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Pagelle Juventus-Lazio 1-2

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2017 12:57
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15/10/2017 08:06
 
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STRAKOSHA 8.5-Analisi della prestazione che sarebbe del tutto lineare senza quello sketch da Cochi e Renato sulla linea di porta. Aperta parentesi: perché, dopo un buon avvio, sta peggiorando continuamente coi piedi? Ieri, comunque, netta prevalenza dei lati positivi e fortuna strameritata sul palo di Dybala. Molto appariscente la mossa dello scorpioncino su Higuaín, dove usa il piede in maniera magistrale per estendere il volume del corpo, ma lì è innanzitutto il Pipita a sbagliare a colpo sicuro. Molto più sostanziale l’intervento sulla conclusione a incrociare di Khedira, dove somma tecnica, tempismo ed estensione nel deviare un pallone che era ovvio aspettarsi sull’altro palo. Impeccabile, nella circostanza, la distribuzione del peso sui due piedi. L’apoteosi del giustiziere nel recupero, dove ha il merito di rimanere in piedi fino all’ultimo: non basterà contro tutti i rigoristi, ma è una soluzione perfetta contro chi non calcia di forza e cerca di mettere a sedere l’estremo difensore. Utilizzando la stessa tecnica, Tomislav Ivković parò – unico al mondo – due rigori a Maradona. Con una piccola differenza: alla fine, sia lo Sporting Lisbona sia la Jugoslavia persero nella serie dal dischetto. Mentre lui si rivela, ancora una volta, portiere da punti.

BASTOS 7-Mister Hyde e Doctor jekyll, in rigoroso ordine di apparizione. Imperfetto nel salire sull’1-0, al netto di VAR e compagnia cantante, paga più ancora degli altri l’episodio andando in bambola fino alla fine del primo tempo. Dagli spogliatoi esce un muro umano al limite della perfezione, implacabile nell’immolarsi a chiudere gli spazi e con numeri alla Luis Alberto in disimpegno. Potere della mente.

DE VRIJ 6.5-Si può dire? Il meno convincente del terzetto difensivo, e non solo perché gli uomini di Allegri concentrano il gioco nella fascia centrale sollecitando in maniera privilegiata la sua zona. Si sbrighi a firmare il rinnovo, con prestazioni del genere i suoi estimatori rischiano di dirottare le proprie attenzioni su qualche suo compagno di reparto.

RADU 8-Conferma uno stato di forma imprevedibile con una prestazione a testa fredda, senza illusioni e senza ottimisimi (cit.), ma con enorme sostanza ed errori zero. Per applicazione, più che un Radu maturo, sembra un Siviglia molto più forte.

MARUŠIĆ 5.5-Escluso dal gioco per la maggior parte del match, nella sua posizione non può entrarvi di prepotenza. Merito ulteriore alla Lazio per aver vinto in dieci e mezzo, demerito per aver sprecato un’arma tattica.

PAROLO 7-Cercato incomprensibilmente sullo scatto in troppe circostanze nel primo tempo. Non trova i suoi tipici inserimenti, ma la tenuta e la personalità con cui ispessisce il centrocampo mettono anche la sua firma in calce a una vittoria storica.

LUCAS LEIVA 9-A Genova aveva tenuto una lezione universitaria sul tagliare le linee di passaggio. Oggi la ripete su un diverso argomento, vale a dire lo sradicamento della palla dai piedi dell’avversario senza commettere fallo. A confermare un’esperienza internazionale di livello, è praticamente l’unico a rimanere in partita al massimo per tutti i novanta minuti. Più recupero, naturalmente.

MILINKOVIĆ-SAVIĆ 7-Contribuisce da par suo a spaccare la partita in un inizio ripresa da tramandare ai posteri. Ma, mai come all’ex Juventus Stadium, si nota il divario fra ciò che è e ciò che potrebbe essere. La forza d’urto e la qualità con cui abbatte il reparto avversario sono degne di uno che può comprare un cagnolino, portarlo a spasso e chiamarlo Pogba. La conclusione molle tra le braccia di Buffon – con un compagno libero sul secondo palo – e qualche leziosità che rallenta la corsa al 3-1 dicono di un bimbo già grande, ma che deve crescere ancora. In fondo, per un ‘95, non è un dramma.

LULIĆ 6.5-Il più puntuale nello switch difensivo da tre a cinque che tappa falle in serie. Il più impreciso nelle giocate. Comunque serviva uno come lui, non un Lukaku.

LUIS ALBERTO 8.5-L’assist dell’1-1: da Barcellona? No, molto meglio. Il suo omologo blaugrana l’avrebbe forse toccata di prima per un malinteso senso estetico, perdendo l’attimo fuggente. Lui la trattiene per quella frazione di secondo che perfeziona il sincronismo con l’inserimento di Immobile: per sintesi alchemica di tecnica, tattica, testa e senso del collettivo, è roba da Grande Ungheria. Gioca a sprazzi, ma decide partita e risultato: non è forse questa la firma del campione?

IMMOBILE 8.5-Vedi il suo ispiratore Luis Alberto. Anche lui ne ha poco ed è costretto a uscire esausto, ma dipinge un capolavoro con un paio di pennellate. Utile ripasso per chi si era dimenticato cosa fosse un centravanti.

NANI 6.5-Mezzo voto in più per l’abnegazione con cui, lui che ha un curriculum chilometrico, si mette a disposizione. Prende confidenza con gli arbitraggi italiani in un paio di chiamate surreali. Considerando che maglia indossa, un’esperienza formativa per il futuro.

CAICEDO 5-Ancora un discreto impatto come subentrante – che fa rimpiangere comunque Immobile, ma il ruolo di vice-Ciro non è nelle sue caratteristiche – e un paio di palloni lavorati con maestria: ma quell’errore davanti a Buffon, quando si doveva chiudere la partita, è imperdonabile. Assieme alla follia di Patric rappresenta le leggerezze che una squadra sempre più grande nella testa deve evitare, per non esporre a rischi gratuiti il passaggio dalla prestazione al risultato.

PATRIC 1-Lasciando un attimo da parte la querelle rigore sì/ rigore no (rigore no, nel modo più assoluto): che senso ha un intervento del genere in una situazione non disperata, con tutti i rischi insiti in una simile entrata, con un arbitro che aveva dimostrato di non aspettare altro per adempiere alle proprie mansioni da killer? Col suo ingresso si abbassa la qualità dei disimpegni, spesso ridotti a rinvii alla viva il parroco, e fin lì ci può stare. Ma un raptus del genere diventa un’irresponsabile pugnalata alla schiena a quanto costruito dai compagni durante il match. Limiti di freddezza, che diventano potenzialmente fatali – e non è la prima volta – nei minuti di recupero. Lavorare sulla testa, il giocatore ha i mezzi per rendersi utile.


INZAGHI 9-In termini di estetica pallonara, la Lazio di Mancini – l’ultima a vincere sul campo della Juventus – fece ancora meglio: ma sul piano della personalità si è assistito a qualcosa di difficilmente confrontabile anche col periodo cragnottiano.
Unico momento negativo quello successivo allo svantaggio, quando la squadra accusa troppo nettamente il colpo dopo una carognata tecnologica.
L’uscita dagli spogliatoi è una sorta di Cardiff alla rovescia, per usare le categorie concettuali degli sconfitti di giornata.
I cambi di Luis Alberto e Immobile tolgono qualcosa, ma la stanchezza dei titolari e le alternative a disposizione non permettevano di meglio.
Sul piano della mentalità, sta materializzando qualcosa di inedito in 117 anni di Storia.
Ora lo aspetta il Santo Graal di San Siro: ma due vittorie stagionali contro la Juventus rappresentano già un tesoretto con pochi precedenti.
[Modificato da Er Matador 15/10/2017 08:14]

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