Pagelle Lazio-Genoa 0-1

MARCHETTI 1-Sull'azione decisiva non è l'unico a farsi sorprendere, d'accordo: ma qualcuno spiega il senso tecnico di un'uscita così sconsiderata, assurdamente arrembante, il cui unico possibile esito era quello divenuto realtà? E il tutto mentre l'avversario non era neppure nel pieno controllo del pallone? Tipico di chi non ha neppure i fondamentali del ruolo, eppure continua a scendere in campo: ci dev'essere un progetto, altre spiegazioni non se ne trovano.
BASTA 5.5-Parte con diagonali e interventi difensivi di pregio, finisce pagando eccessivamente dazio alla velocità di Niang, ma anche a errori evitabilissimi nel contenerlo. In partita sul piano agonistico, non su quello della lucidità.
DE VRIJ 6.5-Tiene alla disperata anche in alcune situazioni a campo aperto, le più difficili per un difensore e quelle che in assoluto distinguono il buon giocatore nel ruolo da chi ha qualcosa in più. Non sempre impeccabile, ma ha davvero tutti contro.
CANA 5-Zavorrato da un'ammonizione doppiamente mirata, sia per la diffida sia per le discrete probabilità di affibbiargli la seconda, pecca gravemente anche in proprio. Quando l'avversario scatta su una verticalizzazione, o lo si marca o si sale per metterlo in fuorigioco: lui non fa né l'uno né l'altro, limitandosi ad assistere. Come se la testa, per capirci, fosse rimasta a Cesena.
RADU 5.5-Prestazione alla Zauri, dignitosa ma che non incide in nessuna fase di gioco. Da un elemento di quell'esperienza, ci si aspetterebbe qualcosa in più.
PAROLO 5-Corre come sempre, ma a vuoto, mancando tutti i riferimenti per i quali è solito sobbarcarsi fatiche doppie o triple. Insufficiente quanto incolpevole.
BIGLIA 5-Vedi Parolo, con l'aggravante che a lui tocca la direzione di un'orchestra nella quale i fiati si sono scambiati di posto con gli archi in maniera quasi dispettosa, e qualche elemento manca o non suona insieme agli altri. Per poco non trova la prodezza da fermo, difficile rimproverargli altro.
CATALDI s.v.-Sacrificato in maniera affrettata dopo un inizio discreto: sarà, ma senza di lui il centrocampo sparisce.
CANDREVA 5.5-Un paio di spunti iniziali che sembrano delineare un'inversione di tendenza, prontamente rientrata: per Basta si conferma il più temibile avversario di fascia. Nonostante questo, forse non era la giornata più adatta per sostituirlo.
KLOSE 5-Tonico in avvio, ben disposto a pressare su tutto il fronte: a quale scopo? Inesistente in sede conclusiva, quando manca qualcuno in mezzo all'area il primo indiziato è proprio lui. Vittima anche di un gioco sempre più portoghese e involuto e di un arbitro che lo marca strettissimo in maniera sporca, ma l'attaccante serviva eccome.
MAURI 6-L'unico a concepire l'esistenza della porta avversaria, sia pure nel contesto di una prestazione sottotono. Unico appunto: dopo il palo alza gli occhi al cielo a maledire la sorte, quando l'azione continua e potrebbe servirlo davanti al portiere. Segno di un calo di concentrazione, che non riguarda solo lui.
BERISHA 5-Ridicolo sul rigore, dove viene spiazzato come certi portieri della recente Coppa d'Asia. Peggio ancora la respinta su Kucka, che lascia il pallone disponibile per un tap-in poi rivelatosi in fuorigioco. Nessuna fra le venti partecipanti è così disastrata nel ruolo: e sul mercato non si è neppure cercato qualcos'altro.
FELIPE ANDERSON 5.5-L'assistenza prossima allo zero, se non al boicottaggio, lo costringe a riesumare un dribbling game di stampo ottocentesco: un paio a dire il vero li salta quasi sempre, ma al decimo finisce nell'unico modo possibile. Non può inserirsi in spazi che nessuno gli apre.
KEITA 5-Mediocre ala sinistra, che non controlla mai la situazione in area prima di crossare: altrimenti non servirebbe con puntualità immancabile il primo difensore schierato. Un esempio del suo atteggiamento: sta per battere una rimessa laterale, sulla quale potrebbe servire rapidamente FA quasi smarcato, e cincischia con lo sguardo smarrito permettendo alla difesa avversaria di schierarsi. Un bluff?

PIOLI 1-Partenza interessante ma sterile, l'espulsione lo manda in tilt: eppure, nell'epoca della chiara occasione da gol, si tratta di un'eventualità del tutto comune e prevedibile.
Le sue scelte divelgono il centrocampo, e non è la prima volta, col risultato di disarticolare completamente la manovra.
Cambi insensati, col capolavoro di un Mauri tolto quando sembra l'unico in grado di sfiorare la porta avversaria.
Reazione nulla anche di fronte alla ripetitività con cui il Genoa prende d'infilata una difesa senza filtro, replicando all'infinito gli stessi, elementari schemi.
La sensazione è che si tratti di un problema di testa: innanzitutto per lui.