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Il pagellone del 2015-2016

Ultimo Aggiornamento: 23/05/2016 15:17
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17/05/2016 04:21
 
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MARCHETTI 4-Quasi mai in versione “mostro di Sofia”, ma altrettanto lontano dallo status di portiere affidabile: ogni uscita, che la effettui o meno, è un terno al lotto; condiziona pesantemente la squadra con limiti anacronistici nel gioco di piede; nel complesso para niente o quasi. Capire perché giochi spiegherebbe cosa non funziona davvero nella Lazio.
BERISHA 5-Bello di notte nella fase a gironi di EL, non trova mai reale continuità: emblematica la paperissima di Firenze, con la quale rischia di riaprire una partita già chiusa. Nel momento in cui offre buone prestazioni infrasettimanali, viene regolarmente segato dal rientro forzoso di Marchetti: forse non sarebbe cambiato nulla, ma non è così che si gestisce un presunto talento. A maggior ragione in una società che i giocatori se li deve costruire in casa. In ogni caso meglio chiuderla qui.
GUERRIERI s.v.-Un giudice, assistendo alle prestazioni dei due che gli sono rimasti davanti nelle gerarchie, ne imporrebbe il reintegro nella formazione titolare. Se va alla xxxx, dopo un trattamento del genere ne ha tutto il diritto.
BASTA 5-Parte discretamente, va in debito d’ossigeno, crolla definitivamente. Sarebbe bastato sfruttare Cavanda per fargli tirare il fiato, ma il belga era stato ceduto e il suo teorico sostituto, per qualche misterioso motivo, non toccava il campo. Oppure lo si poteva riciclare come centrale, ruolo in cui operava di fatto durante la partita, per risparmiargli cento metri di corsa ad ogni azione. Invece si è tirata la corda, finendo per spezzarla. Da capire se si tratta di una stagione balorda o di un declino definitivo. Lui comunque ne esce male, ma con dignità.
KONKO 6-Esce dal ruolo di infortunato cronico proprio quando gli scade il contratto, riempiendo una voragine nell’organico. Tiene nelle partite di minore impegno, svanendo come sempre quando si fa sul serio. Voto zero all’uomo e al professionista, che mai avrebbe dovuto mettere piede a Formello.
PATRIC 5.5-Lascia parecchi dubbi su qualità e fase difensiva, ma almeno è un giocatore in attività. Vale la pena di insistere, sperando di ricavarne almeno una discreta riserva.
RADU 2-Le sue partite di livello sono ormai come i denti in bocca di chi ne ha ancora cinque o sei. Il resto annega fra disastri e assenze, oltre che in un contratto da Ufficio Indagini. Fino al 2020.
BRAAFHEID s.v.-Chi prende la pensione da invalido pur essendo sano, chi prende uno stipendio da calciatore pur essendo invalido. Ma il voto, ammesso che esista un numero per esprimerlo, va a chi ha deciso per il rinnovo.
DE VRIJ s.v.-Malissimo in avvio, quando forse stava già male. Oltre al suo futuro, andrà chiarita anche la gestione dell’intera vicenda.
MAURICIO 4-Giocatore che riconcilia col calcio. Sì, avete letto bene: un non calciatore, ma del quale se non altro si può parlare solo in quei termini, senza retropensieri. Mentre con gli altri bisogna districarsi fra trame di spogliatoio, chiari di luna e chissà che altro: e sono sensazioni come queste a far passare la voglia di seguire le partite.
BIŠEVAC 1-Il mestiere ci sarebbe, il resto no. Ex sul piano fisico, protagonista di buchi ed errori di piazzamento spesso decisivi, indecente nell’atteggiamento da svernatore. Contribuisce più degli altri all’impresa di far rimpiangere Cana. Un “rinforzo” fra i più vergognosi che si ricordino. Se proprio serve la stecca al procuratore, almeno si prenda un atleta ancora in attività.
HOEDT 4.5-Positivo come pochi nel modo di porsi, peccato sia drammaticamente lento e scarso, oltre che abbandonato a sé stesso sul piano tattico: quando viene coperto dal centrocampo anche lui va a messa con gli altri. Buon lavoro a chi cercherà di ottenerne qualcosa: ma almeno qui, per età e integrità fisica, ci si può provare.
GENTILETTI 2-Delusione traumatica. Può aver sofferto l’infortunio ed essere meno forte di quanto fosse apparso all’inizio, ma su un punto è imperdonabile: la mancanza di personalità e agonismo, al limite del patetico. Sì, perché fra le tante illusioni c’era quella di trovarsi di fronte a un leader. Da dimenticare.
BIGLIA 6-Qualche spanna sopra gli altri per livello tecnico, imprescindibile in fase difensiva, ma non va molto oltre il compitino. Deludente sul piano della personalità.
CATALDI 3-Il contraccolpo tipico del giovane dopo il debutto, quando deve confermarsi; una giostra impazzita fra vari ruoli tranne il suo; una squadra che non c’è più. Ha tutto contro, e ne esce una stagione catastrofica. Prima di rassegnarsi, però, gli va data ancora una possibilità.
ONAZI 5.5-Troppo aleatorie e contro avversari privi di motivazioni le benemerenze che conquista con la gestione Inzaghi. Oggetto di un vero e proprio mobbing ad opera del parmense e dei suoi pallini, schierato nel suo ruolo sa rendersi utile. L’importante è che abbia vicino uno bravo, e quello non dipende da lui.
LULIĆ 6.5-Spesso schierato da terzino, si adatta meno peggio del previsto a una posizione per lui indigesta. Il fatto che figuri fra i migliori e che si fatichi a rinunciare al suo contributo non è buon segno, ma si può forse fargliene una colpa? Capitano morale per l’impegno e il temperamento.
PAROLO 4-Che rientrasse nei ranghi dopo il girone di ritorno dell’anno scorso era scontato, ma fa di molto peggio. Irritante per il suo giocare a nascondino corricchiando. Se Pioli vuole rendersi utile, trovi una panchina e ne pretenda l’acquisto.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 5-L’equivoco che costa la stagione sul piano tattico, istigando Pioli a sfasciare il modulo per schierarlo come trequartista. Doti e giocate interessanti, ma sparse come coriandoli e senza una collocazione nella quale appaia perlomeno completo. Investimento da valorizzare, magari rinunciando all’idea che si tratti di un centrocampista.
MORRISON s.v.-Scommettere su un bad boy talentuoso oscilla fra l’opportuno e l’obbligatorio, ma bisognerebbe avere idea di cosa farne e di come manipolare un profilo psicologico non semplice. Ci si limita a lasciarlo ammuffire senza costrutto, e anche questo la dice lunga sulla cialtroneria e sul calcolato menefreghismo cui si ispira la strategia societaria. Pessimo professionista e testa balorda, si dice per spiegarne l’esclusione: fosse stato applicato a tutti un simile criterio, la Lazio non sarebbe mai arrivata a undici.
MAURI s.v.-Poteva lasciare da eroe, lo fa da peso morto: che tristezza. Rimane da capire chi abbia avuto l’idea del rinnovo.
CANDREVA 4-La società tarpa le sue legittime ambizioni professionali, gliene va dato atto: ma per il resto fa da solo, guadagnandosi un posto in prima fila fra i “meno” rispetto alla stagione scorsa. Parte tutto dalla faccenda della fascia, che rivela la sua età mentale: quella di chi frequenta l’asilo, sia pure da ripetente. La sua pretesa di monopolizzare i calci piazzati è senza precedenti nel calcio professionistico, beninteso con riferimento anche a chi gliel’ha permesso. Un altro che ha rovinato quasi tutto non andandosene al momento giusto.
KISHNA 5-Prima promettente, poi emarginato ingiustamente, quindi infortunato cronico. Altro giocatore rotto, a quanto pare: ed è un peccato, perché le doti non mancano.
FELIPE ANDERSON 4-Qualcosa di buono combina comunque, sia nelle giocate sia nella fase di non possesso palla: ma è un filo di voce dove servirebbe un tenore. Depresso e deprimente, rivelando debolezze caratteriali che non sarà facile dribblare.
KEITA 5-Nel finale di stagione inizia a prendere le partite con un minimo di serietà, ed è l’unica nota incoraggiante. Per il resto si limita a saltare il primo uomo e in sequenza sé stesso, rimanendo senza sbocchi quando si tratta di tirare o crossare. Mostra i connotati dell’eterna promessa.
KLOSE 4-Torna un giocatore di calcio quando gli altri sono già al mare. Prima un ex, con l’aggravante di una carriera che non meritava di essere trascinata fra simili stenti. Foto di copertina il gol sbagliato a porta vuota nel derby d’andata.
ĐORĐEVIĆ 1.5-Vedi Mauricio, ma con una lontananza ancora maggiore dai canoni del ruolo. Il brasiliano macchia sistematicamente con accessi di follia partite talvolta decorose; lui non ha l’aria di un centravanti neanche quando respira. Aggiorna i record di Luis Silvio, Zahoui, Capocchiano, che sembravano appartenere a un’altra epoca. Mezzo voto in più per qualche lampo in Coppa e per l’impegno, quello mai venuto meno.
MATRI 1-Qualche gol, quando nessun altro riesce a buttarla dentro, e davvero nulla di più. Difficile capire se sia più scarso o più indolente nella partecipazione inesistente alla manovra e ai movimenti d’insieme. In più lo statuto umiliante, ma non certo per lui, di scarto del Milan. Sta al mercato estivo come Biševac a quello invernale.

PIOLI 1-Sbaglia tutto lo sbagliabile, naufragando tra scelte cervellotiche, letture disastrose della partita, errori ripetuti con insensata ottusità, presa inesistente sullo spogliatoio, statistiche da record negativo nelle gare decisive, il tutto condito da un fondo di inadeguatezza.
Patetico e servile: dunque degno di chi non l’ha cacciato prima, compromettendo in via definitiva la stagione.

INZAGHI s.v.-Buonsenso, scossa data dal cambio di allenatore o semplice autogestione? Impossibile rispondere, quindi impossibile valutare il suo effettivo impatto.
[Modificato da Er Matador 17/05/2016 04:32]

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