Pagelle Lazio-Galatasaray 3-1

MARCHETTI 5-Une rete evitabile nel momento peggiore - nel quale si passa dal risultato quasi archiviato al -1 dall’eliminazione - e con precise colpe, sia pure non solo sue: prendere gol in quella situazione ci sta; uscire (uscire...) in quel modo, senza una logica tecnica, no. Prestazione tranquilla e discretamente autorevole per il resto, ma la famosa affidabilità rimane una chimera.
KONKO 7-Chiude praticamente tutto, e senza neanche strafare. Un sosia?
MAURICIO 7-Chiude praticamente tutto, e senza neanche strafare. Un sosia?
BIŠEVAC 5-Vedi Marchetti, con l’aggravante che l’errore sul gol non è l’unico della sua gara. Ha parecchio mestiere, ma gioca come se bastasse quello: più concentrazione, meno sufficienza.
RADU 7-Buon presidio della fascia, schiaccia il piede sull’acceleratore nel momento più delicato. Partita da leader, innanzitutto nella testa.
PAROLO 7.5-Fondamentale prima nel tenere alto il baricentro, poi nel garantire l’equilibrio e la tenuta da cui nasce il gioco di rimessa. Tanto pressing ben distribuito sulla sua verticale e un gol che è poco definire pesante. Ci voleva.
BIGLIA 7-Più continuità nel primo tempo, più acuti nella ripresa. Importante in entrambe le vesti.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 6.5-Nel primo tempo prende per mano la Lazio, col piglio di una guida turistica in un calcio europeo nel quale fa letteralmente gli onori di casa, ed è il più insidioso in fase conclusiva. Rimane la sensazione che la montagna, alla fine, partorisca sempre il topolino: un po’ per la scarsa assistenza, con compagni che non sembrano parlare la sua stessa lingua calcistica, un po’ perché la sua partita e quella della squadra si alternano senza incontrarsi mai. Un corpo estraneo, o forse un potenziale di cui non si è ancora capito cosa fare.
FELIPE ANDERSON 6-Lui ce la mette tutta, i compagni lo cercano, lui non ne azzecca una. Risale nella ripresa con qualche highlight, ma la sufficienza complessiva sa tanto di volemose bene. Quello di due anni fa? Assolutamente no. L’atteggiamento è quello giusto, a essersi perse per strada sono le giocate.
MATRI 5-Quando la squadra domina nella metacampo avversaria, si conferma l’autentico tappo della fase offensiva. Più colpevole che sfortunato anche quando manca il gol di poco. Semplicemente e gravemente inadeguato.
LULIĆ 5-Schierarlo all’ala è una scelta da campionato italiano, dove equilibrio e tenuta ricoprono un ruolo fondamentale. Nel calcio europeo, che premia maggiormente la qualità, i suoi piedi non sono proponibili in quella zona del campo: dove, fra l’altro, la posizione avanzata gli toglie la rincorsa per gli inserimenti. Ciliegina sulla torta, dà l’idea di non stare benissimo.
KLOSE 7.5-Davvero giovanile sia lo scatto con cui piomba su Muslera sia il tap-in con cui chiude il match, innanzitutto psicologicamente, a un passo dal baratro. Sarà chiaro una volta per tutte che il suo ruolo è quello alla Altafini? E che in quel modo può ancora risolvere qualche partita?
CANDREVA 7-Un cambio gomme che vale mezzo secondo a giro. Ma sottorete non si deve perdonare nulla, almeno a certi livelli.

PIOLI 7.5-Notizia della serata: sulle palle da fermo c’è un’idea di schema, coi giocatori che partono vicini per poi aprirsi a mo’ di fiore che sboccia e togliere riferimenti ai difensori.
Il tutto andrà collaudato contro difese più credibili, ma ovviamente produce subito pericoli e un gol: ci voleva tanto?
Intelligente la gestione del match, alternando supremazia territoriale e maggiore contenimento, puntuali ed efficaci anche i cambi.
Di conseguenza, da un gruppo con valori tecnici perlomeno discreti vengono prestazione e risultato, sia pure con evidenti blocchi mentali più limiti di cinismo e personalità.
Parecchio buonsenso, in ultima analisi. Quello che gli avrebbe evitato errori imperdonabili, tenendo a galla lui e la squadra anche nelle giornate meno felici: ci voleva tanto?