00 28/02/2016 16:19
Quando discutiamo di mercato dobbiamo sempre tenere a mente una parola: occasione. Nella sua accezione più neutra, intendo.
La Lazio tratta un giocatore importante -escludiamo per il momento le operazioni "misteriose" tipo Postiga, Saha, Novaretti, Alfaro e via dicendo- solo se il suo valore contingente è più basso di quello teorico di mercato, che possiamo determinare confrontando, approssimativamente, profili analoghi.

Prendiamo Biglia. Biglia è arrivato alla Lazio nel 2013, a ventisette anni; era nel giro della nazionale; aveva esperienza internazionale e nelle coppe europee; era già considerato dagli addetti ai lavori un centrocampista di ottime qualità. Il profilo di rinforzo ideale per tutti noi tifosi.
E dov'era l'occasione? Semplice, il suo contratto sarebbe scaduto nel 2014 e Tare fu abile e tempestivo nello sfruttare la debolezza dell'Anderlecht e spuntare un prezzo forse dimezzato rispetto al suo reale valore di mercato.

Tutti i rinforzi importanti della Lazio soggiacciono a questo principio inderogabile. Possono essere parametri zero, giovani da valorizzare, anziani accantonati, giocatori prossimi alla scadenza e/o in rotta con la società di appartenza. Più il valore contingente si allontana dal valore reale e più il giocatore diventa appetibile.

Putroppo le occasioni non sempre coincidono con le esigenze tecniche della rosa. E qui scatta un corto circuito.
Eh sì, perché se, ad esempio, tu hai bisogno di un centravanti e l'unica occasione che ti si presenta, o ti sei creato, si chiama Yilmaz non puoi giocarti tutte le fiches su una trattativa. Ti devi dotare di un piano B, e se il piano B non è un'occasione, devi essere abile e lungimirante nell'individuare il tuo pezzo più pregiato e meno determinante e metterlo sul mercato. BOOM! Corto circuito.

Altra criticità. Domanda che spesso ricorre nelle discussioni di mercato: e se Tare avesse a disposizione i famosi 50/60 milioni ricavati dalle cessioni di Tizio e Caio (i nomi metteteceli voi, tanto è facile)? La risposta più ricorrente è che li investirebbe su quattro o cinque giovani di sicuro avvenire. Perché gli possiamo imputare tanti difetti, ma quando Tare punta un giovane di belle speranze difficilmente toppa.
Ecco, con le esperienza delle trattative infinite ed estenuanti che hanno portato a Roma Anderson, De Vrij e Milinkovic, reputate plausibile che Tare riesca in un'unica sessione di mercato a chiudere un paio di cessioni stramilionarie e quattro o cinque operazioni in entrata? Io lo dubito fortemente.