00 29/09/2014 12:47
Re:
est1900, 29/09/2014 12:04:

Sì ma devi anche spiegarmi in quale modo la Lazio, quella sera, avrebbe potuto evitare di travolgere una juve mai scesa in campo. Se ci fossimo fatti tre autogol sarebbe finita 3-3 per inerzia, su... Altro discorso, semmai, è quello realtivo alle nostre possibilità gettate nel cesso a causa dalle scellerate dimissioni future di Eriksson e da una non questione tattica legata all'esterno destro. Perchè, sia chiaro, quell'anno eravamo mooolto più forti di tutti, anche senza Poborsky.



Fecero la differenza le motivazioni, come quasi sempre accade. Ma non è questo il punto e non lo è nemmeno l'analisi tecnica di Lazio-Juve del 2001. Probabilmente hai ragione, non poteva finire in un altro modo. Stavo solo dicendo che nell'economia di quella stagione la vittoria finale delle merde cagionò più danni al "mondo Lazio" di quanti benefici produsse la vittoria di tappa sulla Juve. E qui andiamo al nocciolo della questione. Probabilmente alla base di questa riflessione c'è lo stesso fraintendimento degli ultras, ben riassunto nello striscione che campeggiava a Montecarlo il 27 agosto 1999: "Sergio, la Lazio siamo noi". Un tema già affrontato sui forum, questo. Un tema antico e ciclico che però vale la pena di affrontare per la prima volta anche qui.
Tifare Lazio, a rigore, significa sperare che la S.S. Lazio vinca sul campo. Tutte le partite, senza distinzioni. Tifare per una squadra, a rigore, dovrebbe avere a che fare solo coi risultati sportivi della medesima. Quando ci preoccupiamo di noi stessi, e delle conseguenze che risultati di altre squadre potrebbero produrre sul nostro umore e sulla nostra vita quotidiana, probabilmente stiamo sostituendo al tifo per la Lazio il tifo per il nostro ego. E' facile condannare l'egocentrismo tifoso quando esso è incarnato da curvaroli professionisti con un tornaconto economico, e dunque in chiara malafede. Più complicato è farlo laddove il tornaconto è solamente emotivo. Processare le emozioni significa processare la legittima soggettività di ognuno. E' pur vero che la realtà oggettiva, o meglio ancora la storia, dice che per un certo periodo la Lazio è esistita anche senza i suoi tifosi: questo significa che sa vivere di vita propria e dunque è più importante di ognuno di noi.
Quindi in ultima analisi hai ragione te. Essere veri tifosi della Lazio significa rosicare di più per il gol di Thereau che per quello di Pjanic, a prescidere dagli scenari possibili che il campionato propone. Dopodiché consentimi un paio di considerazioni conclusive. 1) qui su LazioFew, mi auguro, non ci sono Guardiani dell'Ortodossia Biancoceleste pronti a dividere la platea in buoni e cattivi dall'alto di un piedistallo; io sono qui essenzialmente per questo e mi fa piacere discutere con te da pari a pari; in questa prospettiva mi riesce molto più facile darmi torto e darti ragione perché non c'è nessun moralista che accende il computer solo per dare lezioni al prossimo su qualunque cosa. Mi sento libero di confessare questa mia debolezza e di proporvela come tale, esattamente come mi sento libero di esprimere giudizi sui calciatori e sull'allenatore senza doverli riferire a schemi decennali, ad antiche prese di posizione rispetto alle quali tutto viene perennemente rinfacciato. Unilateralmente, aggiungo. E mi fermo qui perché altrimenti andrei troppo off topic. 2) Proprio perché mi rendo conto di essere in torto verso la Lazio quando faccio certi ragionamenti, evito accuratamente di portare le mie chiappe sui seggiolini dell'Olimpico quando nel mio cuore auguro ai nostri ragazzi risultati diversi dalla vittoria. So che bestemmiare è brutto e quando non riesco a trattenermi cerco almeno di non farlo in chiesa. E' che siamo umani, troppo umani. Mi consolo pensando che anche Luigi Bigiarelli era un uomo e che se fosse vissuto fino al 2014 forse avrebbe vissuto le stesse mie contraddizioni