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Pagelle Lazio-Milan 1-1

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2017 19:21
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14/02/2017 06:21
 
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STRAKOSHA 5.5-Chiamato in causa a freddo per un problema a Marchetti nel riscaldamento, reagisce con tranquillità giocando semplice e sbrogliando situazioni non facili coi piedi. Sulla prima e unica parata, viene trafitto dalla conclusione angolatissima di Suso: la disposizione difensiva e le arcinote caratteristiche dello spagnolo – che ha in canna colpi precisissimi, ma pochi e ripetitivi – indicavano però quel palo come unico possibile sbocco. Non serviva un genio per cogliere la necessità di anticipare da quella parte. Non siamo nell’ambito della culpa gravis, ma un portiere da punti quel tiro lo prende. Bene la testa, da migliorare la tecnica.
BASTA 5-Un’azione, ininfluente, in avanti. Un errore, indecente e potenzialmente rovinoso, nella propria metacampo. Si può discutere se Patric abbia la stoffa del titolare, ma per mandare in panchina un simile fantasma ha già dimostrato fin troppo. Altro scandalo filo-senatoriale e anti-meritocratico, e certe logiche hanno stancato.
DE VRIJ 6.5-Non dissemina prodezze, ma non sbaglia praticamente nulla e offre un solido riferimento. Quel che gli si chiede in una giornata di ordinaria amministrazione e poco lavoro.
HOEDT 5.5-Troppo deficitario sul gol, anche se non l’unico colpevole, per raggiungere la sufficienza. Peccato, perché la regia bassa aveva garantito buona fluidità di manovra. E, sui pochi errori in prima battuta, aveva rimediato con mestiere senza cadere nella trappola dell’irruenza. Ha qualità importanti, ma anche difetti che impediscono di schierarlo in tutte le partite e in tutte le situazioni tattiche.
RADU 5.5-Un altro che crolla alla prima reale sollecitazione dopo aver dato una piacevole sensazione di sicurezza. Dalla sua parte, per 70 minuti, hanno semplicemente girato al largo. Forse hanno solo capito male.
PAROLO 6.5-Parlando di lui, viene spesso alla mano l’espressione “legante”: difficile descrivere meglio la sua funzione all’interno del centrocampo e della squadra, che devono anche ai suoi continui e lucidi movimenti un buon equilibrio d’insieme. Niente di che negli inserimenti offensivi, ma non è il tipo di contributo che ci si aspettava da lui in una gara come questa.
BIGLIA 5-La regia difensiva in occasione del pari, contro un’azione praticamente da fermo, rievoca Caporetto: anzi Lissa, intesa come situazione di superiorità ribaltata di segno per colpevole imperizia strategica. Ancora una volta accompagna la partita, subendola senza la minima reazione. Da perno della manovra – e magari da capitano – dovrebbe offrire un appoggio costante ai compagni che non sanno cosa fare del pallone. Invece, quando le cose si mettono male, gioca a nascondino imboscandosi come un disertore. Murgia, con una manciata di presenze in serie A, si dimostra molto più disponibile a prendersi quel tipo di responsabilità: segno che con le biglie – quelle vere, non quelle nel nome – si nasce, non è una questione di esperienza. Mezzo giocatore e mezzo uomo sul piano della personalità, il prototipo delle caratteristiche che la Lazio deve mettere in blacklist se non si accontenta di mantenere la categoria.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 4-Perdere due palloni in quel modo sull’azione del pari è inammissibile, punto. Insulso nel primo tempo, decolla quando guadagna una posizione avanzata. Ormai tutti hanno capito dove deve giocare, tranne il facente funzione in panchina.
FELIPE ANDERSON 3-Identifica troppo tardi in Vangioni, e solo dopo l’ammonizione a carico dell’argentino, il punto debole del Milan: trattandosi di un quasi debuttante, reduce da novanta minuti in inferiorità numerica a Bologna e da altrettanti complessivi nelle precedenti gare di campionato, ci si poteva arrivare prima. Ma il vero problema è che da una superiorità incontenibile tira fuori un paio di conclusioni sul primo palo, parabili da una sagoma in allenamento, e una serie di traversoni a capocchia. Potevano bastare, se non fosse stato per colpe altrui e ancora più gravi, ma non è ciò che ci si attende da un giocatore coi suoi piedi, le sue responsabilità nei confronti della squadra e una fascia a disposizione.
IMMOBILE 3-Risale a una valutazione così alta grazie ai rigori, tolti i quali – quello concesso, almeno, in cui ha il merito di credere in un pallone perso – si giocherebbe una settimana senza segnare. Per il resto un Lulić d’attacco, con piedi se possibile peggiori. Sta al nipote come Floccari stava a nonno Reja. E questo vizio di rovinare dei centravanti trasformandoli in inconcludenti tuttocampisti, come se si disponesse di chissà quali alternative in sede di finalizzazione, è un farsi del male senza motivo.
KEITA 3-Dalla verve che sembra esibire nel primo tempo ricava un rigore in movimento, che trasforma in uno straccio bagnato, e zero assist decisivi. Davvero qualcuno crede ancora alla sua reale utilità?
LULIĆ 6-Un intervento scriteriato su Abate in area di rigore, e per sua fortuna era fuorigioco. Un paio di giocate da trequartista che i soliti noti riescono a vanificare. Spezzone sufficiente, anche se non porta la solidità e la maggiore copertura che ci si aspettava col suo ingresso.
LOMBARDI e PATRIC s.v.-Invitati a festa finita: poco elegante, fra l’altro. Servivano molto prima.

INZAGHI 3-Condivide col tridente la responsabilità per la mancata vittoria, e quindi il voto.
Bella squadra? Bella partita? Forse nel campionato portoghese, dove si pretende di giocare senza porte.
Nel resto del mondo bisogna anche segnare, e se ciò non avviene non è solo per le flagranti mancanze individuali.
Da chi dipende se TUTTE le ripartenze avvengono in fotocopia, pur avendone appurato la sterilità?
Se Felipe Anderson, nel momento in cui crossa, non trova un compagno sul primo palo, uno sul secondo e dei movimenti provati e coordinati, ma solo gente che vaga per il campo senza riferimenti?
Se Immobile, centravanti dai noti limiti ma con un innegabile killer istinct, viene disinnescato e spremuto facendolo giocare ovunque tranne che nella posizione di competenza?
Se la squadra gioca perennemente con spirito e tecnica da esibizione, senza la cattiveria e il cinismo per finalizzare la prestazione?
Se al gol subito si dissolve, al punto da rischiare il disastro completo contro un avversario ridicolo se solo la partita durasse ancora qualche minuto?
Se i cambi oscillano, ancora una volta, fra il tardivo e il dannoso, fra il tremebondo e l’insensato?
Se la Lazio punta a qualcosa di serio, molti componenti dell’attuale organigramma possono servire al massimo come tifosi.
E lui è uno di quelli.

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