Pallini

Da quando vidi la finale playoff di Lega PRO Lecce-Carpi nel giugno 2013, un mio pallino è diventato Gaetano Letizia. E lo è rimasto.

Da ragazzino/ragazzo, troppi ne ho avuti. Andavo matto per Fausto Pizzi. Mi chiedevo perché non giocasse in piantastabile in una grandissima squadra. Poi, fu la volta di Riccardo Maspero, negli anni della Cremonese di Simoni. Ricordo che mi piaceva da matti. Poi andò in una Samp ancora buona (non più eccelsa) e sostanzialmente fallì. Di quella Cremonese era un mio pallino anche Marco Giandebiaggi che, tuttavia, meglio della Cremonese, di fatto, non trovò.

Arrivando a tempi più recenti, m'innamorai di Marek Hamsik quando davvero lo conoscevano in pochi. Era al suo secondo anno di Brescia. Era lì che andava preso e lo scrissi su lazio.net.

Un altro di cui mi innamorai fu Cesare Bovo. Avevo ipotizzato tutt'altra carriera per lui. Mi sembrava molto forte, con un gran piede. Mi sono parzialmente sbagliato anche se poi, alla fin fine, una carriera di serie A più che onesta l'ha fatta.

In ambito internazionale, un mio grande pallino era Alain Sutter. Devo dire che un po' ci presi perché a metà anni '90 riuscì ad arrivare addirittura al Bayern Monaco. A me cominciò a piacere moltissimo già a fine anni '80 quando ancora militava nelle "Cavallette".
Sempre in ambito internazionale, avrei tanto voluto alla Lazio Thorsten Legat, magari al posto del "timido" Favalli. Mah, chissà. Forse era una mezzasega come terzino ma da adolescente mi facevo incantare da quelle discese "prepotenti" tutte fisico, un po' come quelle di Stam sulla fascia destra.

Ma ce ne avrei tantissimi altri, di pallini. Piano piano li tiriamo fuori.
A proposito, come solo-piede, è da anni che vado matto per Carlo Mammarella del Lanciano, che penso sia in questo momento il più grande battitore di calci da fermo che ci sia in giro tra i professionisti. Ha superato pure Ciccio Lodi dei tempi d'oro.