Pagelle Lazio-Sparta Praga 0-3

MARCHETTI 3-Sul primo gol ripropone la specialità della mano molle, vanificando il fatto di essere arrivato sui pallone. Sul terzo va giù con un tempismo e un’estensione come se lo tenessero in quattro. Sulle uscite il peggior “portiere” da secoli a questa parte. Non ai livelli del Mostro di Sofia, ma mette del suo anche in questa eliminazione.
KONKO 5-Le bugie hanno le gambe corte, e che lui sia un giocatore fisicamente affidabile è una bugia. Si applica, con qualche discreto esito e l’inconsistenza che ha nel DNA.
BIŠEVAC 1-Lo Cana rotto sblocca la partita col pasticcio in comproprietà sul primo gol, e cerca in ogni modo il bis a ogni appoggio utile. Il fatturato di Lotito, le scelte di Tare.
HOEDT 2-Una mozzarella scaduta sul raddoppio; “solo come i pali della luce”, per dirla con Baglioni, sul resto. Senza squadra, e non perché disoccupato.
LULIĆ 5-L’unico a impegnarsi, come sempre, ma sulla sua fascia passa anche qualche ciclista in escursione. Puntuale tanto nelle sovrapposizioni quanto negli errori tecnici imbarazzanti.
BIGLIA 5-Fra i pochi a sembrare un giocatore di calcio. Troppo solo e troppo debole in interdizione, però.
PAROLO 5-Merita la chiamata di correo sull’1-0. Poi trova una chiusura che evita momentaneamente il peggio e, a stretto giro di posta, un inserimento offensivo con tiro in porta. Quindi si adegua quasi inevitabilmente all’andazzo. A differenza di altri tenta di giocarla, ma con energie al lumicino. Sia lui sia il suo mentore appartengono al passato.
CANDREVA 5-Qualcosa di buono combina, ed è uno dei pochi, in più ha il merito di non battere tutti i calci d’angolo. Più fumo che arrosto, nell’insieme.
MAURI 1-Sbaglia un rigore in movimento quando poteva riaprire il discorso qualificazione; trasforma una girata in un assurdo campanile; calcia ancora sul portiere nel secondo tempo. Ed è il più pericoloso in area, notare. Ex giocatore, dovrebbe restituire lo stipendio e straparla di rinnovo. O forse, data la società con cui ha a che fare, ha solo capito tutto.
KEITA 1-Involuto, inconcludente, inconcepibile. Gioca, si fa per dire, ignorando la squadra e la fase di copertura: il solista del nulla. È come i suoi coetanei italiani nel mondo del lavoro: giovane, ma già senza futuro.
KLOSE 3-Se una mole di gioco stantia ma quantitativamente non banale produce il nulla, e lo produrrebbe anche giocando un mese, difficile che il centravanti non ne abbia colpa. Ormai si limita a qualche tocco, senza l’idea di un tiro.
MATRI, FELIPE ANDERSON e MAURICIO s.v.-Entrano a partita strafinita. Comunque fanno in tempo a peccare per opere e omissioni.

PIOLI 1-Dopo il risultato dell’andata, tocca agli altri fare la partita: e lui si inventa un modulo con due soli centrocampisti, due ultratrentacinquenni, due esterni che non rientrano.
Ipotecando per giunta i cambi, che arrivano – e sbagliati – come uno spettatore quando il film è già finito.
Il peggio nella partita più importante, come si conviene a un perdente.
Ormai è ai livelli di Cavasin alla Sampdoria, con la differenza che quello faceva apposta.
E, nella seconda annata, uno dei tecnici più dannosi che si ricordino, non solo alla Lazio.
Finita qui? Non è detta: avendo un altro anno di contratto, rischia di mendicare ancora lo stipendio nella prossima stagione.