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Il pagellone 2018-'19

Ultimo Aggiornamento: 29/05/2019 18:34
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27/05/2019 00:38
 
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Strakosha 7 – Sul podio. Rendimento tendenzialmente costante e superiore rispetto alla scorsa stagione, non foss’altro per il fatto che non commette errori nelle partite più importanti (Haidara a Salisburgo, la topica più sanguinolenta 2017/18). In Coppa Italia, percorso netto impreziosito dai due rigori parati a Lautaro Martinez e Nainggolan. Sulla punizione di Kolarov e sul lob di Saponara al ’99, le sue più gravi imperfezioni. Niente di clamoroso, quindi, quanto a errori. Conferma meritata, mi sarei aspettato una stagione peggiore dello scorso anno e invece mi ha smentito.


Proto 6 – Sfortunato in Europa League in cui subisce un gol a ogni tiro, si riscatta solo in parte a Cagliari con delle belle parate. Dicono sia un uomo-spogliatoio e non stento a crederci, viste le sue esultanze dalla panchina. Sufficienza di stima più che di resa.


Guerrieri n.g. – Sarebbe troppo penalizzante dargli un voto per l’unica gara giocata (male, peraltro). Certo, l’unica occasione avuta non l’ha sfruttata. Speriamo non resti a fare il terzo ma che trovi una squadra, anche se meglio della LegaPro sarà difficile trovare, vista l’esperienza di Trapani e diversi anni di sostanziale inattività.


Acerbi 7,5 – Il migliore, medaglia d’oro. Rendimento di alto livello, non fa rimpiangere De Vrij manco ad agosto. Se uno è giocatore, non ha bisogno di 6 mesi per dimostrarlo. È bastato l’esordio col Napoli. Bene anche in proiezione offensiva. I suoi gol sono valsi punti ed è sempre stato una spina nel fianco sui nostri piazzati o nelle mischie finali. Un leader tecnico e morale. Come Marco Parolo.


Radu 6 – Più stop della scorsa stagione, gli anni cominciano a farsi sentire impietosamente. Servirà un titolare nel ruolo e non sarà affatto facile perché lui, a 3 o a 4, per 10 anni è stato quasi sempre una garanzia. Terza Coppa Italia nel suo palmares e agganciato Nesta per numero di finali fatte (ben 7). Penso non serva altro.


Wallace 4,5 – Da salvare, il gol a Marsiglia che è valso mezza qualificazione e una buona prova con l’Inter in Coppa Italia conclusasi col suo opportuno placcaggio, pagato con 3 mesi d’infortunio. Il resto, purtroppo, è un po’ tutto da buttare via. Dopo 3 stagioni penso si possa dire: non adeguato al livello della Lazio. Lazio-Atalanta, il manifesto della sua, purtroppo, totale inaffidabilità.


Caceres 5 – Perlopiù un impiastro, checché se ne sia detto. La cartolina della sua mezza stagione, il rinvio sbucciato costato il gol di Pellegrini al derby. Giusto aver risparmiato metà dell’ingaggio allontanandolo a gennaio.


Bastos 6 – Voto complicato. Diciamolo chiaramente, il suo fallo di mano aveva sderenato una finale e solo una sventagliata di deretano ci ha graziato dal suo errore. Però, finale a parte, nel 2019 aveva giocato alla grande tutti i big match, non fallendone neanche uno (Juve, Inter 2 volte, Milan 3 volte, derby). Però, i primi mesi sono stati più ombre che luci e, più in generale, la sensazione della cazzata in canna te la dà sempre anche quando non la commette. Ma sufficiente, nell’insieme. Uno che terrei per la panchina.


Luiz Felipe 6,5 – Voto esagerato ma solo mezzo punto gli va dato per la finale, in cui è palmarmente nella terna dei migliori in campo. Penalizzato dai ripetuti infortuni, non ha fatto un grande salto di qualità rispetto allo scorso anno ma, come seconda stagione in A, ci si può contentare. Ancora non riesco a vedere in lui questo difensore dal futuro radiosissimo ma spero abbia tempo e modo per smentirmi. Chiaramente, è uno da confermare, altroché.


Patric 5 – Alla fine, ci resta negli occhi, di positivo, la gara di andata col Milan in Coppa Italia (dove comunque avrebbe meritato il rosso a 15’ dalla fine) e qualche altra cosa sparsa qua e là (a Parma, per esempio, aveva giocato discretamente). Ma nell’insieme, non ci siamo. Altra stagione insufficiente. Fin qui, salvo solo la sua seconda annata. Le altre 3, tutte negative. Vedi Wallace. Probabilmente la Lazio è un po’ troppo per lui, anche solo come 17/18esimo in rosa.


Durmisi 4 – Niente di niente da salvare. Non ha molte occasioni ma non ne sfrutta manco mezza, nemmeno coi Ciprioti, nemmeno nell’ultimo spezzone stagionale. E a referto mette quel fallo folle su Musacchio che, “per fortuna” non costa il quarto posto, a conti fatti, ma avrebbe potuto costarlo. Sbaglia anche il rigore nel quarto di finale. Quando non è l’anno…


Lukaku n.g. – Non ho manco capito quand’è che avrebbe smesso di giocare, quest’anno. Cioè, proprio non so collocare il suo abbandono agonistico, visto che non c’è praticamente mai stato.


Lulic 6 – Alla fine, sufficienza piena strappata con l’agonismo, la grinta, la determinazione. Insomma, con tutte quelle prerogative che ne hanno fatto un giusto idolo. Ma sembra davvero un atleta al lumicino e la scena di lui che si piega sulle ginocchia al 65° è stata un’immagine-manifesto della stagione. Vedi Radu. OK, alla fin fine, è stato tendenzialmente affidabile anche quest’anno ma urge titolare nel ruolo per la prossima stagione. Che da titolare sia davvero l’ultima. Con tutti gli onori del caso.


Marusic 5 – Lo scorso anno, perlomeno, aveva fatto quello scorcio autunnale che ci aveva fatto sussultare un po’. Quest’anno, mai la sensazione di essere adeguato e resta uno dei grandi enigmi inzaghiani. In alcune partite, perché è stato preferito al decoroso Romulo? Non so, forse per la corsa e per la maggiore predisposizione a coprire più campo perché altre ragioni non ne ho mai viste o capite. Un quarto di punto in più per il gol-perla di Marsiglia, che chiuse a doppia mandata quella importante sfida.


Romulo 6 – Dignitoso, quella che si dice una riserva affidabile, senza troppi fronzoli. Ma, appunto, una riserva. Si è rivelato, in ogni caso, un buono e intelligente acquisto, una rarità, per la Lazio, nel mese di gennaio.


Basta 4 – Chiude malinconicamente a Francoforte il suo quinquennio alla Lazio. Meritava di chiudere meglio ma non è colpa di nessuno se già da un po’ non aveva più le prerogative dell’atleta. Si lotta col Wallace di Lazio-Atalanta la palma per la peggiore prestazione individuale del decennio.


Murgia 5,5 – Scarsamente utilizzato, fa poco per non essere dato via in prestito; prestito, tra l’altro, risultato, per lui più e per quanto potrà ricavarne la Lazio in caso di cessione, più che proficuo.


Lucas Leiva 6,5 – Come solo i giocatori di una certa levatura sanno fare, si sceglie le partite in cui dare il meglio di sé e lo fa con cura certosina. Non fallisce, a conti fatti, nessun grande appuntamento ed è decisivo, oltre che migliore in campo, nella gara più importante. Ma tra infortunio e un calo verticale di rendimento rispetto alla scorsa stagione, più di una sufficienza larga non gli posso dare. Il campionato non lo ha praticamente fatto se togliamo Juve e Roma nel girone di ritorno.


Parolo 6,5 – Stagione migliore di quella che immaginavo. Fa di più e meglio degli altri due senatori (Radu e Lulic), garantendo un rendimento più che sufficiente per l’intero arco dell’annata. Mette a referto anche gol pesanti. Anche per lui, deve necessariamente profilarsi una stagione da panchinaro di lusso.


Milinkovic-Savic 6,5 – Un punto pieno (ma forse pure un punto e mezzo), per quel gol che cambia una stagione nei suoi esiti, trasformandola da fallimentare a trionfale. Così è il calcio, così è la vita. Magari Djimsiti lo marca meglio e oggi sarebbe il primo capro espiatorio di una stagione da buttare al cesso. Detta chiara chiara, la sua stagione è stata mediocre, hai voglia a dire “sono mancati solo i gol dello scorso anno”. Manco per niente, è proprio mancato tutto. Faccio fatica ad arrivare a 10 partite dal 6,5 in su. Anche nel cammino di Coppa Italia, dove perlomeno i Leiva e i Correa hanno concentrato le cose migliori, aveva perlopiù steccato, fino a quel magnifico minuto 81. Speriamo che quel gol e la punizione-gioiello col Bologna gli abbiano riconferito una più congrua valutazione di mercato.


Luis Alberto 5 – Stagione da dimenticare, di un grigiore costante, interrotto giusto da qualche gara in cui, da mezzala, ha fornito qualità alla manovra, rivelatasi decisiva per il risultato. Penso alla vittoria con l’Inter in campionato. Il suo assist sul palo lontano per Milinkovic è stata la cosa migliore della sua stagione. Ma a parte qualche buona partita distribuita qua e là, nell’insieme, un mezzo disastro.


Berisha 4+ – Va bene la preparazione deficitaria per gli infortuni, va bene gli infortuni in generale, ma siamo davvero di fronte a un flop assoluto, se, confermato come ovvio, non dovesse incidere subito, da agosto/settembre del nuovo anno. Sono stati diversi i casi di giocatori che dopo un anno negativo sono esplosi nella stagione successiva. Speriamo ma quanto visto quest’anno è stato davvero da mani nei capelli. Rispetto a Durmisi, un quarto di punto in più per il rigore procuratosi a Parma.


Badelj 5 – Delusione cocente. Qualche prova decorosa qua e là ma mai la sensazione di essere un’alternativa così credibile da mettere in pericolo la titolarità di Leiva, pure in una stagione per lui (Leiva) resa complicata da infortuni e rendimento insoddisfacente. Si è dovuto, praticamente, lottare il posto con Cataldi. E questo dà la cifra della sua brutta stagione.


Cataldi 6 – Non ha mai davvero sfigurato ma sono state troppo rare le occasioni in cui abbia dato l’idea di aver, definitivamente, fatto quel benedetto salto di qualità. Ci resta il bel gol con la Spal, quello nel derby (con la complicità di Olsen) che da solo è valso potenziale mezzo punto, ma anche prove piatte, senza grandi sussulti, e questo è il suo vero limite, l’incapacità, con la sua resa, di incidere con continuità. Di fronte a un’offerta adeguata (dai 5 milioni in su), lo venderei, altrimenti, OK nel roster ma come 18/19esimo.   


Armini 6 – Voto simbolico perché il minutaggio non consente di dargli un voto. Però, pare davvero avere una personalità interessante. Non si nasconde, è uno che pare non abbia paura di giocare.


Bruno Jordao 5,5 – Anche qui, un voto simbolico. Si vede che ha buoni numeri ma si vede pure che, per il momento, giochi con eccessiva superficialità, che forse gli deriva dalla consapevolezza di saper trattare la palla.  


Immobile 6 – Trascinatore fino al 31 gennaio, poi un’eclissi preoccupante, come se di colpo si fosse spenta la luce. A livello mentale, pesa molto il suo difficile rapporto con la Nazionale ma è sembrato arrancare proprio tecnicamente, come se, di colpa, avesse smarrito l’abbiccì del centravanti. Per fortuna, si spara l’unico colpo in canna del girone di ritorno proprio nel derby, da subentrante.


Correa 6,5 – Il nostro Boniek, si fa bello solo per le gare serali di Coppa. Italia, in questo caso. Tutta la sua stagione la possiamo sintetizzare nei due gol che sono valsi il trofeo nazionale. Per il resto, stagione molto contraddittoria. In campionato, ha lasciato il segno solo nel derby di ritorno e in Europa League ha inciso davvero poco. Non arriva alla doppia cifra nei gol complessivi, pur avendo giocato molto, a dispetto della vulgata che lo ha voluto sacrificato sull’altare delle scelte cervellotiche di Inzaghi. È un buon giocatore, chissà quanto destinato a migliorare ma serve molto di più per farmi innamorare.


Caicedo 7 – Subito fuori dal podio c’è lui. Rare le sue brutte partite, da gennaio in poi è stato tutto un crescendo. È uno di quelli in grado di far giocare bene la squadra, non solo di finalizzare, cosa che ha fatto spesso in relazione alle gare giocate. Si è riscattato dopo la prima stagione nella quale non era manco andato particolarmente male ma aveva fallito i match ball di Champions in modo obiettivamente superficiale.


Pedro Neto 6 – Scampoli discreti ma deve crederci di più. E deve esercitarsi a guardare di più la porta.


Luan Capanni n.g.


Rossi n.g.



Inzaghi 7 – Con un trofeo in mano, impossibile dare di meno. Andrebbero, però, fatte diverse considerazioni di carattere generale. La prima e più importate è che era al terzo anno. E senza dover citare necessariamente Clough, sappiamo cosa significhi il terzo anno per un allenatore. La seconda considerazione, la stagione molto negativa dei due elementi che la squadra la cambiano nel bene e nel male: Milinkovic-Savic e Luis Alberto. E alla loro annata negativa aggiungiamo un Correa che ha faticato troppo a sbocciare e un Immobile che negli ultimi 4 mesi ha praticamente spento l’interruttore. Gli acquisti sbagliati (almeno per l’anno in corso) di Durmisi, Berisha e Badelj hanno fatto il resto. Chiaro che in tutto questo, ci sono stati anche suoi precisi limiti, soprattutto in alcune scelte nelle rotazioni che hanno obiettivamente lasciato perplessi e nell’incapacità di non saper mai gestire un impegno infrasettimanale. Ciò detto, nonostante tanti problemi, è riuscito a tenere la barra diritta e a non sbracare come successo a Pioli ma anche allo stesso Petkovic. Anche nei momenti peggiori del campionato, non si è mai allontanato dal gruppo Champions, restando sempre in scia (quando non direttamente dentro) fino a quando ha deciso di abdicare a un gradino dal trofeo, giocandosi un tutto o niente. Ed è stato tutto. Ma, tolte una decina di partite, fortunatamente ben selezionate, non è stata una bella Lazio, nell’insieme. Ma nel calcio contano le bacheche e nient’altro.

 

 

 

 

 

 



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