00 16/04/2016 15:17
Non ho letto il libro di Borges, ma la frase resta molto evocativa. Io ci ho pensato spesso a questa cosa del DNA delle squadre, qualcosa che le identifichi al di là delle stagioni e dei tesserati, però è un discorso insidioso, un pensiero che ci piace fare prima ancora che ricercare. E la ricerca può portare ad approdi disparatissimi. Le due partite che identifichi calzano a pennello a noi e a loro, noi che cadiamo in basso ma veniamo fuori con la sofferenza, loro che sfiorano il cielo per poi puntualmente bruciarsi. Ma se questo è il "sessestismo" della Lazio dovrebbero caderci le braccia, e dovremmo riempire la città di edicole votive con l'immagine di Lotito. Io forse propendo più per una visione che dalla Storia arrivi all'identità, piuttosto che dall'identità alla Storia. Me lo sono detto spesso anche quando si parla di identità tattica, ad esempio quando veniva considerata storicamente sacrilega l'introduzione della difesa a 3 del Salumiere, o viceversa quando a Udine hanno provato a schierarsi a 4 dietro e al solo pensiero era già caccia alle streghe