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08/12/2014 00:15 | |
MARCHETTI 5.5-Una statua sul colpo di testa di Palladino. Non ha praticamente altre incombenze: per fortuna. BASTA 6-Tiene discretamente la fascia, accompagna la manovra, tenta qualche taglio verso il centro. Timidi segnali di ripresa, la chiave di tutto è una condizione fisica che fatica troppo a tornare su livelli accettabili. DE VRIJ 6-Perde troppe volte il controllo dell’area piccola, dove i parmensi rimangono liberi in un paio di circostanze prima del gol: troppe, a maggior ragione con un portiere che non esce. Sempre meglio per come si cala mentalmente nel match, deve affinare l’intesa coi compagni di reparto. RADU 6-Divide con de Vrij i limiti nel controllo dell’area piccola. Praticamente insuperabile nell’uno contro uno, rispetto a Cana e Ciani pratica semplicemente un altro sport. Domanda: perché tot allenatori non l’hanno preso in considerazione come centrale? Risposta: perché la Lazio è stata allenata da tot mezze figure, e non serviva questo per rendersene conto. Insistere. BRAAFHEID 5-Aria e musica dalla sua parte, almeno finché resta in campo, a conferma di un crollo inquietante. Poi arriva l’infortunio, il secondo fra i neoacquisti titolari in difesa a siglare un record della sfortuna. A presto, si spera. BIGLIA 7.5-Impressiona la sua crescita in fase di interdizione, dove sbroglia diverse situazioni a rischio con letture impeccabili e interventi puntuali. Gestisce assai bene la frettolosa ammonizione iniziale, rischiando poco o nulla. Il contributo in fase difensiva gli toglie qualcosa in avanti, ma è pur sempre umano e uno solo. Prestazione di grande sostanza. PAROLO 6-Guadagna la pagnotta spendendo con grande tempismo un giallo per fallo tattico su Cassano, pericolosamente libero al limite dell’area. Andava forse lasciato riposare per partite di grande intensità: lì è indispensabile, oggi meno. LULIĆ 6.5-Grande contributo di corsa, anche per conto terzi. Con un po’ di ordine e qualità diventerebbe micidiale, ma in questo sembra destinato a rimanere un’eterna promessa. FELIPE ANDERSON 7.5-Visto a 90° minuto sembra un fuoriclasse per la quantità di spunti che propone; visto nei 90 minuti deve ancora trovare un minimo di sincronia coi compagni e con la partita degli altri ventuno. Rispetto all’anno scorso, emerge con chiarezza un dato fondamentale: ha voglia da vendere. Titolare fisso, e fino al termine, nelle prossime partite. MAURI 6.5-Il gol, il consueto contributo di saggezza tattica, i soliti limiti di tenuta. Rimane in campo per tutta la gara, cosa che dovrebbe essere proibita dal regolamento. ĐORĐEVIĆ 7-Nobilita un lavoraccio ingrato in un ruolo non suo col break che decide la gara. Positivo e determinato. CANA 4-Debutta con un buco imbarazzante e prosegue su quella falsariga. Mai più in coppia con de Vrij. Mai più. KEITA 3-Quel ridicolo tuffo, col quale vanifica un’azione promettente, è il simbolo del suo approccio alla gara. Inesistente al momento, va ricostruito a partire dalla testa. E magari indagando su qualche trama di mercato, possibile spiegazione di un’involuzione troppo marcata per non destare sospetti. KLOSE 6.5-Eredita le mansioni del serbo con una buona presenza sul fronte offensivo. Si rende utile anche senza trovare l’acuto, ed è un’indicazione positiva.
PIOLI 5-Nel cambio dopo l’infortunio di Braafheid c’è un mondo, purtroppo alla rovescia. Se si sta costruendo Radu centrale, vale a dire un tassello decisivo per un reparto ai minimi termini anche sul piano numerico, quello è l’ultimo giocatore da cambiare di posizione. A costo di riproporre Lulić terzino o persino Cavanda a sinistra: incubi del recente passato, senza dubbio, ma Cana in mezzo – e soprattutto in coppia con de Vrij – lo è forse meno di loro? Altro cambio, altro errore blu a livello di metodo: togliere proprio FA, e ancora una volta quando sta decollando mentalmente, è una scelta da codice penale. Non convince neppure la concretezza offensiva, dove il modulo a una punta sta diventando un totem ingombrante: lasciava perplessi col miglior Klose, figuriamoci ora. Il peggio è l’atteggiamento della squadra, che trova un gol per caso e continua a giochicchiare col piglio di chi, avanti di quattro lunghezze, non vuole infierire: nonostante la beffa e i tre punti buttati rimanessero a un solo episodio di distanza, e non è il modo di stare in campo di chi punta a vincere. Rispetto alla Congiura dei Mediocri, che sta riassorbendo anche questa annata, serve una brutale e spietata soluzione di continuità. Che non passi, però, per un immediato cambio in panchina: ottenere la testa di un altro tecnico non allineato rafforzerebbe il senso di invincibilità per gli esponenti di un passato che non vuole passare.
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