00 12/01/2016 13:58
BRUNO GIORDANO: sono nato nel 1974. Quindi troppo piccolo nel momento migliore di Giordano alla Lazio, quello pre-squalifica. Anzi io ho cominciato ad essere Laziale consapevole dal 1980. Il mio idolo era uno squalificato. Uno che dovevo aspettare perché nel frattempo ci aveva mandato in serie B, truccando le partite. Ciò nonostante, per me, ragazzino dai 6 anni (quelli dell’attesa del ritorno) ai 10 (ultimo anno di Giordano con noi) l’idolo, il simulacro da opporre agli amichetti dall’altra parte poteva essere solo lui. Lui quando è tornato ci ha riportato in serie A. Laudrup e Manfredonia non potevano essere la stessa cosa, per motivi diversi. Quando per la prima volta ho riconosciuto la sua voce per radio, dopo tanto che non lo sentivo (che prima non mi sembra sia stato così frequente tra gli opinionisti delle radio tifose), era una no-stop di 24 ore nel periodo dell’aumento di capitale 2004, prima dell’acquisto di Lotito. Ho avuto un sussulto nel riconoscerne la voce. Giordano è uno dei pochi che mi da la sensazione, quando parla, di essere profondamente, veracemente Laziale. È ruspante nell’accento, goffo nel parlare e sembra gli tremi la voce quando parla della Lazio. Quel tremolio mi viene da ricondurlo alla sua genuina passione. Allo stadio, quando ha fatto il giro di campo pre partita insieme ai compagni, nella serata “di padre in figlio”, mi sono avvicinato alla vetrata della Tevere per applaudirlo da vicino e tanti hanno fatto come me. Ha ricambiato l’applauso, ma poi si è messo le mani sul volto incredulo, come a dire che non era possibile che la gente continuasse a volergli così bene, dopotutto…Eppure io a Bruno Giordano, e solo a lui, ho perdonato tutto.
VINCENZO D’AMICO: l’ultimo baluardo di una Lazio disastrata. L’unico dei tre “cantanti” che non ci ha abbandonato (perché a Giordano e Manfredonia io, a 10 anni, non potevo perdonare neanche il passaggio a Napoli e Juve). Il derby del 2-2, quando Giordano era infortunato. Nel 1985-86 alla Lazio c’era il deserto e c’era lui. E ci ha salvati. Paradossalmente nel sentirlo alla radio non mi ha mai dato la sensazione di grande attaccamento, a dispetto delle tante volte che l’ho visto dall’altra parte del vetro che separa i Distinti Ovest dalla Monte Mario, anche se ormai è tanto che non si vede più allo stadio.
GIULIANO FIORINI: piangevo con le mani tra i capelli in tribuna Tevere prima dell’82esimo minuto, ho pianto appena ha segnato quel gol, piangevo tornato a casa nel vedere le immagini del video di Plastino, piango ogni volta che rivedo quei video su you tube. Grazie Giuliano!
ANTONIO ELIA ACERBIS.
MIMMO CASO e GABRIELE PIN: insieme. Come un passaggio di testimone. Per me sono stati i capitani della rinascita. Ho tirato un sospiro di sollievo quando Prandelli ha lasciato le merde, perché non volevo vedere Pin su quella panchina.
ANGELO ADAMO GREGUCCI: oggi come ieri, continua a dimostrarsi un grande Laziale.
È curioso come, pur essendo eternamente grato a lui, non rientri tra i miei giocatori del cuore, ma una menzione speciale la voglio mettere: FABIO POLI.
GIUSEPPE SIGNORI: mentre tutti aspettavano Gazza e piangevano Ruben Sosa, chissà perché, forse volevo fare l’intenditore a tutti i costi, forse volevo fare l’alternativo, ma ho voluto adottare da subito lui. Anzi ne auspicavo l’acquisto dopo averlo visto segnare su rovesciata con il Foggia, accartocciandosi. Volevo un gol su rovesciata e nel mio immaginario l’ultimo era stato Garlini. Poi in realtà non ha mai seganto su rovesciata con noi. Signori è stato il mio idolo indiscusso degli anni 90, quelli dell’adolescenza/gioventù. Il giorno della tentata cessione al Parma ero in lutto. Il mio rammarico è che non abbia vinto niente con noi. Lo amavo così tanto che non sono riuscito ad apprezzare appieno Mancini, che secondo me lo aveva scalzato (giustamente, razionalizzando a posteriori) nelle gerarchie del campo e di leadership.
PAVEL NEDVED: un campione, l’impegno, le dichiarazioni, i gol, i gol alla roma, il gol di Birmingham, la cazziata a Boksic, le chiavi di Formello, la grinta, il rifiuto della cessione, la firma del rinnovo a furor di popolo. Dove cazzo sei finito?
ALESSANDRO NESTA: 29/04/1998; 29/08/1998; 19/05/1999; 27/08/1999; 14/05/2000; 18/05/2000; 08/09/2000; 31/08/2002. FINE.


E poi quelle dichiarazioni sulle partite di champions delle italiane della scorsa stagione…ma vaff…