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Pagelle Lazio-Atalanta 2-1

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2017 07:23
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16/01/2017 07:23
 
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MARCHETTI 6.5-Davvero poco da fare sul gol, l’intervento migliore è quello in chiusura su Papu Gómez a inizio ripresa: stile improbabile, ma grande efficacia al cospetto di un avversario cui doveva impedire al tempo stesso tiro e cross.
BASTOS 4.5-A tre è l’anarchia tattica fatta giocatore, che pesa negativamente anche sui compagni per il lavoro da svolgere in sua vece. Da come si riprende nel finale, sembrerebbe un problema di allergia al modulo: che comunque rientra fra le opzioni previste, quindi sveglia e lavorare.
DE VRIJ 6-In netta compartecipazione sul gol, complessivamente bene per il resto. In crescita, ma ancora lontano dai suoi livelli.
RADU 5-In occasione dello svantaggio subisce probabilmente fallo, e comunque c’è una metacampo per rimediare. Molto peggio ad esempio su Kurtić, che gli sbuca alle spalle come un’anguilla, e in tante giocate banali quanto effettuate con troppa approssimazione. Tiene e reagisce sul piano del carattere, ma la prima ora di gioco lo allontana dalla sufficienza.
FELIPE ANDERSON 6.5-Il meglio quando avanza, il che porterebbe a inveire contro chi lo mortifica in un ruolo di fatica. Poi si ricordano certe sue prestazioni col 4-3-3, nelle quali la posizione stabile in attacco e il ruolo di depositario della creatività offensiva lo zaratizzano, rendendolo prevedibile anche per gli avversari: mentre il periodico arretramento equivale a un bagno di umiltà e rende più incisive le sue sortite. Forse l’alternanza continua fra le due dimensioni è il modo migliore per stimolare un carattere fra i più apatici e disperanti che si ricordino.
PAROLO 5.5-Il modulo gli offre meno possibilità di sganciarsi, lui le azzera del tutto con una gara di pura quantità. Da lui ci si aspetta qualcosa in più.
BIGLIA 7-Impossibile dare di meno a un libero davanti alla difesa che limita in maniera decisiva la giornata di défaillance della terza linea. Impossibile dare di più a uno che, non chiamandosi Marcel Desailly, dovrebbe dare una mano anche in fase offensiva.
LULIĆ 6.5-Udite udite, un cross al bacio! Il resto più o meno come sempre, nel bene e nel male.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 7-Impossibile dare di meno al giocatore più imprevedibile, efficace e incisivo negli ultimi metri. Impossibile dare di più al responsabile di errori sottorete tipo Del Piero a Rotterdam, che impediscono di chiudere la partita esponendo a rischi nel finale. Forse si è capito dove deve giocare: il più possibile a ridosso dell’area, dove non può arrivare con la sua falcata partendo da una posizione più arretrata.
IMMOBILE 6.5-Centravanti vero nel credere in un pallone perso, che grazie alla sua caparbietà diventa un rigore; freddo e preciso dal dischetto, oltretutto di fronte a uno specialista. Peccato che, dopo Lulić, “vanti” i peggiori piedi in organico.
LUIS ALBERTO 5-Ha una maglia da titolare che potrebbe non essere sua e non ne ricava una spinta sul piano motivazionale: e dire che il modulo, unito alla mole di traffico nella sua zona di competenza, gli offre non poche opportunità. Una bella giocata e doti tecniche interessanti, purtroppo finisce lì: ma Tare dove li prende questi guerrieri (con la minuscola)? In una clinica per depressi?
PATRIC 7-Uno spezzone da applausi, e non capita spesso che un giocatore nel suo ruolo incida così marcatamente sull’inerzia della partita. Perché parte così raramente da titolare? Ah, le gerarchie…
WALLACE s.v.-Aggiunge fisicità nell’ammucchiata finale in difesa.
ĐORĐEVIĆ s.v.-Non appena mette piede in campo, il baricentro si abbassa di colpo. Dati i pochi minuti a disposizione niente votaccio, ma a gennaio deve arrivare una punta.

INZAGHI 6.5-Solita differenza fra il prima e il durante.
Prepara bene la partita, col risultato di giocare meglio della squadra che al momento gioca il miglior calcio del torneo.
Trova forse la posizione per Milinković-Savić, non a caso mai così concreto in avanti.
Aggiunge qualità e imprevedibilità col doppio fantasista più Felipe Anderson in retrovia, costringendo il centrocampo a un lavoro puramente di copertura, ma qui la coperta è davvero corta.
Quando si tratta di intervenire in corsa, pecca di omissioni (la totale impassibilità di fronte agli scempi difensivi del primo tempo) ed errori (i cambi nel finale non convincono).
Da perfezionare anche la gestione del vantaggio: se il bimbo serbo non sbagliasse l’impossibile davanti a Berisha la partita verrebbe meritatamente chiusa; ma, non appena la Lazio solleva il piede dall’acceleratore, pallone e avversario arrivano regolarmente nella zona caldissima.

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