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Pagelle Lazio-Bologna 2-0

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2020 19:48
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01/03/2020 00:04
 
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Strakosha 7.5: Una parata per tempo, su Soriano e Orsolini, e sono entrambe decisive. Ma la cosa migliore è l'uscita sui piedi di Palacio nella ripresa
Patric 7: Una sola svista, sull'occasione di Soriano, per il resto è perfetto, sia quando c'è da spazzare che quando c'è da chiudere con eleganza. Avvia anche un paio di buone ripartenze
Luiz Felipe 6.5: Una dormita per tempo, ma anche tante chiusure, tiri murati e ripartenze da leader
Radu 6: Nel primo tempo annulla Orsolini, nella ripresa qualche affanno, un giallo e un gol regalato che per fortuna viene annullato dal Var
Lazzari 6: La presenza in fascia è costante, ma al dunque sbaglia il cross o lo ritarda. Bene dietro quando c'è da stringere
Milinkovic-Savic 6: Partita da mestierante con qualche classico eccesso di leziosismo, come l'uscita barocca con palla persa che porta al secondo gol annullato del Bologna
Leiva 6.5: Accorcia sempre e bene, e nella ripresa manda anche Immobile a involarsi in solitaria verso la porta avversaria
Luis Alberto 8: I 3 punti sono suoi, ci prova su punizione, poi manda al tiro di poco a lato Immobile, infine - nonostante i dolori - si mette in proprio e sblocca il match. Non contento, due minuti dopo manda Correa a segnare il 2-0. E si esibisce in una partita da mediano, con un paio di provvidenziali recuperi
Jony 5.5: In un acquario che funziona a meraviglia dà ancora l'impressione di essere un pesce fuor d'acqua
Correa 6.5: Voto difficile perché recupera palla e avvia l'azione del vantaggio e segna il 2-0, ma sabglia anche due gol (uno terribile) e dura mezz'ora. Cambio anche troppo tardivo, con la Lazio in 10 da un po'
Immobile 6: Premio all'assist e all'abnegazione, ma mostra il fiato corto e anche un paio di gravi imprecisioni non da lui sottoporta 
Parolo 5.5: A fare solo il mediano di copertura non brilla, non è col suo cambio che la squadra risale la china. Ha una buona palla in contropiede ma non gli riesce l'assist
Cataldi 6: Appoggia l'azione e gestisce il pallone, quello per cui è mandato in campo
Caicedo sv
Inzaghi 6.5: Non si vergogna a fare più di un tempo in totale difesa del risultato, puntando tutto sul bottino messo in cascina con un avvio super-aggressivo. Conosce i suoi giocatori e i loro limiti, specie in quaesta mini-emergenza, e fa bene a gestire ogni dettaglio

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02/03/2020 19:03
 
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Una grande squadra nei piedi, un po’ meno nella testa: questa la sensazione lasciata dalla Lazio nella vittoria pomeridiana contro il Bologna.
I primi 15-20 minuti resteranno fra le più maestose e inebrianti esibizioni di superiorità in maglia biancoceleste di cui si abbia memoria.
Era un’altra squadra, un altro calcio, un altro livello competitivo, ma per una volta i paragoni con Lazio-Fiorentina 2-0 o Lazio-Inter 2-2 ai tempi di Cragnotti hanno un fondamento tecnico.
E anche chi ha tirato in ballo il Barcellona, intendendo che sarebbe servito un secondo pallone per far giocare anche gli altri, non va lontano dalla realtà.
Sfumato per un pizzico di sfortuna e imprecisione il 6-0, che bene avrebbe fotografato quel momento della gara, qualcosa si è rotto.
Lo dimostrano gli episodi, presi uno per uno:

- il clamoroso buco di Patric – per il resto un formidabile valore aggiunto in entrambe le fasi – su Soriano sull’azione che precede il raddoppio

- la non impeccabile condotta di Skorupski su entrambi i gol: sul primo, assai meno angolato di quanto apparisse a velocità reale, va giù in ritardo; sul secondo viene tradito da una deviazione, ma “regala” il primo palo con un intervento di rara goffaggine

- i due gol annullati al Bologna per sacrosanta applicazione del Regolamento, che però nei confronti della Lazio non è la norma.
Davvero non si poteva evitare di lasciare quello spazio a Denswil, che ha concluso a un centimetro da Strakosha quasi senza doversi muovere?
Davvero il maldestro intervento di Radu – per il resto all’altezza delle recenti, ottime prestazioni – e la perfettibile opposizione sulla susseguente conclusione di Tomiyasu sono all’altezza di una difesa fra le meno perforate?

Anche mettendo sul piatto della bilancia le tonnellate di occasioni sprecate per un soffio, rimane un dato di fatto: bastava un minimo di stellone in meno affinché gli episodi citati andassero a comporre il puzzle di un risultato diverso, irreale rispetto a quanto ammirato in campo.
Cosa permette la coesistenza sullo stesso terreno di gioco di una Lazio a tratti stellare e dello stato di cose appena descritto?
La risposta sembra una sola: la testa, intesa sia come benemerite vertigini da classifica sia come temporaneo calo di tensione a livello di killer-istinct.
La testa che ha tolto quel pizzico di cattiveria in più in fase realizzativa, impedendo di ridurre a pro-forma i settanta minuti successivi alla marcia trionfale.
La testa che ha tolto concentrazione – principalmente sul piano individuale e in marcatura – contro la pur valida manovra dei felsinei da metacampo in su, esponendo a rischi evitabili.
La testa che impedisce a questa squadra di uscire dall’area, buttando il pallone come se scottasse fra i piedi, quando viene sottoposta a forcing continuo nelle fasi di riflusso.
Vale a dire quando basterebbe un po’ più di freddezza per spezzare il ritmo avversario prendendo falli e tenendo palla: armi quasi ovvie per il livello tecnico e di manovra messo in mostra dal gruppo.
Si prenda il finale con l’Inter: dopo un secondo tempo da tramandare ai posteri, la Lazio poteva arrivare al fischio finale col pallone fra i piedi e un’Inter ormai rassegnata a subire il torello.
Poi palla a Strakosha e l’estremo difensore, anziché cercare il compagno più vicino per continuare le danze, rinvia lungo a casaccio rimettendo in palio un possesso palla già chiuso nel freezer.

Da valutare attentamente anche la dipendenza da Luis Alberto, ormai stabilmente uomo-squadra anche nel cercare la soluzione personale quando i compagni non fanno tesoro delle sue intuizioni.
Dipendere da un elemento in simili condizioni psicofisiche è normale, forse anche per una realtà tecnica più altolocata rispetto alla Lazio attuale.
Liquefarsi quando lo spagnolo si prende comprensibilmente una pausa o viene sostituito, smettendo a tratti di giocare da collettivo, è un po’ troppo.
Ottimo, in questo senso, l’esperimento di Cataldi a surrogare lui anziché Lucas Leiva: i due rimangono imparagonabili ma il buon Danilo, almeno come catalizzatore del palleggio e della manovra, appare il più credibile alter ego di Lupo Alberto.
Più di Correa, assai meno avvezzo alle geometrie mentali del ruolo e il cui percorso evolutivo appare piuttosto incanalato in avanti, con mansioni precise anche in fase di finalizzazione.

Nel frattempo ci si gode il brivido di una classifica – sia pure parziale – da capolista, mentre si attende il manicomio criminale per chi ha stravolto il calendario anziché disputare semplicemente le partite a porte chiuse.
Di fronte a un simile scempio, viene voglia di invocare lo sciopero generale e il chiudere bottega.
Reazione legittima sul piano emotivo, ma occhio perché è proprio in quella direzione che si sta cercando di incanalare l’opinione pubblica: e anche i reiterati quanto inverosimili riferimenti alla sospensione della Premier, ormai monopolizzata dal Liverpool, hanno una valenza subliminale per la realtà italiana.
Facile identificare il bersaglio nella stagione straordinaria – e tranquilla sul piano arbitrale, che è ancora più insolito – della Lazio, evidentemente oggetto di conflitti di potere interni perché indigesta alla mafia del calcio italiano.
Che, con tutti i suoi difetti, non è certo la Juventus...

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Post: 1.694
02/03/2020 19:48
 
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Strakosha 7 – Partita importante, racchiusa in 3 interventi fondamentali. Il primo su Soriano (ancora sull’1 a 0), poi su Orsolini, infine su Palacio, in cui è anche fortunato nella carambola che non consegna l’ennesimo angolo.

Patric 6,5 – Il buco nell’enorme occasione di Soriano gli toglie mezzo punto, senza appello. Prima e dopo, l’ennesima prova di concentrazione, diligenza, sostanza.

Luiz Felipe 6,5 – Qualcosa sbaglia ma in mezzo a tante cose fatte bene, comprese le uscite palla al piede per alleggerire la pressione.

Radu 6 – La prova è buona ma ci sono due sbavature importanti: un giallo del tutto inutile e un gol completamente regalato al Bologna cui solo la buona sorte ne ha impedito la refertazione.

Lazzari 6,5 – Moto perpetuo, i compagni lo lanciano ripetutamente e lui c’è sempre. Anche un paio di efficaci giocate difensive. Una diagonale decisiva, in particolare.

Jony 5 – Non gli riesce praticamente nulla, neanche le giocate tecniche da fermo. Raccapricciante la punizione che calcia dalla distanza. Corpo estraneo. Ma alternative non c'erano.

Lucas Leiva 6,5 – Più luci che ombre, è tra i pochi omogenei nei 90 minuti. Sufficienza robusta.

Milinkovic-Savic 7 – Una partita alla Parolo ma da Parolo 2014/15. Quando gli altri crollano, la squadra si appoggia sapientemente a lui, che gioca da centrocampista di quantità. Ma di enorme quantità.

Luis Alberto 8 – Larga parte della vittoria è opera sua. La sblocca con una bella conclusione, dà l’assist del raddoppio, manda in porta Immobile, calcia bene una punizione. Nel secondo tempo, interventi difensivi commoventi. E tutto questo, dopo essersi fatto male dopo 10 minuti.

Correa 5,5 – Nonostante un gol dal peso specifico enorme (con fortuita deviazione), non arriva alla sufficienza. Troppo modesto il contributo in 80 minuti di partita. Probabilmente non è ancora apposto fisicamente ma forse non ha manco chiarissimo cosa ci si sta giocando.

Immobile 5,5 – Assist prezioso per Luis Alberto ma è un po’ tutta lì la partita. Giù di corda dopo un periodo che sembrava di ritrovata brillantezza. Speriamo resti un caso isolato e che di benzina ne abbia ancora.



Parolo 5,5 - Spezzone complicato, emerge solo nei 10 minuti finali, in cui il Bologna cala la sua intensità e smette di crederci.

Cataldi 6 – Un paio di imprecisioni appena entrato, poi si veste da Matuzalem per addormentare il gioco.

Caicedo n.g.


Inzaghi 6,5 – Forse sa di avere una squadra con i cerotti e punta tutto sulla prima mezzora in cui si assiste a una porzione di partita di intensità e di estetica come pochissime altre volte. Nella prima mezzora, s’intende. Non so se avesse calcolato un’ora di difesa e sofferenza. Di sicuro, un’ora con due occasioni di numero, in doppio vantaggio, in casa e contro una squadra media non l’avevamo mai vista. Ma il risultato gli dà ampiamente ragione.

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