00 13/12/2014 16:08
Mi viene in mente un ricordo. Stiamo andando a festeggiare la Coppa Italia del '98, prima vittoria della Lazio dopo 24 anni e un mucchio di tragedie. C'è un serpentone di folla che da Ponte Milvio va verso piazza del Popolo, siamo appena usciti dallo stadio dove in molti (me compreso) si sono commossi dopo essere passati dall'inferno al paradiso. In mezzo a cori, frizzi e lazzi di ogni genere il mio cervello registra una frase: "Aoh, stasera Melli è morto!", seguita da una sequela di insulti all'indirizzo del buon Franco. Ma insulti pesanti, pieni di livore, e pure qualche accidente serio.
Melli ovviamente lo avevo sentito nominare, sapevo chi era. Mi sa che all'epoca scriveva ancora sul Corriere della Sera e io genericamente lo catalogavo come "giornalista laziale". Quindi mi suonava strano che nel momento del trionfo qualcuno rivolgesse i propri pensieri di rivalsa non già ai milanisti appena battuti, non già ai romanisti gufanti e appesi al loro uccello, bensì a uno dei nostri. Erano i prodromi di una contrapposizione che ormai sta sostituendo quella tradizionale: negli anni la Lazio è diventata una battaglia da combattere all'interno della grande famiglia, e pazienza se all'esterno ci fanno a pezzi. Non c'era ancora Lotito e stavamo iniziando il nostro periodo più esaltante, eppure già allora, con Fuser che da pochi minuti aveva sollevato al cielo il terzo trofeo in 98 anni di storia, c'erano laziali che andavano a caccia di altri laziali.
[Modificato da Mark Lenders (ML) 13/12/2014 16:19]