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Pagelle Dinamo Kiev-Lazio 0-2

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2018 15:24
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15/03/2018 23:48
 
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STRAKOSHA 6-Nessun intervento di particolare rilievo. Un po’ sorpreso dalla conclusione di Cyhankov nel primo tempo, sugli altri tiri che sibilano vicino ai pali sembra sul pallone. Non accusa cali di concentrazione, e in una partita del genere era fondamentale.

LUIZ FELIPE 7-Rischia un’entrata, che in questo sport dovrebbe essere ancora consentita, e si ritrova un giallo nonostante l’intervento reciproco e la gamba dell’avversario in una postura assai più pericolosa rispetto alla sua. Da quel momento inizia un’altra partita nella quale non prende altri rischi, gestisce il cartellino in scioltezza, non concede nulla di significativo nonostante il collega di fascia Patric si dedichi soprattutto alla fase offensiva. Sua la torre che libera de Vrij per il raddoppio. Solo a tempo scaduto si concede un coast to coast di pura potenza, con avversari che gli si aggrappano inutilmente come se tentassero di prendere un pullman al volo. Prova di grande maturità dopo le recenti sbandate. E bravo Inzaghi a dargli fiducia, senza lasciarsi sedurre dalla “maggiore esperienza” (in cosa?) del trio monnezza.

DE VRIJ 6-Sul corner Bjesjedin colpisce di testa senza muoversi, e senza l’ombra di una marcatura, in una zona teoricamente di sua competenza. Sulla conclusione da fuori di Derlis González, un difensore dovrebbe uscire e un altro raddoppiare alle sue spalle: invece il reparto continua a muoversi in linea, rinunciando a contrastare l’avversario e lasciandogli lo spazio per il tiro da posizione pericolosa. Si disimpegna bene in impostazione bassa, salvo un paio di circostanze nelle quali attira il pressing sulle linee di passaggio tenendo un po’ troppo palla. Si riscatta con un gol di enorme importanza, ma la sua prestazione difensiva non convince del tutto, considerando anche le poche iniziative portate dagli ucraini.

RADU 7.5-Quando Boyko gli incastra una rotula fra le gengive, la mente va ad Antognoni-Martina o a contrasti finiti ancora peggio. Per fortuna recupera quasi subito uno sguardo vigile e la posizione eretta, continuando la gara come se nulla fosse. A velocità di crociera, senza sbandate e con una sicurezza persino deterrente per i tentativi di convergenza al centro e tiro, che pure rientrano nel DNA del calcio ucraino.

PATRIC 5-Chi sbaglia quel gol, esponendo la squadra a un improvvido pari avversario e a un’impresa buttata, non può meritare la sufficienza. Di suo meriterebbe un 6.5 con un buon contributo in fase di spinta, punte di grande intensità nel pressing alto, pochi errori di piede dove, senza brillare, dimostra perlomeno il buonsenso di cercare soluzioni semplici. Più Marušić che Basta, appare forse troppo tenero contro formazioni di livello e avversari che lo puntano: ma almeno nelle gare casalinghe, e contro provinciali chiuse a riccio che gli lasciano spazio per avanzare, non si intuiscono motivi validi per preferirgli l’attuale Basta.

PAROLO 8.5-Semplicemente gigantesco, anche nel lavorare palloni che ai taglialegna ucraini lasciano solo ruvidissimi interventi sulle gambe. Autentico martello, stronca i dirimpettai della Dynamo sul piano dell’intensità ma anche dell’intelligenza nei movimenti. Prestazione nella Storia: non solo la sua personale, ma anche quella dei centrocampisti in maglia biancoceleste.

LUCAS LEIVA 9-A lui mezzo voto in più e la palma indiscussa del migliore per la testa, che ne fa un elemento a parte rispetto agli altri ventuno, e per un gol che faticava maledettamente ad arrivare su azione: Luis Alberto lo agevola con una pennellata d’autore, ma lui c’è e concretizza. Con Parolo forma una vera e propria diga umana: non ci sarebbe riuscito senza il fondamentale contributo del compagno di reparto, ma è lui a dettare regia e sceneggiatura. Esce forse un po’ frettolosamente su Derlis González, e non toccava comunque a lui intervenire in ultima istanza, ma stasera è davvero il pelo nell’uovo. Monumentale.

LUIS ALBERTO 8-Da tramandare ai posteri la sua pérformance dalla bandierina: taglia fuori la difesa e il non irreprensibile Boyko, che esce nella posa di chi sta leggendo il giornale, lasciando a Leiva solo l’onere della spizzata vincente; costringe il portiere a un intervento alla disperata, senza il quale accederebbe direttamente a una meritata segnatura; disegna sul campo, come se si trattasse di una lavagna tattica, la traiettoria millimetrica per lo schema che porta al raddoppio. Direttore in carica di un’orchestra quasi perfetta.

LULIĆ 6.5-Negli highlights non resterà traccia delle sue giocate, e neppure al cross regala qualcosa di indimenticabile. Eppure, appena esce la squadra perde terreno: segno di come, in quell’equilibrio ideale, ci fossero anche la corsa e la generosità che non fa mai mancare. Sottolineatura inclemente ma inevitabile: quando si gioca sulla qualità e sul palleggio, deve rimanere defilato sulla fascia.

FELIPE ANDERSON 8-Con tutta la libertà tattica del mondo, ma decisamente per la squadra. Ha voglia di rendersi utile, perde pochissimi palloni anche quando non gli riesce il colpo da copertina, si spende nel tenere palla per dosare il ritmo o lasciare agli altri il tempo di prendere posizione. Sbaglia in una circostanza nel tentare il tiro anziché un più immediato assist, ma è davvero l’unico dettaglio. Creativo, ma al tempo stesso continuo e concreto: pace fatta con l’undici titolare e col calcio come gioco di squadra o “è tutto un equilibrio sopra la follia” (cit.), quindi destinato alla precarietà? Dalla risposta, a giudicare da stasera, dipende in misura non banale la stagione della Lazio.

IMMOBILE 4-Per trovare una prestazione così sconsiderata e autolesionista, bisogna scomodare qualche concerto di Grignani quando proprio non gli va. Sbaglia semplicemente tutto, a partire dai gol che potrebbero regalare una goleada personale e di squadra per gli statistici. Chissà, forse non voleva togliere al suo allenatore il record contro l’Olympique Marsiglia. Evita il votaccio solo per l’impegno, che non gli fa difetto neppure stasera, e per la comprensibile stanchezza.

LUKAKU 6-Un paio di buone iniziative sulla fascia, lumicini in fondo a un tunnel che sembrava infinito. Certo che, in termini di strategia ed equilibri tattici, con la staffetta fra Lulić e lui si passa da Napoleone a Meo Patacca.

MARUŠIĆ 6-Un paio di traversoni radenti e un ingresso nel match discretamente in scioltezza. Si spera lo aiuti a sbloccarlo dopo un periodo di implosione tecnica e mentale.

CAICEDO s.v.-Date le condizioni di Ciro, forse poteva dargli il cambio prima.


INZAGHI 9-L’assenza di Milinković-Savić, potenzialmente devastante, lo allontana da tentazioni troppo conservative “stappando” un assetto di squadra al limite della perfezione.
Prova di forza, anche psicologica, con la quale ritrova il meglio di sé, vale a dire il coraggio di provare qualcosa di diverso e di dare fiducia ai giovani (Luiz Felipe): e la squadra, non a caso, ritrova freschezza e bel gioco.
E le inconcepibili difficoltà nel concretizzare una superiorità imbarazzante?
Al tecnico si può forse segnalare qualche azione in velocità, nella quale uno-due uomini in più avrebbero offerto soluzioni di tiro sicure.
Il resto dipende dalla scarsa vena di qualche singolo con la spia della riserva accesa, e magari dall’assenza di un ricambio in grado di farlo rifiatare per tempo.
Quale futuro, dunque, per questo modulo, in grado di concedere una pausa a Milinković-Savić senza indebolire più di tanto la formazione titolare?
Inizialmente si pensava che solo una Steaua debole, e in campo con un atteggiamento da grande che lasciava giocare troppo liberamente, ne avesse nascosto la fragilità in fase di non possesso palla.
La modesta, ma più competitiva e fisicamente probante Dynamo, ne è uscita schiantata.
L’adattamento al nostro campionato, poco propenso a premiare chi rischia e costruisce, non è automatico: ma gli stenti e la necessità di variazioni sul tema, emersi nelle gare contro provinciali catenacciare d’antan, rendono obbligatorio almeno un tentativo.
[Modificato da Er Matador 15/03/2018 23:49]

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