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Cessione di un big

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2015 15:03
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Post: 2.725
27/03/2015 12:56
 
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Hernanes è stato rinnegato perché il tifoso medio non è (ancora?) in grado di vivere le cessioni come operazioni strategiche.
La cessione di un pezzo forte viene ancora vissuta come una ritirata (della società) e come un tradimento (del giocatore).
Per cui Hernanes, nella considerazione generale, è passato in un attimo da campione senza il quale la Lazio non sarebbe sopravvissuta a mercenario sopravvalutato.
Io, che nell'estate del 2013 sono stato fra i primi a caldeggiarne la cessione, da tanto tempo non mi ero più affezionato a un giocatore come al Profeta.
L'ho molto amato tecnicamente (a Lazio-Deportivo La Coruna fu colpo di fulmine) e l'ho sempre considerato un bravissimo ragazzo, uno che si è fatto volere bene da tutti e che si vedeva benissimo quanto stava bene a Roma.
Uno degli errori più grandi che commettono gli uomini, da sempre, è quello di cercare di rendere eterne le cose belle, quelle che danno felicità. Che però non si fa imprigionare e si consuma in fretta. Il segreto per restare felici (facile a dirsi) è surfare, saltare giù da una situazione un attimo prima che si spenga e cavalcarne subito un'altra, combattere l'assuefazione rimettendosi in gioco ogni tot, vivere per cicli.
Nel calcio professionistico i cicli sono sempre più brevi. L'orizzonte è cinque anni, il massimo della durata di un contratto. Certo, puoi rinnovarlo, ma ogni volta sarà una scelta. Ci sono sempre meno giocatori che restano per tutta la carriera in una società perché la velocità di consumo (degli oggetti, delle informazioni, dell'intrattenimento, dei rapporti professionali e privati) è in continuo aumento. In questa città la monogamia calcistica ci viene venduta come bene supremo da un ambiente, quello romanista, che in assenza di trofei ha dovuto trasformare la fedeltà dei giocatori in vittorie. Ma siamo sicuri che la stessa Roma, oltre che Totti e De Rossi, non ci avrebbero guadagnato prendendo ciascuno il meglio dall'altro per un periodo di tempo più circoscritto?
Questa generazione di laziali, la mia, vive male le cessioni perché ogni addio sembra insistere su una ferita ancora aperta, ossia la separazione da Nesta. Alla quale ha fatto da contraltare la permanenza di Totti, con relativa nascita di un complesso di inferiorità. Ma l'inferiorità (che dal 31 agosto 2002 in qualche modo esiste, è stupido negarlo) consiste essenzialmente nella maggiore capacità di spesa della Roma rispetto alla Lazio, della quale la conferma a vita di Totti e De Rossi è solo un riflesso, basta guardare i loro ingaggi. Cioè, se 10 o 12 anni fa Totti fosse stato ceduto al Real Madrid la forbice finanziaria - e quindi tecnica - che ha diviso noi e loro nell'ultimo decennio probabilmente non si sarebbe ridotta, anzi. Magari avrebbero fatto come la Juve che sulla cessione di Zidane costruì un ciclo di vittorie, invece di legarsi a doppio filo a personaggi sempre meno motivati, sempre più appagati dal loro status di semidei cittadini.
D'altro canto, che sarebbe successo a Nesta se fosse rimasto anche dopo la fine di Cragnotti? Avevamo iniziato a vederlo nel 2001-2002, specialmente dopo l'1-5 nel derby: gli avremmo scaricato addosso tutto il peso del ridimensionamento, sarebbe diventato un capro espiatorio un po' come gli attuali allenatori del Milan. Invece la Lazio ha incassato un po' di miliardi ed è rimasta in vita, mentre Alessandro ha voltato pagina e per altri 10 anni ha continuato a vincere tutto e anche di più. E' stato doloroso, ma bisogna ammettere che alla fine è stato meglio per tutti. Che se fosse rimasto ci saremmo fatti del male ancora di più. Con Hernanes - non inganni la gioiosa parentesi del 26 maggio, una partita che oltretutto il Profeta giocò malissimo - sarebbe successa la stessa cosa. La parabola discendente del rapporto era già iniziata da un pezzo, e nel girone d'andata dell'anno scorso il suo indice di gradimento era ai minimi storici. Se la cessione di gennaio venne osteggiata fu non tanto per amore di Hernanes, quanto per mettere Lotito con le spalle al muro. Si è strumentalizzata un'operazione che ha restituito alla Lazio margini di manovra finanziari, consentedole un mercato estivo che sette mesi fa pareva almeno dignitoso e oggi col senno di poi possiamo definire addirittura ottimo, spacciandola per pietra tombale sulle ambizioni future del club.
A me piacerebbe che le prossime generazioni di laziali fossero capaci di fare due cose: 1) continuare a volere bene a chi ha fatto cose importanti per la Lazio anche quando cambia squadra e soprattutto quando il personaggio in questione l'ha amata, oltre a farne le fortune sul rettangolo verde; 2) guardare sempre oltre, non appiattirsi sul presente ma capire in che modo quel che viene fatto oggi potrebbe ripercuotersi sul futuro; ma soprattutto farlo con assoluta onestà intellettuale, senza utilizzare i singoli accadimenti per combattere guerre fratricide. Sinceramente sono molto pessimista al riguardo. Sarà che sto invecchiando e faccio sempre più discorsi da vecchio, ma le nuove generazioni di laziali non mi piacciono per niente. C'è un sacco di gente buona a sfogarsi per radio o su Facebook e poi alle semifinali di coppa siamo in 27mila, sempre le stesse facce, sempre meno capelli e sempre più rughe. Fra due o tre anni le possibili cessioni di Anderson, De Vrij, Keita, eccetera potrebbero paradossalmente consentirci di crescere ancora, e invece sono già sicuro che finiremo a insultarci gli uni con gli altri. Ripongo grosse aspettative nell'anno prossimo perché lo considero come la calma prima della tempesta, che inevitabilmente arriverà. Ci barricheremo dietro Cataldi sperando che diventi il nostro Totti, come se avere un Totti avesse fatto svoltare la Roma negli ultimi 20 anni. Raderemo di nuovo al suolo Formello e poi dalle macerie spunteranno di nuovo fiori sconosciuti, nuovi eroi da innalzare e poi abbattere. Quanta stupidità in tutto questo. Neanche un tricolore potrebbe salvarci, perché poi - come è già successo a Lenzini e a Cragnotti - pretenderemmo la conferma in blocco dei campioni d'Italia con raddoppio degli ingaggi gettando le basi per un nuovo default e per altri lustri di mediocrità. No, non c'è salvezza
[Modificato da Mark Lenders (ML) 27/03/2015 12:59]

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