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Chi è stato Ledesma per la Lazio, cosa è stato Ledesma per noi

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2015 13:43
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Post: 2.878
02/07/2015 10:16
 
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Negli ultimi anni una delle mie frasi più ricorrenti è stata: "Il giorno che non ci sarà più Ledesma mi sentirò solo, smarrito e al freddo”. Oggi che quel giorno è arrivato, come in tutti i “giorni che arrivano”, la prima reazione è quella di guardare avanti, non indietro. Come facevi tu in campo. Avanti, sempre avanti. A cercare la giocata che con ogni probabilità costerà dei fischi e chili di critiche nelle radio o su internet. Quella giocata che se arriva, dal primo gol al derby al geniale assist per Gonzalez contro la Juve sulla strada del 26 maggio, fa la differenza rispetto alle regie tristi dei passaggi facili. Tu non sei tipo da passaggio facile: sei tipo da mille e una responsabilità, in ogni zona del campo, in ogni fase del gioco. Sei stato il nostro miglior difensore quando la baracca stava crollando, sei stato il nostro miglior inventore di gioco quando la barca era impantanata nella bassa marea. Quando mi hanno chiesto dell’estetica del calcio, io ho fatto il tuo nome: “Estetica è laddove vedo un surplus di rendimento. Dove c'è un giocatore che dà di più, rispetto agli altri giocatori e rispetto a quanto potrebbe dare. Il mio preferito è Ledesma, e non a caso: mi prendo i fischi? Chi se ne importa: io cerco di dare un surplus, di mettere in pratica il pensiero successivo a quello degli avversari, non quello contemporaneo al loro". Hai resistito all’ossidazione del tempo e ai nemici, facendoli cadere uno ad uno. Ci hai messo la faccia nelle sconfitte, e hai festeggiato mimando l’aquila nelle vittorie. Perché sei un Laziale da sempre, tanto apparentemente silenzioso quanto incredibilmente concreto. Ledesma? Non parla e non ride mai, si dice. E’ vero: Ledesma fa e fa ridere. E’ il capitano che rincuora il giovane Cataldi dopo la finale persa dicendo "io per te ci sarò sempre”, quello che è stato più vicino a un ragazzo della Primavera in ospedale dopo un brutto incidente. Quello che ha spontaneamente organizzato una colletta per i tifosi della Lazio detenuti ingiustamente in Polonia. Concreto in campo, concreto fuori. Semplicemente Cristian Ledesma, il capitano che in quelle lacrime del 26 maggio con Hernanes e Manzini ha completato la sua scalata all’Olimpo biancoceleste e che con l’ultima maglia indossata ci ha trascinato umilmente verso la riconquista della più nobile delle competizioni. No, non mi sento "solo, smarrito e al freddo”, perché so che hai lasciato qualcosa qui, che va oltre lo straordinario apporto tecnico. Hai trovato una casa, e ce ne hai lasciata un’altra. Grazie per tutto ciò che ci hai insegnato

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