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Il pagellone 2017-18

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2018 19:02
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21/05/2018 12:20
 
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STRAKOSHA 6,5 – in quasi tutte le partite davvero determinanti, stecca. Praticamente, solo in Coppa Italia fa un percorso ottimo, sfoderando parate decisive contro Fiorentina e al ritorno col Milan, compresi i due rigori. Poi, ci sono le parate su Cuadrado in Supercoppa dopo 4 minuti e il rigore di Dybala. Qualche altra bella partita qua e là, col picco di Lazio-Atalanta (la sua migliore) ma la sensazione complessiva è che le due sue maggiori virtù, ossia freddezza e fortuna (di sbagliare nelle partite che non contano o a risultato acquisito o in partite comunque, alla fine, portate a casa) siano un ricordo oramai lontano. Alla fine, la sufficienza più che piena c’è perché al suo primo anno da titolare in partenza fa comunque una stagione migliore della stagione migliore di un Muslera o di un Carrizo. Ma siamo lontani dal Marchetti 2011/13.

VARGIC 5 – se avevamo qualche dubbio sulle sue qualità, le inutili gare di Europa League in cui si è esibito ce lo hanno tolto.

DE VRIJ 6,5 – sufficienza piena che si guadagna (solo) a suon di gol determinanti o che comunque potevano esserlo, vedi entrambe le gare col Napoli, da lui sbloccate. Nella gara decisiva, quella senza più appello, la combina davvero grossa, esattamente come a Leverkusen. Senza quei gol, stando quindi allo “stretto lavoro difensivo”, non riesco ad attribuirgli qualcosa di più di una sufficienza striminzita. Se una squadra prende 49 gol in campionato, il leader deve entrarci per forza, così come non può non entrarci quando si prendono 4 gol in 20 minuti da una squadra tecnicamente inferiore e con attaccanti che non vorrei manco per la panchina. Il suo voto alla stagione è perfino più alto del suo voto al quadriennio, caratterizzato da un anno e mezzo d’inattività.

BASTOS 5,5 – anche qui, siamo un po’ larghi grazie ai gol decisivi. Difensivamente tiene fino al derby, poi è un’agonia. Il fallo su Kolarov cambia la sua stagione e forse anche quella della Lazio che fino a quel momento aveva trovato in Bastos un elemento vagamente affidabile.

WALLACE 4,5 – mezzo punto in più perché in Supercoppa fa una gara all’altezza, praticamente l’unica. Gli infortuni non sono mai un alibi, semmai una colpa. A lui sembra aver pesato oltremodo, quello stop. La mia delusione è duplice perché pur non considerandolo un fenomeno, pensavo, anche per via di un età ancora verde, che potesse diventare una caposaldo della nostra difesa. La stagione sembra smentirlo in modo nettissimo.

CACERES 5,5 – nel post-Salisburgo era venuto fuori con delle buone prestazioni tanto da far pensare: hai visto mai? Macché.

LUIZ FELIPE 6 – nonostante tutto la sufficienza gliela do. Sensazioni terrificanti circa la sua titolarità il prossimo ma, viva la faccia, almeno nella stagione ha tirato fuori le unghie e diverse buone prestazioni. Pare scarso come “difensore in quanto tale” ma ha un buon piede e almeno un’apparente voglia di giocare e crescere. Non è colpa sua se è stato costretto a disputare un numero di partite che manco la madre avrebbe mai sperato.

PATRIC 5 – più danni (Bernardeschi e  Laxalt sono la fotografia della sua stagione) che cose fatte bene. A lui va sempre la mia umana simpatia perché in campo dà tutto quello che ha, il più delle volte. Lo spezzone col Salisburgo in casa mi ha commosso, per dire. Certamente, un passo dietro notevole rispetto alla scorsa stagione ma su di lui hanno pesato beghe contrattuali partite l’estate scorsa.

RADU 7 – la più bella stagione di sempre, forse ex aequo col 2010/11. Certo, anche lui al dunque è mancato, sia fisicamente (assenze nel momento topico, vedi Atalanta in casa) sia mentalmente (gol di Simy ma soprattutto il gol-ammazza partita di Salisburgo). Magari avercelo anche solo altra mezza stagione su questi livelli, però.

BASTA 5 – vedi Wallace. La gara di Supercoppa, qualche buona partita (due, forse tre) a cavallo dei due gironi e nient’altro. Non essere riuscito a togliere il posto a Marusic dovrebbe suggerirgli di smettere con l’attività agonistica.

MARUSIC 5 – comincia col fallo delirante su Alex Sandro, cresce bene in autunno poi si ferma fino a raggiungere i patetici livelli di Armando Madonna nell’unico anno alla Lazio. Qualche segno di risveglio dopo il derby di ritorno per poi terminare malinconicamente.

PAROLO 6 – ripete, sostanzialmente, la stagione scorsa, anche nello sfortunato epilogo. Sfortunato, poi, è da vedersi. Se per 3 volte su 4 nell’ultimo mese ci sei e non ci sei, forse non c’entra tanto la sorte. Altro elemento che va ringraziato ma panchinato il prima possibile. Anche perché saranno 34 primavere a gennaio.

MURGIA 5,5 – trequarti di punto sono per quel gol e per quello di Arnhem che è stata una badilata sulla qualificazione già dopo la prima partita e che ha permesso una rotazione di tanti giocatori nel girone. Per il resto, prove piatte senza mai la reale sensazione di avere a che fare con un giocatore pronto per una buona serie A.

LUCAS LEIVA 8 –Poteva essere anche più di questo 8 rotondo ma dal derby (compreso) in poi è stato tutto un declinare, probabilmente anche condizionato da un’incombente squalifica in caso di cartellino, risparmiato per l’ultima partita. Difficile possa ripetersi e anche l’età lascerebbe suggerire che è il caso di trovargli un vice più che all’altezza. Una stagione così formidabile, peraltro impreziosita da “tanti” gol da stupire perfino Klopp, non la ripeterà. Di questo possiamo starne certi e questo fa accrescere a dismisura il rammarico.

DI GENNARO 4,5 – sempre rotto e quando ha giocato non ha lasciato tracce.

MICELI 6,5 – incoraggianti le sue esibizioni. Ma è chiaramente un voto solo simbolico.

MILINKOVIC-SAVIC 8- - mezzo punto in meno di Lucas Leiva, non foss’altro che in lui si coglie una netta differenza tra le partite in casa e le partite in trasferta, dove incide praticamente in tutte e tredici le vittorie o giù di lì. Non me la sento di ascrivergli responsabilità particolari per le partite decisive in cui è mancato. Mi limito a prenderne atto e a pensare a cosa significherà perderlo in termini di gol, assist, peso specifico sulle partite.

CRECCO 5 – abbiamo capito perché non trova una squadra manco in serie B.

LULIC 7 – probabilmente il giocatore dal rendimento più omogeneo nel corso della stagione. Voto, probabilmente, amplificato dal nulla fatto dagli altri “quinti” in campo.

LUKAKU 5,5 – con Wallace, più di Wallace, la mia grande delusione personale. Un 2018 ributtante, fatto di infortuni e prestazioni mediocri. Resta la sgommata su De Sciglio e le buone cose nella prima parte di stagione, forse le ho più immaginate che viste veramente.

LUIS ALBERTO 8 – stagione strepitosa, con un appannamento lungo ma sostanzialmente indolore nella parte centrale. Più di altri ci tiene vivi fino alla fine. Pesa molto l’errore di Salisburgo, altrimenti si poteva dare anche di più a un’annata, temo anche nel suo caso, irripetibile.

FELIPE ANDERSON 6,5 – alla fine la sua stagione è più che sufficiente. Di fatto, è stato una riserva, non ha mai superato Luis Alberto nelle gerarchie e come tale devo considerarlo. Cioè, capisco che è l’uovo e la gallina, questo discorso, ma se anche nel suo momento migliore e in quello peggiore di Luis Alberto non gli è andato davanti per 2-3 partite, non posso prendermela con lui perché non ha fatto abbastanza. Quest’anno ha fatto perfino gol pesantissimi, come quello di ieri o come il 3 a 2 al Salisburgo o il 3 a 3 di Firenze. Ha incantato in Lazio-Steaua, ha fatto una prova di grande maturità a Kiev. Tutto questo senza contare che ha saltato 4 mesi di stagione per un brutto infortunio. Con tutti i suoi limiti e le sue pause, sarebbe ingiusto dargli di meno.

NANI 3 – confesso di aver cullato qualche sterile illusione, soprattutto dopo Bologna, in quel periodo là. Un mangiapane a tradimento, invece.

PALOMBI 5 – alla fine gli levo quel mezzo punto che sarei stato perfino tentato di dargli in più se non lo avessi visto anche a Salerno. Un ectoplasma.

IMMOBILE 8,5 – stacca di poco Lucas Leiva e Luis Alberto ed è tutto suo il gradino più alto del podio. 29 gol in campionato, 8 in Europa League, 2 in Coppa Italia, 2 in Supercoppa. Fino all’infortunio, in lotta per la Scarpa d’oro coi grandissimi d’Europa. Dopo Torino-Lazio avevo detto che avrei rinunciato a 2 punti pur di averlo sano nelle ultime 3 partite. Non avevo torto. Affatto.

CAICEDO 6 – nonostante Crotone, la sufficienza gliela riconosco. Per minutaggio accordato, gol, assist e impegno non sono praticamente mai mancati. Stecca la sua gara più importante ma non gli butto la croce addosso. C’è la fila, prima di lui. E non posso manco prendermela con lui in quanto scarso, non è questa la sede.

 

INZAGHI 6 – sarebbe stato 8,5 con la qualificazione raggiunta. Dice, ma un colpo di testa da calcio d’angolo preso a 10 dalla fine cambia tutto? Purtroppo, sì. È la legge dello sport, è la legge della vita. Nel suo caso, poi, la fama di uomo di fortunato che lo stava abbandonando dopo Milan e Salisburgo si era prepotentemente rifatta sotto assumendo le sembianze di Cuadrado, Higuain, Politano e Berdardi. Ma dico pure Orsato, Santon e Consigli. Non è bastato manco quello. Non è bastato affrontare per il più facile dei match point la terzultima del campionato ed essere passati pure in vantaggio a casa loro mentre vedevano materializzarsi la retrocessione. Come nella celebre barzelletta-parabola del “tanto io mi salverò” e Dio che dice al morto annegato “T’ho mandato 3 barche!”, se scatarri sopra alla mano di Eupalla, non ci sono più arbitri e Nicchi che tengano. Chiaramente non andrà mai dimenticato tutto quello che abbiamo subito in questo campionato ma a differenza di Treossi, stavolta non hai fatto 4 vittorie e 1 pareggio nelle ultime 5 e il tuo avversario non ha fatto 5 vittorie su 5. Spiace ma questo finale di campionato, allargando anche a COME siamo usciti dalle Coppe, ridimensiona pesantemente il suo rendimento e getta un’ombra lunghissima sul suo futuro. A mio avviso, sarebbe un bene per tutti - per lui per primo -, salutarsi da buonissimi amici con un trofeo in più in bacheca e molte cose buone fatte.     



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