MARCHETTI 4-Finché bastano fisico e riflessi (su Pazzini), toglie dalla porta un pallone decisivo con un balzo felino. Quando si tratta di giocare a calcio anche in termini tecnico-tattici (movimento sulle punizioni e uscite), ripropone il solito repertorio da “Io, vagabondo che son io” riaprendo da solo una partita giunta non al funerale, ma direttamente alla Messa per il trentesimo. A ogni esibizione, crollano le probabilità che qualcuno se lo accatti: moriremo marchettiani (semicit.)?
KONKO 6.5-Parte con un paio di palle perse da brividi, o da bastonate. Ha il merito di non abbattersi, risalendo ai più che accettabili standard degli ultimi tempi.
MAURICIO 5.5-Partecipa ai troppi errori nell’attuazione del fuorigioco. Per il resto serata tranquilla, e si parla di Mauricio.
HOEDT 5-Vedi Mauricio, con duplice aggravante: le maggiori responsabilità nel dirigere il reparto e il quasi-autogollonzo su cui appare assai più maldestro che sfortunato. Passo indietro.
LULIĆ 7-Più intermedio aggiunto che terzino, a giudicare dagli inserimenti. Fa bene quasi tutto e “sposta” non poco a livello di superiorità numeriche, poi quando la qualità tecnica sale evidenza i limiti noti. Nel finale, un tram travestito da difensore del Verona gli regala un rigore e un po’ spazio nel taccuino del cronista.
CATALDI 8-Gregario finché si vuole, ma nello switch fra i due tempi è fra i più convinti nel suonare la carica. Inserimenti a ciclo continuo, assist e, dettaglio non insignificante, è l’unico a cercare la porta di Gollini anche nei momenti peggiori: marcando così un differenziale di concretezza e incisività rispetto ai compagni. È tornato?
BIGLIA 6-Segue l’onda della partita come suo solito, come un pezzo di legno in mare aperto. Se servono dei leader, non è da lui che si deve ripartire.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 6-Nel primo tempo evita di involarsi in porta con un errore da codice penale su un controllo non impossibile. Non male nell’insieme, anche se lascia sempre più quello sgradevole retrogusto da
Aspettando Godot.
MAURI 8-Si è detto che c’è una Lazio con Biglia e una senza. In realtà, almeno nella manovra offensiva, c’è una Lazio con Mauri e non ce n’è una senza di lui: basta la sua presenza e gli spazi si aprono come il Mar Rosso. Considerato che non stiamo parlando né di Mosè né di Maradona, quanto sopra costituisce un atto d’accusa per chi non ha preparato la successione. Per dire:
dellà a concepire una squadra senza il capitano – nel suo caso con la minuscola – ci sono arrivati.
MATRI 6.5-Non arriva per il tap-in sull’assist di Mauri, colleziona fuorigioco, poi all’improvviso tira fuori un gol alla Dybala – e fondamentale – nell’unico pertugio spazio-tempo disponibile: il bello del calcio, se vogliamo. Avere un centravanti, naturalmente, è un’altra faccenda.
FELIPE ANDERSON 6-Da subito increspa l’encefalogramma della voglia di giocare, anche se eccede come solista e sembra aver perso la capacità di cogliere l’attimo. Si sblocca in zona gol, lo aiuterà?
KLOSE 7-Contropiede e assist col contagiri quando la partita sta per trasformarsi in psicodramma, scatenato e impreciso sulle azioni successive. Che fosse ormai giocatore da quarto d’ora alla Altafini era cosa nota. Ammesso che l’abbia capito veramente, Pioli c’è arrivato per ultimo.
KEITA 7-Gol meno ovvio di quanto possa apparire, e nel momento più delicato. Incide, finalmente.
CANDREVA 6-Bene dal dischetto, e senza fronzoli. Due domande: un penalty ininfluente per il risultato non servirebbe a premiare, rimotivare o sbloccare qualcuno in difficoltà, piuttosto che il rigorista titolare? E uno che si ritiene Capitano non dovrebbe arrivarci prima e meglio degli altri?
PIOLI s.v.-Si spera che dietro la svolta fra i due tempi vi sia anche il suo intervento.
Anche se la sensazione è quella di uno spettatore lasciato sullo sfondo dai giocatori in campo, come se stesse seguendo la partita alla Tv.
[Modificato da Er Matador 11/02/2016 23:45]