Pagelle Atalanta-Lazio 3-4

Trovandomi fuori casa, ho seguito solo i riflessi filmati nei servizi del dopopartita.
La sensazione più consolante è senz'altro l'esordio di Lombardi: gol a parte, ha dimostrato che si può passare dalle giovanili alla disastrata serie A dei giorni nostri anche se il bimbo non ha indossato la maglietta della salute.
Come altri hanno sottolineato, una rondine non fa Primavera e una buona prova non chiude il discorso mercato nel ruolo.
Ma almeno c'è una minima idea di futuro, che si spera possa regalare spazio ad altri ragazzi: anche perché la continuità fra settore giovanile e prima squadra rimane una fra le pochissime opportunità di dare un senso alla scelta - criminosa sul piano strategico, lo ribadisco - effettuata per la panchina.
Il gioco di rimessa - di eccellente fattura - e il contesto offensivo in genere sembravano disegnati apposta per Ciro Immobile, che infatti vi si è inserito con la massima naturalezza.
Rimane da capire come il tridente leggerino di ieri, sostituti compresi, possa fare breccia contro difese a doppia mandata: serve qualche contromisura, perché situazioni del genere non mancheranno.
Preoccupante l'incapacità nel gestire il risultato che, con una diagnosi al buio (o alla luce delle ultime stagioni), non è difficile attribuire al calo di Biglia: senza il quale mancano sia l'interdizione sia l'elemento cui appoggiare il pallone, anziché restituirlo immediatamente all'avversario.
Continuo a pensare che il giocatore andasse monetizzato, permettendo a lui di brillare laddove può essere importante anche a mezzo servizio e alla Lazio di contare su un titolare-titolare più giovane.
È andata diversamente, ma questo non dispensa dalla necessità di un vice affidabile, diverso dalla solita scommessa: altrimenti rimarremo ancora una volta con una squadra che sparisce al primo calo di un singolo elemento, e così non si va lontano.

Quanto a Marchetti, che dire: tre errori uno più grave dell'altro.
Compreso quello sul gol di Petagna, dove lascia più di mezza porta a un avversario che calcia da posizione defilata.
Forse il più significativo nell'evidenziare il suo vero problema: che rimane, al di là dei riflessi e delle doti atletiche fra i pali, la mancanza di contatto coi fondamentali di un portiere del XXI secolo.
Un giocatore di movimento schierato in porta per emergenza ieri avrebbe fatto meglio di lui, e non sto scherzando.
Francamente, per quanto scavi nei miei trascorsi di spettatore, non ricordo uno scandalo tecnico perpetuato in maniera così prolungata e ineffabile.
In un mondo normale, il portiere dovrebbe rappresentare - e da anni - la priorità assoluta sul mercato biancoceleste: e invece ci si limita a far transitare mezze figure di contorno, scelte con piglio rassicurante come se ruotassero attorno a un titolare dalla granitica affidabilità.
Per dire: ieri, non avendo trovato di meglio nei locali, mi sono accontentato di seguire il nulla dell'Inter attuale.
Dall'altra parte c'era il Chievo che affidava la porta a tale Stefano Sorrentino: l'ex palermitano ha guidato con autorità il reparto, si è fatto sentire fuori dai pali quando piovevano troppi traversoni, è uscito in anticipo su un cross prima che transitasse nell'area piccola.
Una prestazione normalissima, senza acuti e senza errori: potesse contare su qualcosa di simile - e non si sta scomodando Neuer o chi per esso - la Lazio guadagnerebbe in sicurezza complessiva ed eviterebbe di riaprire partite già chiuse, con ciò che ne consegue per lo spreco di energie fisiche e nervose.
Rinnovo, quindi, la domanda: qualcuno può spiegarmi - anche in privato - i motivi extra-tecnici della fama e dell'intangibilità di cui questo non-portiere, con una letterale violenza alla realtà urlata dal campo, continua a godere?
Di più: che altro deve succedere perché alla Lazio venga tolta dalla tempia questa rivoltella arrugginita?
Devo arrivare alla sconcezza di sperare che l'interessato si infortuni seriamente?