Baruch, Ederson è la dimostrazione vivente dell'esistenza di un vuoto giuridico: quello che consentirebbe alle società di liberarsi in maniera unilaterale di un dipendente, quando il suo comportamento sconfina nel parassitismo e nella slealtà.
Probabile che nello specifico abbia ragione tu: ma, in generale, un personaggio del genere dovrebbe avere la decenza di cadere in preda a una crisi mistica per il solo fatto che gli venga ancora proposta una squadra, addirittura con qualche possibilità di scendere in campo.
Tornando a Bergessio & c., per spiegare la mia posizione devo premettere una breve analisi complessiva sulla Lazio e la sua stagione.
La squadra che mi ha restituito il piacere di seguire le partite si dimostra una specie di Portogallo, con la seconda organizzazione di gioco del torneo - dopo l'Empoli, e chi ha visto giocare i ragazzi di Sarri sa che non sto scherzando - e un rating tecnico che precipita in zona retrocessione all'interno delle due aree.
In porta schieriamo quella che è di gran lunga la peggiore coppia del torneo, con un Berisha perso in qualche tunnel mentale e un Marchetti inspiegabilmente ancora sostenuto da molti, nonostante la più flagrante mancanza di contatto coi fondamentali del ruolo.
In attacco il nostro capocannoniere è un giocatore generoso e tatticamente utilissimo del quale auspichiamo il rientro, ma che a Empoli e non solo ha fallito per mancanza di cinismo la prima, non difficile palla-gol capitatagli sul piede o sulla testa: quella che avrebbe indirizzato la partita, e trasformato la Lazio da bella a bella e concreta.
Un giocatore che, caso francamente raro, non ha quasi mai finito una partita.
Costringendo squadra e tecnico a sprecare regolarmente un cambio.
E concretizzando una staffetta che impone un altro, grave limite: la mancanza di reali alternative tattiche, con ciò che ne deriva per la possibilità materiale di cambiare volto a un match bloccato.
Venendo al dunque: un attaccante serviva, e d'urgenza, anche senza l'infortunio del serbo.
E non un attaccante qualsiasi, ma uno in grado di coniugare il lavoro sporco sul fronte offensivo - senza il quale il gioco di Pioli sparisce - con una maggiore incisività sottorete.
Bergessio, a mio modo di vedere, era il nome giusto.
Si può eccepire sulle sue condizioni di forma, e domandarsi se sia ancora quello di Catania: ma per il resto cosa gli mancava?
Giocatore pronto all'uso, in primo luogo: e, per quanto si creda nei giovani come base del progetto - cosa di cui sono convintissimo -, non è a loro che si può chiedere un contributo di quel tipo nell'immediato.
E poi, senza essere chissà quale fenomeno, con le caratteristiche bivalenti di cui sopra per garantire un decisivo assortimento rispetto agli altri componenti del reparto.
La dico tutta? Per me, con un attaccante simil-Bergessio e un portiere che non si fa gol da solo, saremmo stati tecnicamente competitivi per il secondo posto: tanto vale, a mio avviso, la Lazio attuale addizionata da una maggiore concretezza nelle due aree.
E dico tecnicamente perché, viceversa, sono convinto che il felice percorso di crescita mentale intrapreso necessiti ancora di qualche tappa per puntare a certi livelli.
Invece ci ritroviamo con l'ennesima stagione di potenziale lotta per il terzo posto - per citare la tabella di ML - che si risolverà come TUTTE le altre in un nulla di fatto, col contributo determinante dei mancati acquisti di gennaio.
Per capire il concetto, riandiamo al quarto di finale col Fenerbahçe: causa la puntuale assenza del titolare e l'inaffidabilità del Cavanda di allora, ci trovammo costretti ad adattare El Tata sulla destra dello schieramento difensivo.
La coperta corta trascinò nella sua casella di centrocampo il troppo acerbo Onazi, il quale rimediò due gialli decisivi per il risultato che compromise la qualificazione in vista del ritorno: e l'avversario era di quelli non imbattibili, oltre che inizialmente frenato da un certo timore reverenziale.
In sostanza: abbiamo buttato una semifinale di EL perché non disponevamo di un terzinaccio di scorta e di ruolo, in grado di garantirci una partita da sei in pagella.
E ci chiediamo ancora se tappare un buco a gennaio decide o meno la stagione?
Tenendo conto, oltretutto, che carenze economiche e altro ci impediscono regolarmente di completare l'organico durante la sessione estiva?
E del fatto che un numero di infortuni troppo spesso sopra la media apre a stagione in corso altri spazi vuoti nella rosa?
Questione di soldi che mancano, chiosa Drenai, e forse è la conclusione più logica.
Eppure il 91' minuto dell'ennesima partita mai iniziata mi lascia altre sensazioni: vale a dire che la chiave di tutto risieda, piuttosto, in quel "puntiamo all'Europa, il terzo posto è un optional".
Riandiamo alla stagione 2008/'09, in cui la Lazio del declinante Delio appariva impantanata in un fine ciclo tattico e psicologico.
Con una classifica che si stava facendo allarmante, il deus ex machina tirò fuori dal cilindro in un colpo solo Bianchi, Dabo, Radu e Rozehnal: forse il miglior mercato di riparazione condotto da una società italiana negli ultimi anni.
Eravamo così ricchi e spendaccioni? O forse c'era ciò che davvero è mancato nelle successive occasioni, vale a dire la volontà di perseguire un obiettivo di classifica senza se e senza ma?
Chiudo con la frase che mi ha davvero mandato il sangue alla testa:
Claudio Lotito, 30/01/2015 19:40:
" [...] E prima di mettere a rischio l’equilibrio dello spogliatoio ci pensiamo bene”
Fatemi capire: prima di acquistare un giocatore - forte o meno, utile o meno: quello spetta alla società deciderlo - occorre avviare delle consultazioni nello spogliatoio, magari fra le varie correnti?
Ma che c. siamo, la Democrazia Cristiana?
[Modificato da Er Matador 03/02/2015 02:53]