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Pagelle Atalanta-Lazio 3-2

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2020 21:02
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25/06/2020 08:21
 
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Strakosha 4: Emblema della sciagura del Covid, che ha trasformato i cigni in Freaks, da portiere decisivo in positivo a portiere fatalmente decisivo in negativo. Regala subito una palla gol colossale agli avversari, anche se in fuorigioco, si riscatta nei 90' con una parata e mezza, ma sui primi due gol poteva fare meglio e sul terzo Dio solo sa cosa gli sia passato per la testa

Patric 6: Gioca sempre su Strakosha, e fa parte della strategia tattica. Dal suo lato tiene, e anzi nella ripresa fa un'ottima imbucata per Lazzari. Perdonato il fallo da arancione nel finale, è alla sua prima sconfitta stagionale

Acerbi 6: Qualche patema iniziale con Zapata poi gli prende le misure, lasciandogli solo giocate spalle alla porta che purtroppo si rivelano decisive. Poco lucido negli attacchi finali

Radu 6: Resta a galla con qualche fallo di troppo, mette una pezza importante su una palla sanguinosa persa da Milinkovic al limite dell'area

Lazzari 5: Corre ma al dunque sbaglia, e di palloni importanti ne ha avuti almeno 3, compreso quello dello 0-1 che è un autogol arrivato su un suo cross impreciso. Sull'1-2 di Gosens non prova neanche a infastidire l'avversario che stacca

Milinkovic-Savic 6: Gran primo tempo, con super gol e giocate utili e di classe. Nella ripresa sbaglia qualsiasi cosa

Cataldi 6: Non fa cose eclatanti ma finché sta in campo abbiamo una vaga idea di cosa fare col pallone, e concede solo un tiro dal limite agli avversari. Entra anche nell'avvio dell'azione del raddoppio

Luis Alberto 5.5: Fuori condizione, anche perché si sfianca generosamente su Hateboer. La giocata più importante è la palla rubata a Toloi che porta allo 0-2 di Milinkovic, poi è un calvario

Jony 4.5: Davanti non fa nulla, dietro tiene per poco: lascia Hateboer crossare per l'1-2 e soprattutto lascia Malinovskyi tirare per il 2-2

Correa 5.5: La palla per Lazzari per lo 0-1, entra anche nell'azione del raddoppio, ma poi cala e spreca le palle che gli capitano cercando soluzioni personali con tiri blandi

Immobile 4: Parte subito sbagliando uno stop a seguire, poi conferma di non esserci sbagliando per due volte lo 0-3 con palle che prima del Covid avrebbe scaraventato comodamente in rete

Caicedo 4.5: Non riesce a tenere su la squadra, non scatta mai, e poi perde completamente Palomino sul corner del 3-2

Parolo 5.5: Niente, anche giocando mezz'ora non si fa sentire, anzi

Bastos 6: Colpe non ne ha, prova a dare una mano in avanti nel finale ma senza fortuna

Lukaku 5.5: Non sembra ancora presentabile, nel finale ci aggrappiamo a lui ma produce solo un destro dal limite molto triste

A. Anderson 4.5: Speri che il Destino prenda le sue fattezze, quando entra, ed era così ma si trattava del destino dell'Atalanta: inadeguato in ogni giocata, regala letteralmente il possesso da cui origina il corner del 3-2

Inzaghi 6: Prova a spaventare l'Atalanta puntando tutto sul fieno in cascina a inizio gara, giocato compatti dietro e con ripartenze micidiali. Ma la squdra gli dura mezz'ora e quello che raccoglie è troppo poco per l'ora successiva, ma degli errori sotto porta, dei tanti controlli sbagliati, delle lingue di fuori, lui ha poca colpa

Coronavirus 0: Che la magia pre-Covid fosse svanita si era sub-odorato alla vigilia con un numero di infortuni mai patito quest'anno, e si è percepito nei primi minuti con Immobile lanciato che stoppa a seguire a lato, Correa all'indietro, Jony troppo in avanti. Però la fortuna sembrava ancora assisterci: Zapata che - in fuorigioco - sbaglia sull'errore di Strakosha, De Roon che se la butta in porta su cross sbagliato. Poi però il simbolo, il leader, sbaglia due volte lo 0-3, e il gol dell'1-2 arriva troppo presto. Il portiere continua a sbagliare e i giocatori continuano a farsi male, e in campo ci aggrappiamo a giocatori morti (Lukaku, lo stesso Parolo) o mai nati (Anderson). Ed è così che - nella maniera più simbolica - il Sogno si chiude con una rimonta subita dall'Atalanta, laddove era cominciato proprio con una rimonta ai danni dei bergamaschi. Bisogna solo accettarlo, e pensare che il Destino abbia in programma qualcosa di diverso, che questo possa essere un 1973 o un 1999 e non solo l'anno in cui stavamo giocandoci lo Scudetto con una squadra bella e impossibile approfittando di un mezzo vuoto di potere, ma poi è arrivato un virus dai banchi del mercato di Wuhan a riscrivere la Storia

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25/06/2020 21:02
 
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Risposta breve: la Lazio ha dominato finché ne aveva sul piano atletico ed è sparita quando non ne aveva più.
E, pur considerando comprensibili i limiti fisici dopo un periodo così “particolare”, rimarrebbe da spiegare perché nessuna fra le squadre scese in campo si sia presentata in condizioni così disastrose.

Risposta lunga: pur considerando quanto sopra come il filo conduttore per l’andamento della partita, rimangono aperte alcune questioni:


1) la plateale, eterna, patologica mancanza di un piano B.
La Lazio incanta e domina quando 5-6 ottimi giocatori girano al massimo e si trovano fra di loro.
Mancando almeno in parte queste condizioni l’undici biancoceleste non si limita a calare: sparisce del tutto, abbandonando a sé stessi uomini che vagano per il campo senza sapere cosa fare con e senza palla.
Una commutazione acceso/spento, neanche si trattasse di un interruttore, senza modalità intermedie

2) L’altrettanto grave mancanza delle doti accessorie su cui ripiegare quando la parte squisitamente tecnica non gira: mestiere, esperienza, un pizzico di malizia.
Non si parla di esplicito ostruzionismo o condotte antisportive: ma cercare di tenere palla, anziché trattarla come una patata bollente, o prendere falli per spezzare il ritmo avversario rientrano nelle competenze di un giocatore professionista quanto il saper usare i piedi.
Invece si è visto il solito gruppo di bravi bambini con la mentalità da compitino, come se la Lazio l’allenasse ancora Pioli.
Gente per la quale in campo ci si limita a giocare a calcio più o meno bene e alla fine si dà la mano all'avversario, ignorando completamente quel surplus di personalità e magari di carogneria senza il quale si rimane mezzi giocatori a vita

3) L’ancor più inaccettabile mancanza di sintonia col clima agonistico della partita, che il tecnico dei bergamaschi aveva preparato per mesi alla su(in)a maniera.
Trasmettendo ai suoi l’approccio mentale di una gara da vincere a tutti i costi.
Lasciando tracce sul piano del gioco ma anche, all’occorrenza, sulle caviglie degli avversari.
Per dirla con una classica formula di chiusura di Luigi Necco, “l’Atalanta chiama, la Lazio non risponde”.
Cos’è rimasto, nell’atteggiamento dei nostri, di tutto il letame sparso negli ultimi tempi? Assolutamente nulla.
Per loro era “una partita come le altre”, vale a dire la definizione con cui il boemo lanciava il derby prima di perderlo.
Una (non) squadra spumeggiante quando le cose vanno bene, con l’amor proprio di un cane morto non appena si deraglia da quel binario.
E, francamente, identificarsi in questo vuoto di orgoglio, di personalità, financo di dignità è sempre più difficile

4) La mancanza, anche qui semicronica, di una conduzione tecnica.
Difficile distribuire le colpe fra panchina e staff atletico per l’indecente condizione fisica, che comunque dovrebbe far tremare un po’ di poltrone e stipendi.
Difficile identificare altre responsabilità per una preparazione e una gestione della gara al limite del criminoso.
I casi sono due: o uno non si rende conto di schierare un gruppo con trenta minuti di autonomia; oppure se ne rende conto e parte lo stesso a razzo, anziché centellinare le forze. In entrambe le ipotesi, una situazione indifendibile a priori.
Peggio ancora, se possibile, la tempistica dei cambi: prima rinviati all’infinito, quando in tanti già boccheggiavano; poi sparati a raffica, disarticolando definitivamente un assetto di squadra già in grave difficoltà.
Senza contare l’assenza del piano B di cui al punto 1), e della quale è problematico attribuire le responsabilità alla sosta forzata o alle condizioni meteo


Bilancio di una serata catastrofica anche, per la serie oltre al danno la beffa, nella quasi contemporaneità fra le ultime segnature dei padroni di casa e quelle di Geco all’Olimpico?
Intanto la classifica avulsa nei confronti dell’Atalanta, sperando di non dovervi fare ricorso.
E poi il rischio che la bolla-scudetto, inaugurata con la clamorosa rimonta dell’andata, possa essersi sgonfiata contro lo stesso avversario.
Non smettiamo di guardarci alle spalle, e mettiamo quanto prima fieno in cascina per l’obiettivo minimo stagionale.
Si dirà: tifosi che si trovano al secondo posto e pensano al quarto? Purtroppo sì.
Perché, se non si recuperano uomini e condizione (sul carattere meglio metterci una pietra sopra), quel che è emerso ieri sera è roba da Verona di Malesani.

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