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Pagelle Lazio-SPAL 2013 0-0

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2017 22:39
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20/08/2017 23:43
 
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STRAKOSHA 6-Non smarrisce la concentrazione, e sbroglia qualche pallone non semplicissimo coi piedi, in una giornata senza veri interventi da parte di entrambi i portieri. Impossibile dargli di più per la scarsa entità del lavoro da svolgere.
WALLACE 6-Un po’ troppa sicumera in alcuni controlli a rischio, gestiti da piedi che in molti ricordavano migliori. Poca iniziativa nel rompere gli schemi per buttare nell’altra area la propria fisicità: e accontentarsi del compitino difensivo in una partita come questa non è un merito.
DE VRIJ 6.5-Eccellente come regista basso, qualche passaggio a vuoto come difensore puro. Sconta le difficoltà nelle distanze fra i reparti, le cui geometrie vengono stravolte dalla presenza al centro di Luis Alberto al posto di uno dei due Lucas. Tenta di rendersi pericoloso in avanti, anche nel suo caso con scarso costrutto.
RADU 6.5-Merita il mezzo punto in più per il muro che stoppa Floccari al tiro davanti alla porta. Sufficiente per il resto, anche se condivide con Wallace l’ancoraggio troppo stretto a un trio difensivo che forse andava sfoltito a gara in corso.
BASTA 5-Un paio di iniziative da fuori in un ineludibile “vorrei ma non posso”. Aveva distillato dalle proprie energie al lumicino una prestazione di livello in Supercoppa, facendo ampiamente il suo: era sottinteso che, nel successivo e meno determinante impegno, non andasse schierato.
PAROLO 4-Un vero e proprio brown out, col calo di tensione che lo priva dell’intensità senza la quale non può incidere. La colpa non è sua, ma di chi si aspetta che un trentaduenne – e impegnato in un ruolo così logorante – possa giocare al meglio ogni tre giorni.
LUIS ALBERTO 7-Lo spostamento di ruolo toglie un riferimento fondamentale sia alla terza linea, come già sottolineato a proposito di de Vrij, sia in sede di ultimo passaggio. Recupera le coordinate nella ripresa, riprendendo il centro del palcoscenico e sfiorando il gol da fuori: peccato che, quando sollecita i compagni con un po’ di qualità, il tutto si risolva in un dialogo fra sordi. Sul piano della ricostruzione personale, una tappa pienamente positiva.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 5-Sa di essere fra i pochi con la giocata individuale in canna, e la cerca con una discreta costanza. Purtroppo il piede è freddo, se non gelido. Neppure lui, nonostante la giovane età, può dispensare miracoli col distributore automatico.
LULIĆ 4-La gestione della fascia richiede una lucidità che stasera gli manca. In queste condizioni non rimane che sostituirlo (ma con chi?) o accentrarlo alla ricerca dello spunto: e infatti trova almeno la porta di Gomis, sia pure con un passaggio o poco più. Un altro con le batterie scariche dopo la Supercoppa, e da uno col suo temperamento è ancora più significativo.
IMMOBILE 5-Tira troppo sul portiere estense in un paio di circostanze, una delle quali in fuorigioco. Spreca la bella verticalizzazione di Luis Alberto con un doppio controllo davvero grossolano. Generoso come sempre ma cercato soprattutto sulla tecnica, e lì sono emersi tutti i limiti in materia.
PALOMBI s.v.-Gettato nella mischia al debutto e in una squadra che non c’è. Per oggi votaccio risparmiato, ma prestazione inesistente.
LUKAKU 6-Alza decisamente il baricentro sulla fascia di competenza, ma senza trovare la chiave dell’incontro. Del resto, i difensori ferraresi sono tutti più forti di De Sciglio.
MARUŠIĆ 6.5-“Corsa”, “spinta”, “percussione”, “taglio sul secondo palo” sono concetti chiarissimi nel suo modo di giocare. “Saltare l’uomo” un po’ meno, e stasera sarebbe servito. L’uomo in più sull’esterno si sente, il problema è che a calcio servono anche i piedi. Va pesantemente dirozzato, anche nella postura da rigor mortis.
CAICEDO s.v.-Il Palombi diversamente giovane. Più che un oggetto misterioso, un corpo estraneo.

INZAGHI 5-L’attacco frontale alla Cadorna, senza l’ombra di uno schema, di un movimento senza palla, di un tentativo di aggiramento, rappresenta un rilievo già mosso nei suoi confronti.
Altrettanto vale per il ritardo nei cambi, per i quali bastava e avanzava il primo tempo: e in entrambi i casi è difficile escludere le sue responsabilità.
Da squadra piccola piccola il rientro nei ranghi dopo l’exploit in Supercoppa, la mancanza di cinismo nel raddrizzare una partita complicata e i tempi di recupero delle energie mentali, decisamente incompatibili col giocare ogni tre giorni.
Serviva qualche elemento di personalità in più rispetto all’anno scorso, e non toccava al tecnico procurarlo.
Come non toccava a lui colmare, in sede di mercato, la distanza che separava – sia per quantità sia per qualità – l’organico dalla dimensione tecnica della stagione appena iniziata.
Dal Codice di Hammurabi: se qualcuno dice “siamo a posto” con riferimento all’attuale rosa, gli si tagli la lingua.

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