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STRAKOSHA 6,5 – Mezzo passo indietro rispetto allo scorso anno. Le uscite su Omrani, Dzeko, Palomino e Caputo sono da museo degli orrori, anche perché commessi in gare-svolta. La sua sfortuna è che, Cagliari a parte, fa parate decisive in partite poi vinte più o meno agevolmente (Lecce, Spal, Bologna). Come già scritto alla fine dei due anni precedenti, prima di pensare a un cambio in porta, ci sono 4 se non 5 titolari da migliorare. Poi arriverebbe lui.

PROTO n.g. – Quest’anno non ci ha dato manco più l’impressione di uomo-spogliatoio.

GUERRIERI n.g. – Ora gli anni cominciano a essere assai. Il prossimo inverno saranno 25. Se non ci si crede come secondo, gli si trovi una squadra anche in LegaPro, a questo punto.

PATRIC 7 – Consolida prepotentemente la sua crescita con una stagione di tutto rispetto. Tra i pochissimi a salvarsi nel post-lockdown, anche se un quarto di punto gli va tolto per la follia di Lecce, considerando la decimazione della squadra già in (abbondante) corso. È un turnista già pronto per la prossima stagione.

BASTOS 5 – Alla fine, le uniche cose buone continua a combinarle nell’area avversaria, tanto da non far ritenere del tutto folle un suo impiego offensivo nel momento dell’emergenza massima. In marcatura sono immancabili i suoi cali di concentrazione: il gol di Tabanelli è la cartolina del suo modo di difendere, mai davvero migliorato negli anni. E la stagione la conclude impiccando la gara con la Juve dopo i migliori 45 minuti post-interruzione.

ARMINI n.g. – L’impiego praticamente nullo anche in piena emergenza difensiva non è un bel segnale, anche considerando un anno di negoziato per il suo rinnovo.

ACERBI 7,5 – Alla fine, quel mezzo punto in più è per il gol al derby, più pesante di un film di Fassbinder, citando Pellegatti. Perché se vale una stagione monstre fino al 29 febbraio, non si può non rilevare il fatto che sia stato proprio lui il simbolo del disfacimento delle 6 sconfitte in 12 partite. Il gol di Lucioni sarà uno di quelli che mai dimenticherò nella vita, per tempistica e modalità.

VAVRO 5 – Non ha tante occasioni, Europa League a parte dove non ha comunque convinto. Resta solo la buona prova di Genova. Rimandato a settembre e dovrà metterci tanto del suo per non meritarsi uno spazio accanto a Novaretti, Gentiletti, Cana, Bisevac e Mauricio.

LUIZ FELIPE 6,5 – Mezzo punto in più per la gara di Supercoppa, dove se non è stato il migliore in campo, poco ci è mancato. Per il resto, continui alti e bassi. Si fa trovare infortunato alla ripresa e stecca malamente nella sfida con la Juve, tumulando l’ultima fiammella rimasta. Io continuo a pensare che margini di crescita ne abbia e neanche pochi. Ha ancora l’età dalla sua parte.

RADU 7 – Gli tolgo qualcosa perché, subito dopo Acerbi, ha rappresentato l’emblema (negativo) della ripresa. Ma fino al 29 febbraio era stato sontuoso: probabilmente la sua miglior stagione di sempre.

LAZZARI 7 – Il voto più difficile, per uno che come me che mette i numeri davanti a tutto, nel giudizio di un giocatore. 0 gol in campionato (1 solo in stagione) e 4 assist paiono inchiodarlo ma poi il campo ha detto anche altro e ci sono giocate che non diventano “numeri” ma cambiano partite e stagioni. Pensiamo solo a come originano il rosso a Cuadrado e il gol di Lulic in Supercoppa. Ma, in realtà, è il classico giocatore che puoi ammirare solo allo stadio, con la visuale intera del campo. Lo ammiri nel vedere cosa fa quando la palla è lontana da lui o per il tempo che impiega a raggiungere il punto dove presumibilmente arriverà la palla. La Lazio monocorde del 2018/19 è diventata un’altra squadra anche grazie a lui. Negarlo mi sembrerebbe davvero un esercizio di stucchevole retorica. Infine, ma non di meno, è stato l’unico a presentarsi anche fisicamente in buone condizioni dal 24 giugno in poi. Non è stata cosa da poco.

MARUSIC 5,5 – La sua stagione si esaurisce in qualche buona apparizione iniziale e nel trittico Parma-Inter-Genoa. Fine. Per il resto, mai presente, mai affidabile, mai pronto, costringendo Lazzari a troppi straordinari. Da vendere, se davvero ha mercato.

D. ANDERSON 6 – Brevi apparizioni ma accettabili. Contro la Fiorentina, temporeggia con personalità su un pallone di fine-gara, ricordando Pedro Neto contro l’Empoli. Questo anche per dare la cifra del pochissimo di cui stiamo parlando. Sufficienza d’incoraggiamento più che di resa.

MILINKOVIC-SAVIC 7,5 – Una via di mezzo – tatticamente e tecnicamente, non solo come resa – delle due precedenti stagioni. Non è stato solo il centrocampista che segna, rifinisce e incanta cogli arzigogoli arabeschi in mezzo al campo, non privi di efficacia, di due stagioni fa e nemmeno il mediano dedicato perlopiù a fare legna della scorsa stagione. Ha saputo trovare la sua dimensione e la sua collocazione ideale al netto di qualche gara, anche importante, steccata malamente e di una ripartenza con più ombre che luci. I gol contro Juventus e Inter cui aggiungerei la perla col Cagliari e l’illusorio 0 a 2 di Bergamo sono state delle vere gemme, che ricorderemo a lungo. Ma, per restare al dato tattico, ci metto i secondi tempi di Cagliari e Brescia, messo a destra, negli ultimi 16 metri, a fare torri e sponde, che poi hanno effettivamente prodotto punti e vittorie in extremis.

PAROLO 6 – Sufficienza raggiunta grazie alla mezzora in Supercoppa e alla stima abnorme per il ragazzo. Per il resto, OK, fa meglio dei compagni nel post-lockdown, culminato con la robusta prova di Verona, ma non è che abbia incantato né offerto reali garanzie per il futuro.

LUCAS LEIVA 7 – La sua incidenza sulla squadra è spaventevole, nonostante stesse disputando una stagione importante ma non certo ai livelli del 17/18. Solo con lui la squadra assume una sihlouette chiara, definita, riconoscibile. Non ha alcuna responsabilità specifica, ritengo, su infortunio, operazione, recupero, etc. ma non si può non tenere conto che la sua stagione è finita a febbraio, forse anche un po’ prima. E questo pesa nel giudizio.

LULIC 7 – Non credo sia stata la sua miglior stagione ma in una terna di best season ci sta questo 19/20. Anche per lui pesano le sole 20 partite giocate ma ad arrotondare il voto finale il gol che, a conti fatti, è valso tre/quarti di trofeo.

CATALDI 6,5 – Finalmente gli abbiamo riconosciuto un’utilità. Ha saputo guadagnarsi sul campo il rango di centrocampista “da rosa”. Non ha mai davvero sfigurato, raggiungendo il suo apice in Supercoppa, non solo per il gol che lucchettò la sfida. Anche per lui una ripresa problematica per non dire inesistente. Si fa subito male, senza poter dare il minimo contributo, nonostante rimetta anche piede in campo. Bene ma non esagererei.

LUIS ALBERTO 8,5 – Stagione pazzesca, in cui anche fisicamente ha retto. Gol decisivi nelle partite giuste (derby, Supercoppa, Cagliari, Bologna per la gara che ci avrebbe portato al primo posto ma anche il graffio con la Fiorentina), recordman di assist. Si fa una fatica assurda a trovare un nostro centrocampista con questo rendimento stagionale. Direi Nedved 2000/01. Su di lui va progettata la nuova squadra, non ci sono dubbi.

BERISHA 5 – Lo svarione-eliminazione col Celtic solo parzialmente compensato dal pressing vincente per il gol di Immobile al Napoli. Giocatore che si è rivelato totalmente inadeguato ma anche con poche occasioni, quest’anno.

A.ANDERSON 5 – Una bella azione all’Allianz Stadium. Tutta lì la sua stagione fatta di poche (non pochissime) apparizioni. Deludente, viste anche le mie aspettative.

JONY 4 – Una sciagura. A differenza di Vavro, ha l’aggravante di aver giocato praticamente quanto un titolare o giù di lì, mettendo insieme tutte le competizioni. Di lui abbiamo a referto solo il cross vincente di Cagliari e tre-giocate-tre efficaci nelle vittorie interne con Fiorentina e Cagliari. Non c’è praticamente altro. Se sul gol di D’Ambrosio ci si può appigliare a un ruolo mai ricoperto prima, palla a sé non ci sono scusanti per il niente visto.

LUKAKU 5 – Un assist a Firenze, dal peso specifico enorme in quel momento, e qualche spezzone discreto. Ma nell’insieme, un’altra stagione insufficiente. La terza di fila.

FALBO n.g. – Si dice che piaccia ai senatori, che lo avrebbero voluto di più in campo (al posto di Jony, Lukaku, Marusic adattato) nel post-lockdown. Vedremo di che pasta è fatto.

CORREA 6,5 – L’uomo di ottobre/novembre, dell’inizio della rimonta. Dopo il rigore sbagliato di Bologna, ha inanellato 7-8 partite in cui la valutazione di Sconcerti (120M) non pareva più una boutade. Dopo Natale, la sparizione, prima fisica, poi di rendimento, poi di nuovo fisica, per poi mettere insieme qualche pastetta a giochi terminati. Discontinuo e a tratti irritante. Ma dopo 2 anni praticamente uguali, mi aspetto il decollo nel terzo. Ha margini importanti, nonostante l’età non più verdissima.

ADEKANYE 5,5 – Qualcosa in più di André Anderson fa vedere. Forse meritava un minutaggio diverso durante l’emergenza. Almeno correva.

RAUL MORO n.g. – Quel recupero di Bonucci rimarrà negli occhi. Una sliding door che, al momento, è girata dalla parte sbaglia.

CAICEDO 7,5 – L’uomo in più, il dodicesimo che per una vita avevamo sognato. L’Altafini, il Massaro. Per certi versi è stato l’uomo-simbolo della stagione. Non solo i gol al fotofinish con Sassuolo, Juve e Cagliari ma anche tanto altro, dal gol di Parma ai rigori procurati. Gli tolgo qualcosa per il giallo rimediato a Torino che ci ha costretto a giocare senza centravanti nella gara da ultima spiaggia e un finale obiettivamente troppo sottotono.

IMMOBILE 9 – Aggettivi (“ma da mo’”, citando Fantastichini) terminati per questo giocatore. Gol (36), assist (9), rigori procurati (6), percentuale trasformazioni dal dischetto (93,3%). Numeri che nessun centravanti mai, da queste parti. Neanche Signori. OK, epoche diverse, campionato più competitivo con squadre e difensori migliori. Ma sono comunque cifre impressionanti. Se avesse messo dentro altri 2 gol “da punti” contro Lecce e Sassuolo, cioè a dire nelle 2 gare peggio giocate, era un tranquillo 10, il voto alla sua stagione.


INZAGHI 8 – Non so se sia un voto esagerato. Alla fine si chiude con un trofeo (altrimenti il voto sarebbe stato 7), con un piazzamento di prestigio che (salvo sorprese, soprattutto in caso di CL al Napoli) consentirà di rigiocare la CL dopo 13 anni (e soprattutto incassare tanti danari), due eliminazioni precoci nelle Coppe. Niente di davvero straordinario. Esiti soddisfacenti ma citando un noto opinionista “che dovrebbe occuparsi solo di scioline” (cit.): “non vedo miracoli”. La Lazio stava tentando un’impresa ma si è sciolta definitivamente a 10 partite dalla fine. 6 sconfitte in 12 gare, 1,33 a partita. Parliamo di una proiezione di 50 punti, roba da Sassuolo. Che infatti ci ha battuto. Non trovo reali attenuanti, neanche negli infortuni che anche le tue concorrenti hanno avuto. Anche perché se valessero gli infortuni come attenuanti, i non-infortuni di cui per 5 mesi avevamo beneficiato, per la legge dei contrari, dovrebbero essere delle esimenti e non dei meriti. Poi, certo, siamo tornati a sognare davvero il colpo grosso dopo 20 anni e, per quanto mi riguarda, anche abbastanza presto (dopo Lazio-Lecce). Ma il botto è stato così fragoroso da aver, non dico sporcato, ma ridimensionato il tutto. Ovvio che in caso di secondo posto in volata, ci sarebbe scappato il mezzo punto in più. Perché anche quello, per me, è contato, ossia il come si è finito, anche perché non c’erano Coppe da giocare. E l’epilogo (orrendo) di Napoli è stato, per l’appunto, come una cena che non termina dolcemente col tiramisù ma amaramente con un Fernet.