This site is partner of the Lazio Page project

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

I giovani (tifosi) d'oggi

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2016 16:37
OFFLINE
Post: 652
16/03/2016 06:57
 
Quota

Alla seconda domanda, essendo coetaneo di Mark Lenders, lascio ovviamente rispondere altri.

Alla prima avete già fornito spiegazioni e punti di vista di grande interesse, cui aggiungo altre due considerazioni.

Una va al di là del calcio: ammettiamo pure che l'atteggiamento assai più disincantato nei confronti del tifo possa apparire una forma di saggezza.
Mi chiedo, però: per cosa si entusiasmano veramente, come noi un tempo per il pallone? Nulla, temo.
E ho la sensazione che il cambio di atteggiamento nei confronti del calcio rappresenti un sottoinsieme del cambio di atteggiamento nei confronti della vita.
Ripensiamo al contesto in cui siamo cresciuti, e mi permetto di generalizzare poiché le generazioni nate fra la metà degli anni '50 e la metà degli anni '70 hanno seguito un percorso in gran parte comune.
Siamo nati in un'Italia ancora tendenzialmente proibizionista.
Ci siamo confrontati con un'autorità familiare più o meno spiccata, ma comunque presente.
Abbiamo affrontato una disponibilità materiale in genere lontana dall'indigenza, ma nella quale occorreva imparare a divertirsi con niente.
E nella quale, fra i vari interessi e aspirazioni, abbiamo dovuto selezionare quelli che ritenevamo essenziali o che comunque ci interessavano davvero: scelte che, nel loro piccolo, contribuiscono a plasmare lo scheletro su cui si forma una personalità definita.
A me sembra che ai più giovani sia mancato tutto questo.
Il rapporto con la controparte genitoriale - rapporto in generale, non solo in termini autoritari - si è affievolito, togliendo fra l'altro un passaggio fondamentale come l'identificazione di qualcosa a cui ribellarsi più o meno apertamente.
La sovrabbondanza di beni materiali e di comunicazione li ha esposti a una sistematica iperstimolazione, portandoli a contatto con varie esperienze a cui forse non erano preparati e, soprattutto, senza concedere loro il tempo di desiderarle.
Sono mancate, in sostanza, componenti decisive nella trasmissione di una cultura come il tabù, il mito, l’iniziazione, i riti di passaggio.
Al netto di qualsiasi rivalità generazionale (concetto che non mi è mai appartenuto, né verso l'alto né verso il basso) e di sospiri del tipo "ai miei tempi" (non sono abbastanza vecchio), mi appaiono in un certo senso come vittime.
Nel senso che, sul piano dei beni immateriali, hanno avuto meno opportunità di noi, innanzitutto nel costruirsi una personalità e un'identità.
E quindi è molto più difficile per loro tenere davvero a qualcosa nei termini per noi consueti, poiché sono stati spinti verso un'indistinta abbondanza in cui tutto è importante e non lo è.

L'altra considerazione, invece, rimane all'interno dell'ex gioco più bello del mondo.
E riguarda la Seconda Repubblica del pallone, il cui fondamento ideologico si è concretizzato nella derisione dell’immaginario del tifoso per sostituirlo con un più moderno – e secondo loro redditizio – rapporto commerciale.
Nella sua ottusità neoliberista, quella classe dirigente non si è accorta di un dato fondamentale: le implicazioni economiche dei valori non economici.
Quel miscuglio di infantilismo e Medioevo con cui si maturava e si trasmetteva un legame invisibile ma fortissimo con la squadra del cuore rappresentava, infatti, il principale meccanismo di fidelizzazione della clientela.
I parvenu di cui sopra l’hanno invece distrutto, ritenendolo a torto un limite verso un target generalista e potenzialmente illimitato.
Hanno perso così il pubblico di settore senza guadagnare quello cui puntavano, anche a causa di un secondo e macroscopico errore: il non aver intuito che vari fattori – in testa i nascenti nuovi media – orientavano verso una fruizione maggiormente individualizzata e quindi verso il declino dell’offerta generalista.
Fenomeno, del resto, evidentissimo anche nell’evoluzione dei palinsesti televisivi.

Riassumendo: da un lato ci si confronta con una generazione alla quale l’assenza del percorso di cui sopra e un’accessibilità immediata ai contenuti hanno tolto la distanza necessaria per una percezione mitica del pallone.
Dall’altro si raccoglie quanto si è seminato da un quarto di secolo a questa parte.
Sommando le due componenti, c’è casomai da stupirsi che il declino della passione calcistica non stia avvenendo in maniera ancora più rapida e devastante.
[Modificato da Er Matador 16/03/2016 07:54]

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:55. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

This site is partner of the Lazio Page project