STRAKOSHA 7 - La parata su Calabria non era banale ed è stata importantissima. Anche per il resto molto sicuro, seppur poco impegnato da conclusioni nello specchio.
LUIZ FELIPE 6,5 - Torna decentrato a destra e gioca una partita applicata, senza distrazioni né sbavature a parte un cartellino giallo per un fallo a metà campo. In crescita.
ACERBI 6,5 - Lascia le briciole a Piatek, peraltro servito poco e male. Regala un corner cincischiando, ma è l’unico errore.
BASTOS 7 - Continua ad essere il migliore nelle partite che contano: Milan andata, derby, Inter, Milan ritorno. Per due volte sfiora anche il gol. Ribadisco: il fatto che a volte gli venga preferito Patric è ingiustificabile.
ROMULO 6,5 - Altro giocatore che spesso, in modo poco condivisibile, finisce in panchina per far giocare uno meno bravo di lui. Va anche detto che finora il Romulo laziale era stato sufficiente e nulla più, mentre finalmente stavolta ci ha messo una grinta particolare. Sarà più complicato tenerlo fuori da adesso in avanti.
MILINKOVIC sv - Proprio non ce la fa a rendersi utile. Stavolta almeno non è stato dannoso.
LEIVA 7,5 - Nel primo tempo lui e Bastos erano gli unici che davano l’idea di stare bene sulle gambe, solidi nei contrasti e rapidi nel riconquistare palla. Quasi da solo ha sovrastato Kessie e Bakayoko: giocatore di altra categoria, Lucas. Non ha più la continuità dell’anno scorso, si sceglie le partite, ma se le sceglie bene.
LUIS ALBERTO 6 - C’è la sua buonissima tecnica nel tiki-taka con cui la Lazio irretisce il Milan. Ma quasi mai tira fuori un’idea risolutiva, e mai riesce ad andare alla conclusione. Campa solo di giropalla che per lui è il minimo sindacale.
LULIC 6,5 - Dall’inizio della ripresa Inzaghi gli sta addosso: tutto ok? te la senti? vuoi il cambio? Forse anche per orgoglio stavolta sfodera una prestazione in crescendo anziché in calando come al solito. Titubante e impreciso nella prima mezzora, feroce e determinato nel secondo tempo. Anche lui sa quando dare tutto.
CORREA 7 - Di meno è impossibile dargli, al match-winner. Che però non gioca una partita memorabile. Troppi assoli palla al piede finiti contro il muro e un altro gol divorato, prima di segnare quello decisivo peraltro dopo aver sbagliato il controllo. Imprescindibile per come alza il tasso di imprevedibilità, ma assai perfettibile nella precisione delle giocate.
IMMOBILE 7 - Stordito nel primo tempo, sciagurato quando si divora le chances del raddoppio, ma di nuovo commovente per impegno nella ripresa e comunque decisivo con l’assist a Correa. Gli manca il gol, speriamo se lo sia tenuto per la finale.
PAROLO 6,5 - A conti fatti probabilmente una fortuna che sia entrato lui, sempre affidabile, al posto dell’impiastro serbo.
CAICEDO 7 - Impatto fantastico sulla partita, gioca uno spezzone di grande qualità. Forse mai si era innalzato a questi livelli contro avversarie di rango.
BADELJ sv - Non ha tempo di fare danni ma comunque ci prova.
INZAGHI 8 - Il mistero della Lazio che fa un punto con Sassuolo e Chievo in casa ma vince tre volte a San Siro è in realtà assai poco misterioso. Se giocano questi, che a parte Radu per Luiz Felipe e un Milinkovic da decifrare volta per volta sono i miei undici titolari, la squadra è di tutto rispetto e nella partita secca se la gioca con chiunque. Se inizi a buttare dentro i Patric, i Wallace, i Marusic, i Badelj, i Durmisi, i Caicedo e Cataldi titolari, e se togli anche solo due o tre dei cinque-sei giocatori di vera qualità che abbiamo, può andare in difficoltà con chiunque.
In un periodo di partite ravvicinate Inzaghi ha giustamente provato a ruotare, perché non si può far giocare sempre quelli bravi ogni tre giorni, altrimenti dopo un po’ scoppiano e/o si infortunano. Ma i risultati hanno detto quello che si intuiva già dall’autunno, dopo che la pessima ispirazione del mercato estivo iniziava a essere evidente: la Lazio ha una rosa molto poco profonda e molto anziana nei titolari, il che la rende poco adatta alla regolarità richiesta dal campionato. In compenso, se riesce a individuare in anticipo le partite-chiave sul calendario e a gestire le rotazioni per arrivarci al meglio, quelle non le sbaglia. Poi accusa lo sforzo e magari toppa le successive, ma quando la Lazio si sceglie una partita (quando se la sceglie Leiva, quando se la scelgono Lulic e Parolo, e quando gli altri gli vanno appresso) difficilmente non fa la prestazione. Può non vincere, ma la prestazione la fa.
Inzaghi non può quindi essere crocifisso per il campionato deludente, perché non ha una squadra da campionato. La Lazio dei titolari è migliore del Milan dei titolari e infatti lo elimina, ma in campionato conta la profondità della rosa e infatti è avanti il Milan. Ed è avanti anche una pessima Roma. La Lazio non viene costruita per andare in Champions e infatti non ci va. Ha nelle gambe una grande partita ogni tanto e questo la rende una squadra da coppe, specialmente da Coppa Italia che è più corta. Giusto quindi assecondare questa vocazione. Giusto darsi degli obiettivi proporzionati alle proprie potenzialità. La Coppa Italia è insieme il minimo e il massimo a cui possiamo ambire, e finché Lotito non allestirà organici diversi è sacrosanto dare il massimo in Coppa Italia. La competizione che ci consente di tenere botta in città nonostante finiamo sempre dietro alla Roma. Bravo Inzaghi a capirlo, bravo perché due finali e una semifinale persa ai rigori in tre anni significano che il concetto ce l’ha ben chiaro. È chi pensa che si poteva arrivare quarti che non ha ancora capito la Lazio, non Simone.
[Modificato da Mark Lenders (ML) 25/04/2019 18:33]