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21/11/2016 11:50 | |
Vi riporto qui uno stralcio dell'analisi comparata rispetto alla partita di Napoli, secondo me interessante perché avevamo per la prima volta la stessa squadra in due turni di seguito (eccezion fatta per il portiere), ma con moduli e avversari diversi
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Il calcio liquido di Felipe Anderson chiave del camaleontismo di Simone Inzaghi
Ottavo risultato utile consecutivo per la Lazio, che schiera la stessa formazione di Napoli (eccezion fatta per il portiere) ma passando dal 3-5-2 al 4-3-3. Come ha funzionato il “camaleontismo” dei biancocelesti? Come si può vedere nei grafici (riferimento ai primi 45′ in possesso palla e non in possesso palla a Napoli e col Genoa), le differenze vere sono poche, e sono praticamente inesistenti nella fase di non possesso.
Nella fase di possesso palla, invece, i 3 difensori centrali di Napoli e i 3 in mediana sono tutti una decina di metri più alti, mentre Lulic ha una posizione media identica, così come quasi identica è la posizione delle due punte. La differenza vera sta nella posizione di Felipe Anderson: in fase di possesso è nettamente meno decentrato.
La Lazio, col Genoa, ha lasciato comunque il baricentro alto e il possesso palla agli avversari (soprattutto nella ripresa), non ha dominato nei tiri (16-12) e ha imbastito meno azioni degli ospiti (12-22). Ecco quindi che la libertà di Anderson è il fattore decisivo del match: il brasiliano è autore di una prestazione “liquida”, come si può vedere dal grafico in basso, meno di impatto sulla sua zona di campo ma molto più sfuggente tatticamente. A Napoli il 30% delle sue giocate era stato concentrato nel quadrante destro prima della mediana (contro l’11.29% registrato col Genoa), addirittura il 60% nei 3 quadranti destri attorno alla mediana (30.65% col Genoa, la metà), con appena il 6.67% nei due quadranti centrali della trequarti avversaria. Col Genoa, invece, Felipe ha effettuato il 25.8% delle sue giocate nella zona centrale d’attacco, il quadruplo rispetto al San Paolo.
Qualche anticipo difensivo in meno (2 contro 5), ma anche 3 tiri contro gli 0 del San Paolo, 4 dribbling contro 2, 18 passaggi offensivi contro 12. E soprattutto la partecipazione a tutti i 3 gol della Lazio, col tiro che sblocca il match, il fallo da rigore del 2-1 e l’azione del 3-1. Il camaleontismo, dunque, è soprattutto il camaleontismo strategico di Felipe, la chiave tattica forse più interessante di questa stagione.
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