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Pagelle Atalanta-Lazio 2-1

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2015 08:55
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28/10/2015 23:25
 
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MARCHETTI 4-Manca la presa sul tiro di Maxi Morález, e buon per lui che non vi siano avversari nei paraggi. Sul cross del pari copre solo il primo palo, difficile da raggiungere con un traversone dalla linea di fondo, lasciando tranquillamente sfilare il pallone nell’area piccola. Sul Papu si butta da una parte con troppo anticipo, lasciando mezza porta scoperta. La solita utilitaria scassata, di quelle che ti lasciano a piedi da un momento all’altro, con la quale si pretende di correre in Formula Uno.
BASTA 5.5-Nessuno scomodi Paolo Negro: su quell’intervento sbaglia anche di suo, nel posizionamento e nell’esecuzione. Gli va dato atto di dover giocare una seconda partita in un ruolo non suo per sopperire alla continua latitanza di Hoedt.
HOEDT 5-Ricorda Tore André Flo, nel senso che nonostante la statura gioca meglio coi piedi: peccato che pure lì non ne prenda una. Marcatore fisico e nulla più, che si perde totalmente in campo aperto. E che, a differenza di altri lenti, manca anche nel senso della posizione. Spiace recensire così negativamente un ragazzo serio e positivo nell’atteggiamento, ma al momento non è facile capire come tirarne fuori qualcosa.
GENTILETTI 4-Primo tempo tranquillo, con un paio di svarioni nella regia difensiva sui calci piazzati. Quando il gioco si fa duro sparisce, come sparisce dalle istantanee delle azioni decisive. Uno Cana con meno carattere.
LULIĆ 5.5-Non ripropone i fuochi d’artificio contro il Torino, ma rimane comodamente in linea di galleggiamento. Il voto è per il calo troppo netto nella ripresa, che incide non poco sulla prestazione della squadra. Spende male il giallo per fallo tattico su Pinilla.
ONAZI 6.5-Si può discutere sulla singola giocata, ma se il compito è quello di ispessire la mediana e riempire gli spazi vuoti nel complesso ci riesce. Almeno finché il crollo di Biglia non lo lascia solo. Almeno finché una sostituzione folle non lo toglie di mezzo.
BIGLIA 5.5-Rivedere una Lazio risolutiva sui piazzati lascia quasi la sensazione di aver sbagliato partita. Non è però accettabile che un giocatore, per giunta di quest’importanza, regga in maniera così plateale solo una frazione della partita. Unica attenuante: se là davanti non avessero giocato a “ciapa no”, del suo calo non si sarebbe accorto nessuno.
CANDREVA 4-La sua partita è tutta in quel sinistro al volo, preparato a beneficio dei fotografi e miseramente fallito, quando c’erano lo spazio e la necessità per una soluzione più terra terra che chiudesse la partita. Al passivo anche lo svarione in ripiegamento difensivo sull’1-1. Indisponente.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 6-Gli avversari cominciano a rantolare a terra con le mani al volto non appena transitano nei suoi paraggi: bruttissimo segnale di come il suo vizio di sbracciare a capocchia sia stato intercettato a fini di dolo. Anche con le gambe non riesce a finalizzare in maniera razionale i tanti chilometri percorsi.
FELIPE ANDERSON 5.5-Troppo impreciso negli ultimi metri, contribuisce agli sprechi con errori elementari. Opaco, ma abbastanza presente sul piano della quantità.
MATRI 4-Impalpabile, ma se finisce all’ala anziché a finalizzare non è solo lui ad aver sbagliato qualcosa.
ĐORĐEVIĆ 5-Il rientro, la squadra in calo, un assetto scriteriato: tutto vero, ma qualcuno si accorge della sua presenza in campo?
KLOSE s.v.-Nel poco tempo a disposizione, almeno fa capolino sottorete.

PIOLI 1-Una Lazio in grado di dominare sul mai facile campo di Bergamo, come è apparsa nel primo tempo, mancava dai tempi di Mancini e Cesar con la vittoria di misura firmata dal brasiliano.
Ma proprio lo sviluppo del match chiarisce le sue lacune, peraltro trasmesse alla squadra.
Una bravura puramente dimostrativa, che svanisce e degenera in stato confusionale quando si tratta di fare i coperchi oltre alle pentole.
Un’incompiutezza patologica nel chiudere l’azione e la partita: le azioni con l’offendente in percussione centrale, un compagno sulla fascia e uno al centro per chiudere in rete si sprecano, e vengono fallite in serie – persino a campo aperto e col solo A. Masiello come ultimo ostacolo – per errori nei movimenti che chiamano in causa il suo lavoro.
Una pervicacia antiscientifica nel ripetere errori già commessi: nella fattispecie quello di sfasciare la mediana proprio quando la squadra sta perdendo campo.
E, come se non bastasse, per schierare quella che per assortimento e condizione dei singoli è la peggiore coppia d’attacco possibile: dato, peraltro, già noto col senno di prima.
Il tutto in corrispondenza di una gara importante per l’alta classifica, che gli dà subito le vertigini vanificando quanto combinato di buono – e col suo fondamentale contributo – fino a un attimo prima.
Si può pensare di raggiungere degli obiettivi, anziché limitarsi a sfiorarli, con uno così? No.
Quindi, perlomeno se si punta in alto, meglio non perdere altro tempo.

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