00 01/01/2017 18:44
Sbagli, Mark. Quello scudetto è tutto mio.
Credimi, a dodici anni avevo tutta ma proprio tutta la consapevolezza di ciò che stava accadendo. Certo, io ero malato. Allo stadio ogni volta che potevo, incollato alla radio tutte le altre volte. Il lunedì mattina i ritagli dei giornali incollati sul diario (ah, averlo ancora...), le foto dei gol, le discussioni coi romanisti in classe.
Quello scudetto me lo sono vissuto giorno per giorno, l'ho visto crescere come una pianta, ci ho creduto (ci credevamo eh, nessun laziale pensava sarebbe stato un miracolo. alla prima di campionato, lo 0-3 di Vicenza era "scontato". Noi lottavamo per lo scudetto, punto). Poi c'era il "fattore Chinaglia" di cui abbiamo parlato spesso, non dimenticare. Oggi non si può capire se non lo si è vissuto, se non si conosce il calcio di allora, il derby di allora.
Quello se portava dietro squadra, tifosi, ambiente. No, bisognava esserci.
Per me quello scudetto ebbe un timing perfetto, invece.
Un anno dopo, due al massimo, ancora ancora. Ma poi la Lazio non sarebbe stata più il "tutto" totalizzante che era in quegli anni.
Dai sedici anni la fica, la militanza politica, reclamavano spazi che relegavano la Lazio alla domenica. Come oggi, più o meno.
No, credimi, non mi è proprio mancata la consapevolezza di quanto stava succedendo.
Ripenso che il giorno del mio dodicesimo compleanno Re Cecconi al novantesimo insacca un'imbeccata di Frustalupi e sblocchiamo lo 0-0 col Milan. Io in curva che divento matto.
Come alla zuccata di Simeone a Torino.
Avoja se ero consapevole!
Quello scudetto me lo so goduto tutto e, ti dirò, mi è piaciuto molto più del secondo.