Pagelle Lazio-Inter 2-1

Prestazione di grande consapevolezza, gestita da Inzaghi con lucidità e linearità: Marusic e Caicedo subito in campo per reggere l'urto dei più fisicati nerazzurri, Correa e Lazzari più veloci e imprevedibili dentro nella ripresa.
Bene Luis Alberto nell'indietreggiare per far ripartire l'azione, però tra lui e Leiva premierei il brasiliano. Milinkovic senza parole. Jony come nelle peggiori previsioni. Mi dispiace per Ciro: tra Inter, Juventus e derby quest'anno non è riuscito a timbrare su azione. Sempre a un passo, ma la frenesia e un pizzico di sfiga lo hanno frenato come in nazionale.

Strakosha 5,5 – La respinta molto goffa sul gol è troppo grave per essere riabilitato dalle parate – non difficili – su Lukaku ed Eriksen. La cosa più difficile, l’intervento in uscita sul retropassaggio scellerato di Luiz Felipe.

Acerbi 7 – Ha il suo bel daffare ma ne esce vincitore. Commovente il suo salvataggio a corpo morto finale che vale 2 punti.

Luiz Felipe 6 – Si prende i soliti, enormi rischi. Gli va bene su Young mentre solo un tempestivo Strakosha evita la frittata. Anche nel primo tempo rischia grosso, dopo pochi minuti. Ma nonostante questo, fa bene tante altre cose e la sufficienza la porta largamente a casa.

Radu 6,5 – Concentrato, diligente, sempre con la testa sulla partita. Soffre l’intraprendenza di Candreva nel primo tempo ma è anche vero che spesso deve fronteggiare un due contro uno.

Lucas Leiva 7 – Solita partita contro una big: sostanza, esperienza, lucidità. L’ammonizione e la stanchezza lo tolgono – giustamente – anzitempo dal campo.

Milinkovic-Savic 8,5 – Se non è la migliore di sempre alla Lazio, è nel podio delle prestazioni migliori. Mi vengono in mente un Lazio-Chievo e un Torino-Lazio. Ma gli avversari, per l’appunto, erano di altro cabotaggio. È semplicemente superlativa la sua prestazione. Ha dominato la partita: in parità, in svantaggio, nuovamente in parità e infine in vantaggio, dove fa i 25 minuti più belli di sempre, con ogni probabilità.

Luis Alberto 7 – Nulla di decisivo ma costante nel portare palla, far salire la squadra, farla respirare, farla palleggiare con profitto.

Jony 5,5 – Più che le cose fatte male – ivi compreso un cross surreale da cui nasce il contrattacco del gol interista – che quelle fatte bene. Un paio di cross fatti discretamente arrivano e l’impegno non difetta. Ma per il momento, quando il livello sale dal Parma all’Inter, la sensazione di inadeguatezza ancora c’è.

Marusic 6,5 – Primo tempo decente ma macchiato dalla mollezza con cui segue Young sullo svantaggio. Buonissima ripresa, dove prima costringe Brozovic a un super-salvataggio e poi concede la briciole dal suo lato, per una volta il sinistro.

Immobile 7 – Si conquista il rigore e lo trasforma con freddezza. E già questo basterebbe. Ma in più ci aggiunge corse su corse, ripiegamenti efficaci, falli utili. Commovente, come al solito.

Caicedo 5,5 – Non bene, è purtroppo fuori dalla partita, anche nelle porzioni migliori della squadra. Concorre alla lontana all’azione da cui nasce il rigore e pochissimo altro. Forse è un po’ in riserva, non essendo abituato a giocare così tanto e trascinandosi qualche problema da un po’.


Lazzari 6,5 – Solita partita encomiabile per corsa, quantità, abnegazione. Da una sua iniziativa nasce l’angolo del gol del vantaggio. Gli manca la rifinitura importante per prendere un po’ di più.

Correa 6 – Spreca un paio di ghiotti contropiede ma non erano conclusioni facili, anche se da un attaccante con la sua classe ci si aspetta sempre di più, fronte alla porta.

Cataldi 6 – Fa bene il suo, anche se rischia un po’ con le mani in area nostra.


Inzaghi 7,5 – E’ stata una partita molto tattica, da scacchisti. La Lazio fa di più e meglio, nel complesso, con l’unico – perdonabile – torto di non chiuderla quando l’Inter sembrava alle corde, verso l’80esimo. La forza mentale che ha trasmesso a questa squadra è incredibile. 8 volte ha recuperato la partita dallo svantaggio, vincendone addirittura 4, di cui 2 con Juventus e Inter. Impressionante il lavoro che sta facendo e come tutti lo seguano, anche chi gioca poco e niente.