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Pagelle Juventus-Lazio 2-1 (finale Coppa Italia)

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2015 16:52
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21/05/2015 22:54
 
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BERISHA 3-Colpevole sui due gol che decidono l’incontro: nel primo il rapporto causa-effetto risulta meno immediato, ma rimane la sua incertezza in uscita; nel secondo l’errore appare addirittura grottesco. Serve altro? Per la prossima stagione il comparto portieri non è da puntellare, è da radere al suolo.
DE VRIJ 7-Un errore superficiale in impostazione è uno dei pochi appigli lasciato ad eventuali critiche. Supera senza problemi il rientro dopo l’infortunio e il ritorno al modulo che lo aveva consacrato al Mondiale, con un Vlaar a fargli da riferimento. Una conferma.
GENTILETTI 6.5-Tanta sicurezza, a tratti persino troppa. Il dazio pagato alla lunga inattività è inevitabile e tutto sommato limitato, a conferma di un elemento con testa e capacità di gestirsi. Certi accenni di supponenza vanno invece limati per un inserimento ideale nel nostro calcio. Il giocatore comunque c’è, eccome.
RADU 7.5-Con la difesa a tre torna a casa, e tutto cambia: segno di come nel suo rendimento troppo alterno la componente mentale pesi in maniera decisiva. Prestazione maiuscola, e la sarebbe stata anche senza il gol, in tutte le fasi di gioco.
BASTA 7.5-Parte col vantaggio di conoscere meglio degli altri il modulo coi tre centrali, ma in fondo ripropone lo stesso repertorio della versione terzino a quattro: continuità, intelligenza e concretezza. Rendimento da applausi.
PAROLO 7.5-Ancora una volta abilissimo nel gestire un’ammonizione discutibile, dato che l’entrata più pericolosa sembra quella di Vidal. Capisce le difficoltà nel finalizzare e tenta la carta della conclusione da fuori: in una sola circostanza va vicino al bersaglio, ma lucidità tattica e disponibilità ad assumersi delle responsabilità depongono decisamente a suo favore.
CATALDI 6.5-Sostituire Biglia in una partita del genere è come sostituire Sharon Stone in Basic instinct: impossibile riuscirci appieno, ma lui se la cava più che dignitosamente. Dimostrando una buona dose di pelo, sempre per rimanere in argomento, nelle entrate: stronzette quanto basta, contro professionisti della carogneria, senza dare nell’occhio. Anche questa è maturità.
LULIĆ 6.5-Quantità e agonismo confermano il feeling con la competizione, Giocare a quei ritmi, dove un passaggio sbagliato basta a creare un pericolo, ne evidenzia le doti tecniche approssimative. Meglio del previsto nell’adattarsi a un ruolo non suo, e del tutto scoperto nell’organico.
CANDREVA 7.5-Partita fra le più altruiste e tatticamente razionali di sempre, e i risultati non mancano. Meritava forse più di tutti la firma sull’acuto decisivo.
FELIPE ANDERSON 6-Troppo netto il calo dopo la prima ora di gioco, anche se stavolta sembra più un problema di concentrazione che di fiato corto: e il contropiede tre contro tre, sprecato immolandosi nel mucchio al centro, grida vendetta. Impegna seriamente una difesa di livello mondiale, e in questo senso il test può considerarsi superato.
KLOSE 5-La Lazio gioca alla pari, lui no, e non è solo una questione di palloni giocabili. Può risultare ancora decisivo, ma non in partite come questa.
ĐORĐEVIĆ 4-Ha la palla del match alla prima occasione e come suo solito difetta in killer istinct, riuscendo a non tirare neppure in porta. Il doppio palo integra le sue caratteristiche: che includono estemporanei gol d’autore, ma non la necessaria regolarità nel timbrare più banalmente il cartellino. Come finalizzatore principe serve un centravanti diverso, oltre che più forte.
MAURICIO 6-Entra nel contesto più competitivo affrontato sinora e tiene botta. È un merito.
KEITA s.v.-Entra nel momento più difficile, ma non tocca letteralmente palla. Di fatto un corpo estraneo.

PIOLI 9.5-Un divario tecnico e di testa annullato in questo modo da una partita all’altra ha pochi precedenti.
Tenta un modulo meno rodato rispetto a quelli più consueti, e che può diventare una soluzione in più anche nel corso della partita.
Unico appunto: soprattutto nel derby d’andata poco meritatamente vinto, la strategia offensiva maggiormente in grado di mettere in difficoltà i bianconeri era consistita nelle percussioni individuali palla al piede.
Avendo in rosa Candreva, Felipe Anderson e qualche altro, forse valeva la pena di tentare più spesso.
Nessuno usi la parola “perdente”: al cospetto della partita sin qui – sin qui, meglio ribadirlo – più prestigiosa della sua carriera non solo non accusa cedimenti, ma sale ulteriormente di livello.
Uscendone, per quanto lo riguarda, da trionfatore.
Se poi in un paio di ruoli cruciali ha due giocatori che insieme non ne fanno uno, quello non dipende dal suo lavoro.

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