Risorse della rosa: Onazi

Secondo me c'è un possibile errore di fondo nelle vostre posizioni: considerare la mancanza di specializzazione come un difetto.
Perché, invece, non valorizzare la capacità di Onazi nel cavarsela un po' dappertutto?
Perché non trasformare un centrocampo individualmente valido, ma non facile da comporre, in un reparto camaleontico nel quale uomini e schemi cambiano di partita in partita?
In fondo, se si prende il 4-3-3 come modulo di riferimento, partiamo da due solide certezze.
Una difesa che, completata da un centrale all'altezza, presenta una linea di quattro competitiva ad alti livelli.
Un attacco che, con due esterni del calibro di Candreva e Keita, chiede solo al centravanti di fare il proprio dovere.
Reparti validi ma con poche varianti, limite che una mediana sempre diversa può compensare al meglio.
Sempre con riferimento al 4-3-3, diventa difficile - sia pure con mio profondo rammarico - non citare chi più di tutti l'ha praticato nell'ultimo quarto di secolo: il boemo.
Prendiamo il suo immutabile schieramento-base, sempre nella prospettiva di compensarlo col buonsenso e l'elasticità nella sua applicazione che a lui sono sempre mancate.
Il primo da destra a metacampo ha storicamente il compito di tamponare e rendersi complementare agli altri due, in un contesto di costruzione e densità particolarmente accentuate: esiste un giocatore più simile del buon Eddy a un simile identikit?
Al centro non è facile rinunciare a Ledesma, che certo non sembra una controfigura di Di Biagio: ma il plusvalore che rappresenta in fase di copertura consente di giocarsi maggiore libertà tattica e vocazione più offensiva per l'altro componente del terzetto.
Ed ecco Biglia: con spazi più ampi per svariare e un solido interditore nei paraggi, riproducendo l'habitat che lo ha valorizzato ai Mondiali.
Con un'area abbastanza estesa in cui galleggiare, valorizzando una risorsa dimenticata in chiave Lazio come il tiro da fuori.
Che fra l'altro condizione pesantemente - persino sottoforma di minaccia - l' "elastico" della difesa avversaria, allentando la pressione sugli esterni: e se Candreva e Keita hanno un minimo di respiro per prendere velocità, diventa difficile riprenderli.
Varianti? Con Lulić al posto del Principito si recupera una migliore simmetria fra gli intermedi: sarà sempre Senad a cercare maggiormente l'incursione, ma con più equilibrio fra i due lati in quest'ottica.
Ovviamente, con un regista "operaio" come Patagonia, occorrerà una squadra più corta per non dover coprire le distanze con lanci e aperture decisamente non nelle sue corde. 
Parolo si presenta in questo senso come un Lulić con meno gamba, ma maggiore consistenza nelle fasi di non possesso palla: alternativa utile su entrambi i lati.
Ragionando sulle possibili soluzioni, mi rimane un dubbio: chi la butta dentro?
Klose è Klose, ma ha i suoi anni. Đorđević, a quanto risulta sinora, si rende più utile come centroboa che come stoccatore.
Non mancano centrocampisti e mezze punte in grado di garantire un discreto score realizzativo, ma sempre passando per un gioco abbastanza dispendioso.
Mentre il nostro calcio, avaro e sin troppo tattico, premia piuttosto chi è in grado di andare in gol anche quando il gioco d'insieme non funziona.

P.S. Naturalmente, nelle nostre analisi non figurano per mancanza di certezze Minala e Cataldi: ma da questi due elementi, anch'essi atipici e di non semplice classificazione, possono venire le sorprese più interessanti.