti e duraturi. Le sfiori e svaniscono. Ecco, la Lazio è una bolla. Non consiste. O come certe grida manicomiali. Parti, esulti, ti sbracci, ti metti le corone in testa, ti giri e dietro non c’è nessuno.

Se non bastassero i diecimila spettatori di media a cui ormai ci siamo ridotti, a confermarlo c'è stato il silenzio desolante con cui tutto il mondo Lazio (dalla società, ai tifosi, ai comunicatori) ha assistito a tutto l'iter su Tor di Valle. Oggi, a cose fatte, Vincenzo Cerracchio scrive questo consivisibile articolo: http://www.laziopolis.it/che-bello-svegliarsi-in-una-roma-felice-e-non-piove-neanche/ Bene, bravo. Ma se lo avesse scritto prima sarebbe stato molto meglio. E comunque lui almeno lo ha scritto, laddove quasi tutti gli altri sono rimasti muti. La Roma costruirà il suo impianto grazie alla pressione che la sua tifoseria ha saputo mettere sui media e sui politici, la Lazio rimane senza perché ai laziali (società, tifosi, comunicatori) sembra essere rimasta soltanto la rassegnazione: ci si lamenta della subalternità - che con Tor di Valle a regime potrebbe essere definitivamente cristallizzata - ma non si muove un dito per impedirla. Ci siamo ridotti a farci prendere le parti da Vittorio Sgarbi (!) perché non c'è un cane di laziale disposto ad alzare la testa e la voce. E allora mi spiace ma ha ragione Dotto, evidentemente non esistiamo.

Detto questo, vorrei spendere due parole a favore del Movimento Cinquestelle. La Raggi complessivamente sta governando molto male, ma dal mio punto di vista un paio di cose buone le ha fatte: ha detto no alle Olimpiadi che avrebbero aggiunto debiti a debiti ed è riuscita a contenere il danno su Tor di Valle. Perché è bene ricordarlo: il via libera al progetto originario lo avevano dato le precedenti amministrazioni, per lei era complicato stoppare del tutto una macchina già molto lanciata. E' comunque riuscita a sforbiciare quasi il 50% delle cubature extra stadio e fa molto ridere (amaramente) vedere come i proponenti abbiano comunque accettato di corsa. Fino a ieri tutti i loro squallidi lacché ci raccontavano che il progetto era da prendere o lasciare, e che una riduzione dei volumi non avrebbe consentito un ritorno economico tale da giustificare l'impresa. Bene, il progetto è stato dimezzato ed evidentemente il margine di profitto esiste ancora, visto che tenderei a non credere alla filantropia di Pallotta e Parnasi. Al netto delle giravolte, delle gaffe di Berdini e delle boutade di Grillo, va riconosciuto che i grillini in otto mesi hanno fatto più di quanto tutti gli altri non hanno nemmeno provato a fare e più di quanto io stesso credevo che avrebbero fatto, dunque mi pare ingiusto accollargli una decisione di cui sono azionisti di minoranza.

Restano comunque intatte le perplessità, e non mi riferisco alle stronzate sull'esondabilità dell'area (che esiste ma pare sia sanabile) né al ridicolo vincolo che la Soprintendenza sta cercando di mettere sulle fatiscenti tribune dell'ex ippodromo. Ieri, sul Messaggero, Virman Cusenza ne ha evidenziate tre: 1) il piano regolatore, che in quel quadrante prevedeva volumi molto inferiori; c'era davvero bisogno di sforare così tanto, soprattutto in un momento in cui la crisi sta deprimendo la domanda? 2) la viabilità e la sostenibilità per il sistema dei trasporti; a Lotito fu giustamente detto che sul budello della Tiberina uno stadio non si poteva fare, ma non è che l'Ostiense, pure se la raddoppi, sia tanto meglio. Comunque a 'sto punto cazzi di quelli di Roma sud. Ecco, se devo trovare un lato positivo in tutta questa vicenda è proprio questo, ossia che finalmente la As Roma se ne andrà da Roma nord. Non è molto, ma per me che ci sono nato e ci vivo forse non è neanche poco.



[Modificato da Mark Lenders (ML) 25/02/2017 13:17]

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