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Pagelle Lazio-Genoa 4-2 (Coppa Italia)

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2017 12:51
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18/01/2017 23:46
 
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STRAKOSHA 6-C’è sulla conclusione col piede sbagliato di Pandev. Sicuro riferimento coi piedi, il che permette di svelenire parecchi disimpegni complicati. Troppo sorpreso dalla pur pregevole e imprevedibile conclusione a giro di Pinilla. Più bravo l’avversario che colpevole lui sul 2-2. Prestazione sufficiente, anche se senza interventi di rilievo a corredo.
PATRIC 6.5-Da manuale la triangolazione con Lombardi sull’azione del rigore. Ottimo in entrambe le fasi finché non finisce la benzina. Lavorare sui novanta minuti, le potenzialità ci sono.
WALLACE 5-Il simbolo della sua partita è una respinta di testa sulla quale sbaglia goffamente direzione e regala un corner. Sul palo di Ocampos materializza uno schieramento da campionato norvegese, coi due centrali larghi e statici. Nel finale tenta di riaprire il match perdendo malamente un pallone sulla trequarti. La dimostrazione del fatto che in questo sport la testa non è un optional.
HOEDT 6.5-Il Genoa non lo considera degno di essere contrastato, e si sbaglia. Formidabile la rasoiata del raddoppio, esemplare la freddezza con cui ferma Pinilla prima su un netto fuorigioco, evitando di farsi prendere dalla precipitazione, poi in tackle dopo l’errore di Wallace. Molto meno positivo quando deve tenere la posizione senza riferimenti fissi: ha ancora bisogno di un compagno di reparto che lo guidi.
LUKAKU 4-Lazović e il Genoa costruiscono su di lui la fase offensiva nel primo tempo. Volonteroso o poco più nelle sortite offensive, delle quali rimane solo l’assist del 4-2.
PAROLO 6-In partita nella prima frazione, quando lavora diversi palloni da regista aggiunto e si ritrova sempre nel vivo del gioco. Peccato che la sua serata finisca lì.
BIGLIA 5-Un normale tiki-taka quando la squadra domina, una latitanza continua quando si tratta di difendere una coppia centrale non a prova di bomba. Approfittare della costruzione bassa di Hoedt per sganciarsi ha un senso, anche se il tiro in porta è da “Vai col liscio”. Mancare completamente in copertura è al limite della diserzione.
LULIĆ 6-Solito bailamme a centrocampo, senza particolare incisività ma con meno errori nelle giocate. Evitabile l’ammonizione, con la maglia dell’avversario che si allunga a metacampo e in un’azione senza sbocchi.
LOMBARDI 7-Tatticamente impeccabile, suggerisce e infila movimenti che tagliano in due la difesa avversaria. Impeccabile la sponda su Patric, più approssimative tante altre soluzioni. Parte bene anche nella ripresa, messo fuori causa da un cambio incomprensibile.
ĐORĐEVIĆ 6.5-Un gol, un penalty procurato, un paio di sponde a centrocampo: bilancio discreto per un giocatore normale, figuriamoci per un ex perso nella nebbia come lui. Sparisce alla distanza, e ci può stare. Da schiaffi la non esultanza dopo una segnatura che avrebbe legittimato anche uno spogliarello integrale: davvero si sente nella posizione di proporre atteggiamenti polemici?
FELIPE ANDERSON 4-Un avvio da ispiratore unico delle migliori idee offensive, che si spegne inspiegabilmente dagli undici metri. Da lì in poi la partita gira per la Lazio e per lui, che perde mollemente un pallone anche in occasione del pari. In fila per un trapianto di cervello.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 7-L’uomo giusto al momento giusto, con la chicca della triangolazione involontaria col difensore. Galleggiando nei pressi dell’area diventa letale: per la mezzala citofonare altrove.
IMMOBILE 7-Un gol fondamentale per chiudere il discorso e tanto, troppo movimento. A rischio floccarizzazione, tanto per riesumare un altro fantasma del Mesozoico Rejano III: d’accordo cercare la posizione per il tiro, ma il suo regno sono i sedici metri.
MURGIA s.v.-Schierato fuori ruolo, rimane ai margini del gioco.

INZAGHI 6.5-Sensazioni contrastanti. Innanzitutto vince la scommessa Đorđević, roba da far impallidire chi aveva puntato sul Leicester.
Lukaku a parte, indovina il turnover ragionato e centra al millimetro il momento in cui inserire l’artiglieria pesante.
Lascia perplessa la scelta dell’elemento da sostituire: Lukaku – con Lulić spostato sulla fascia – e Felipe Anderson sembravano meritare il cambio più di Lombardi.
Rimane, poi, la brutta sensazione nel finale di primo tempo: una Lazio che fa e disfa furiosamente, un avversario che gioca un paio di minuti.
Risultato un pareggio, come quando si gioca al gatto col topo, e dall’altra parte non c’è propriamente la Signora Omicidi.
Da perfezionare decisamente la gestione delle fasi di riflusso, comprensibili se si attacca a certi ritmi, e gli interventi in corsa quando la difesa va in barca.

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