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Pagelle Inter-Lazio 1-2

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 10:40
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21/12/2015 06:55
 
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BERISHA 5-L'uscita a gambe larghe sul gol è buona per qualche gioco di parole in una barzelletta triviale, non per il repertorio di un portiere da serie A. Se Guerrieri chiedesse la cessione ci sarebbe da capirlo.
KONKO 6.5-Meglio dalla metacampo in su, dietro alterna momenti di sicurezza e di sofferenza ma senza che l'avversario di turno dilaghi. Per affidabilità, una prestazione al di sopra della sua media.
MAURICIO 6.5-Chiuso in uno sgabuzzino con l'avversario diretto da uno schieramento che gestisce meglio la distanza fra le linee e gli risparmia i confronti in campo aperto, fa valere fisicità e una concentrazione finalmente costante. Partecipa allo scempio collettivo sul gol, nei movimenti prima ancora che nell'applicazione del fuorigioco, ed è l'unico errore o quasi.
HOEDT 5.5-Vedi Mauricio, con l'aggravante dell'assurdo intervento finale che regala una pericolosissima punizione allo scadere di un recupero interminabile: roba da ripetere il siparietto Lucchini-Mihajlović dopo il derby della Lanterna dell'anno scorso. Piccoli progressi, ma se in una giornata positiva commette comunque errori del genere la strada è ancora lunga.
RADU 7-Nella giornataccia di Biabiany c'è parecchio della sicurezza con cui tiene la fascia. Assolto insieme a Berisha, perché il fatto non costituisce reato, sulla punizione a due: solo un criminale incallito poteva interpretare come retropassaggio quello che costituiva ad ogni evidenza un semplice controllo approssimativo.
PAROLO 6-Lavoro grigio e disciplinato. Utile, anche se solo omonimo di quello della scorsa stagione.
BIGLIA 7-Finalmente leader, anche nella decisiva fase di contenimento: senza randellare più di tanto, bastano accuratezza e continuità nel tenere la posizione per garantire alla terza linea una protezione sin qui inimmaginabile. Mezzo voto in meno per i calci piazzati, compreso quello che lascia a Candreva dal limite dell'area nonostante la tecnica di tiro più adatta fosse la sua. Solidarietà per i rischi corsi quando uno psicopatico cerca di recidergli una carotide.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 5-Basta toglierlo dalla posizione di lampione-trequartista-torre per restituire un minimo di razionalità allo schieramento. Per un reale adattamento al ruolo, citando un recente tormentone forumistico, siamo ancora a “carissimo amico”. Mezzo voto in meno per la sciocchezza che costa alla squadra la superiorità numerica: a maggior ragione con quei piedi, c'erano metodi più intelligenti per far passare qualche secondo.
CANDREVA 7-Una prodezza balistica non facile per Messi o CR7, e non si esagera in alcun modo. Un errore madornale sul possibile raddoppio. La bravura di Handanovič sul rigore. La sua nel reagire prontamente e appoggiare senza patemi un pallone neppure facilissimo, con una carica di cavalleria che sopraggiunge alle spalle. Mattatore, sia pure con gli alti e bassi di sempre.
MATRI 5-Quando la squadra recupera palla in velocità per un contropiede breve, tocca al centravanti dare profondità e delineare le geometrie dello schieramento: sarà un caso, ma tutte le situazioni di quel tipo abortiscono per mancanza di alternative in retropassaggi, che costringono a ricominciare da capo contro una difesa schierata. Poi ci sono sacrificio, movimenti e tutto il resto: un contributo utile da parte di un Firmani, non di una prima punta.
FELIPE ANDERSON 6-Bene per applicazione, meno per gli spunti. Atteggiamento diversissimo rispetto alle ultime gare, ed è un dettaglio fondamentale.
ĐORĐEVIĆ s.v.-Dà il cambio a Matri nel bene e nel male.
KEITA s.v.-Non trova spunti, e neppure una particolare collaborazione nell'innescarlo.
PATRIC 4-Dovrebbe portare un minimo di tecnica e dribbling nel gestire il possesso palla finale; perde palloni su palloni cercando giocate assurdamente difficili. Uno spezzone paragonabile a quello di Berisha con la Samdoria, solo in un ruolo meno esposto. Certo che anche mandarlo in campo a freddo (eufemismo) in quel frangente richiede un discreto talento.

PIOLI 6.5-Una formazione sensata, il modulo meglio conosciuto dal gruppo, un minimo di logica tecnica nelle gerarchie interne ai singoli ruoli: basta per ritrovare in campo una squadra degna di tale nome.
Al di là degli errori individuali, pesa l'inesistenza offensiva: tolte la prodezza di Candreva e la follia di Felipe Melo su una situazione più che innocua, siamo a zero pericoli creati sul fronte offensivo.
Buon Natale, ma soprattutto buon lavoro.

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